Nella gremita sala consiliare del Comune di Cavallino sita nel Palazzo Ducale, ieri sera, a partire dalle ore 19:00, si è dato il via alla mostra di Arnaldo Miccoli, la quale insisterà nella Galleria dello stesso Palazzo dei Castromediano, fino al prossimo 12 maggio.
Un vernissage del tutto particolare quello legato all’Opera di Miccoli. Per i lettori che non conosco Arnaldo, va brevemente detto che è un noto pittore di origini cavallinesi, ma che per oltre mezzo secolo è vissuto prevalentemente in America, dove la sua attività pittorica lo ha portato a frequentare, relazionarsi e confrontarsi con artisti del calibro di Andy Warhol. Attualmente, rientrato nella sua Cavallino, lavora e opera ancora in maniera alacre e vigorosa.
Ora, se il Nostro, di sicuro è artista di caratura internazionale, peraltro molto conosciuto a New York e nel New Jersey, ieri sera si è posto un accento marcato sulla sua attività poetica, che perdura sin dagli anni ’60. Anzi, egli, durante la serata ha “confessato” la sua preferenza per la poesia, che avrebbe voluto coltivare maggiormente e dalla quale avrebbe voluto avere più riscontri, rispetto all'attività di pittore. Querelle esistenziale, che risolve facendo risalire le cause di ciò alle congiunture della sua Vita, le quali hanno favorito e dato più spazio all’Arte, con le sue tele, i suoi pennelli…i tubi e i tubetti di colore, quasi tutti ad olio.
Così, tuttavia, non appare a Noi di Maison Ragosta, che da più di un lustro seguiamo le attività espressive tout court del Miccoli. All’attento osservatore, infatti, non può sfuggire che la sua attività di pittore e quella di verseggiatore in vernacolo, non solo sono due aspetti della “stessa medaglia”, ma elementi inscindibili, facendo parte di un unico puzzle artistico-espressivo, quale appunto quello del nostro Miccoli.
Dove, dunque, il distinguo tra poesia e pittura in Arnaldo? Dove la stretta interdipendenza tra la poesia in vernacolo e l’attività artistica, nel Nostro? Ma sicuramente, nella proiezione temporale! Non può sfuggire all’attento osservatore che la poesia di Arnaldo Miccoli è centrata sulla tradizione religiosa e popolare -e nello specifico spesso cavallinese- sul ricordo, sulla memoria di una Cavallino di ieri, parametrata a quella di oggi. In due parole, la poesia per Arnaldo Miccoli è strumento che declina il passato. All’opposto troviamo la pittura, dove le sue tele declinano, invece, il futuro...
Arnaldo Miccoli, dunque, con un occhio al passato, verseggiando in vernacolo e un occhio al futuro, dipingendo opere, gran parte delle quali sono anticipatorie, non solo della sua vita, ma della società nella quale esiste ed insiste. Non a caso, durante questo vernissage, egli stesso sottolinea che alcune delle sue opere datate, anticipano e avvertono i nostri tempi di guerra a tutto tondo, ovvero non solo verbali e relazionali, ma anche svolte con cannoni e bombe vere.
Al riguardo, tuttavia, va rimarcato ancora e in più che gran parte dell’Opera del Miccoli si pone nel futuro. Basta osservare molti dei suoi quadri, soprattutto quelli che esprimono soggetti femminili, realizzati tra la fine degli anni ’60 e per tutti gli anni ’70, ritrovando in essi non pochi abiti e le atmosfere di cui si circonda la nota cantante statunitense Lady Gaga. In più anche molte delle scenografie dei corto della nota star americana, adottati solo dopo il 2005, ricordano le opere degli anni ’60 di Miccoli. In tale direzione, si possono collocare anche molti degli ambienti e degli abiti indossati nei suoi cortometraggi, da Aaliyah, nota cantante internazionale newyorkese, deceduta prematuramente nel 2001
E così, se nella sua poesia in vernacolo, Miccoli esprime spesso una romantica nostalgia del tempo che fu, con le sue tele, invece, ci riporta nel futuro, tramite simboli, metafore, allegorie, destrutturazioni di cose e soggetti, con colori sovente pastellati, ora spenti ora accesi, dove emergono non solo le contraddizioni dell’Uomo moderno e che verrà, ma anche le ambivalenze, le follie dell’essere umano. E anche qui non è un caso e neppure una coincidenza che Arnaldo intitola questa sua Mostra “Patti e Ricatti”: come al solito riesce a produrre sempre qualcosa che può essere letta a più livelli, e capace di far andare il pensiero nelle alte sfere dell’esistenza e dei meccanismi profondi della società e della stressa Civiltà.
Insomma, Miccoli è uomo che conosce profondamente la Vita. È uomo che vede lontano, ma è capace di guardale in maniera significante al passato e comprendere con grande perizia il presente, sicché l’appellativo di Maestro si deve dare in prima battuta per la sua sapienza e per la sua conoscenza, che trasudano in maniera abbondante e in una dinamica fortemente interconnessa in tutta la sua Opera, che a Noi appare quale promozione culturale di primo livello. Da qui, solo dopo va apposta la prestigiosa qualifica per la sua proiezione, sia essa poetica, sia essa pittorica.
Al di là di tutto questo, ieri sera la sala consiliare di Cavallino offriva presenze molto qualificate, non solo di noti scrittori, giornalisti e artisti locali, ma anche nazionali, fino ad alcuni ospiti e colleghi di Arnaldo, che son venuti sin dalla Spagna e dalla Russia.
Ad aprire la serata è stato il Sindaco di Cavallino, l’avvocato Bruno Ciccarese Gorgoni, che facendosi portavoce del Consiglio Comunale, ha voluto fortemente quest'evento. Il moderatore è stato il dott. Ludovico Malorgio. A dialogare con Miccoli è intervenuto, invece, il dott. Alessandro Laporta, Direttore Emerito della Biblioteca Provinciale “Nicola Bernardini”. Era previsto anche l’intervento di Toti Carpentieri, noto e storico critico d’arte della nostra Terra, ma gravi questioni personali hanno imposto la sua assenza. In ogni caso, Toti Carpentieri assieme a Stefania Maggiulli Alfieri hanno firmato il catalogo della mostra di Miccoli “Patti e Ricatti”.
Mauro Ragosta