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lunedì 25 settembre 2023

Post Evento n°21 – Casarano: De Rocco-Dalla Valle, una coppia vincente…- di Mauro Ragosta

 

        Ieri sera, ha preso il via, presso il Palazzo d’Aquino di Casarano, la mostra all’insegna dell’arte musiva di Patrizia Dalla Valle, curata da Cinzia De Rocco, titolare della galleria Percorsi d’Arte, all’interno della manifestazione “Le Parole sono Pietre”, giunta quest’anno all’VIII edizione.

            Un vernissage ragguardevole, che ha visto una partecipazione di pubblico di tutto significato, non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche qualitativo. Un parterre, infatti, ricco di noti artisti e scrittori salentini, cui si è sovrapposta una componente significativa, con riferimento agli amministratori e ai politici, tra i quali va citato l’Assessore alla Cultura di Casarano, che ha mostrato una particolare attenzione, in più direzioni, rispetto a quest’evento. 

            Va subito marcato con una certa forza, che il binomio De Rocco-Dalla Valle si è presentato sulla piazza culturale e artistica casaranese come una combinazione, un’alchimia vincente, che deve far riflettere con più vigore gli attori che incidono sullo scenario locale e non solo, con riferimento alle dinamiche e alle dimensioni della crescita socio-culturale del nostro territorio.

            Nello specifico, Cinzia de Rocco, a tutti gli effetti può oramai essere considerata uno dei motori strutturali di cui dispone Casarano, per promuovere cultura, nella soluzione moderna fatta anche di mondanità e intrattenimento. All’osservatore esterno, appare chiaro che Casarano, negli ultimi due, tre anni, tramite l’azione di Cinzia De Rocco, il suo entusiasmo, la sua passione, il suo vigore e soprattutto la sua resistenza, comincia a far sentire chiara “la sua voce” sul piano culturale e artistico stricto sensu nel più ampio contesto salentino e non solo, ché, invece, nei due decenni precedenti è apparsa incerta e che non riusciva ad emergere dal complesso fermento, che caratterizzava molti centri dell’arco ionico della provincia di Lecce, in relazione al sistema dell’arte, dello spettacolo e della cultura; e più in generale da quello globale salentino, che da diversi lustri si mostra centrale per l’intera società del leccese.

            Dall’altra, troviamo la Dalla Valle, donna e artista, che ancor prima di essere personaggio di calibro nazione nel mondo dell’arte musiva soprattutto, è donna di cultura, la cui sintesi può intravedersi nella sua apertura al dialogo. In tale direzione, la dice lunga l’allestimento della sua personale avviatasi ieri sera. Al di là di due opere di medio formato, il complesso musivo proposto dalla Dalla Valle era composto da piccole opere, forse 25x25 cm. Miniature che se sulle prime hanno spiazzato l’osservatore, in un secondo momento, magicamente lo hanno condotto a soffermarsi con grande attenzione, avviandolo così alla scoperta, alla ricerca, all’avventura nel Mondo e nella Arte della Dalla Valle.

            Un allestimento e una scelta delle opere che rappresentano perfettamente le peculiarità della nostra artista, che tramite l’arte musiva, questa volta, rimane in ogni caso Maestra di dialogo e nel dialogo. E proprio per tutto questo, è donna che non impone e non propone, ma invita con garbo e raffinatezza, in maniera accomodante e serena, alla conoscenza dell’arte musiva, e dell’arte in genere, ma anche delle sue prospettive esistenziali, che insufflano tutta la sua opera.

            Ecco, se gli scozzesi usano parlare di “colpi di cannone”, le piccole opere della nostra Patrizia possono tranquillamente essere definite “colpi d’Arte” che contundenti, incidono a più livelli, sull’osservatore. In altra prospettiva, le miniature di Patrizia sono delle porte, che senza intimorire “il viandante dell’Arte”, invitano all'accesso in un Mondo complesso, ricco, spesso esclusivo e d’élite, dove la Dalla Valle ne è sicuramente una sapiente guida e accompagnatrice, capace di illustrarne gli addendi, ma soprattutto stimolare la curiosità del suo interlocutore, col quale quasi sempre intraprende un viaggio dialogico.

            All’interno di questo quadro, di grande efficacia si è posta la presentazione delle opere della nostra artista, da parte dell’archeologo Basel Sai, che più che porsi sul piano critico, ha offerto agli astanti una serie di elementi storico-descrittivi, che hanno dato una tavolozza di elementi per avviarsi nel Mondo dell’Arte Musiva e nella dimensione di Patrizia, che ravennate, trova le sue origini in un luogo di primo piano, a livello nazionale ed internazionale, per le produzioni di mosaici, ieri come oggi.

            Uno mostra importante e forse insolita per il nostro territorio, quella proposta dalla nostra Cinzia De Rocco, che in qualche modo ha voluto porre l’accento su una delle produzioni artistiche più complesse. La provincia di Lecce in tale direzione, ha una ricca storia, di cui il mosaico di Pantaleone nella cattedrale di Otranto ne è l’emblema e l’orgoglio, essendo opera conosciuta in tutta Europa dal ‘400 in poi e meta “obbligatoria” in Italia per i grandtouristi che, nei secoli scorsi, venivano dall’Inghilterra, dalla Germania e dalla Francia, dalla Russia…

         Un’arte, quella musiva, che tuttavia oggi nel Salento trova poca applicazione, sebbene questa Terra abbia alcuni esponenti di primo piano come il M° Salvatore Torretti di Melpignano.

            Nel complesso, tuttavia, quella musiva qui da Noi, è arte poco conosciuta e praticata, dove di certo Cinzia De Rocco, affiancandosi e, allo stesso tempo, appoggiandosi a Patrizia Dalla Valle e alla sua lunga esperienza in tale ambito, ieri sera ha dato un colpo robusto al Sistema locale dell’Arte, sperando che ciò non rimanga fatto isolato ed episodico.

            Per concludere, le immagini qui proposte dell’evento, sono state realizzate più che nella prospettiva descrittiva, in quella evocativa, che forse meglio restituiscono le atmosfere e i respiri di quei frangenti che hanno caratterizzato Palazzo d’Aquino.

 

Mauro Ragosta

 

 

domenica 17 settembre 2023

Post Evento n°20 – Diletti, cultura e intrattenimento per "l’ottantesimo" di Anna Misurale – di Mauro Ragosta

 

            Non molte sono le funzioni della nostra rivista, Maison Ragosta. Tra queste, di sicuro, una di quelle centrali e fondanti è quella di osservare e prendere appunti sulle dinamiche e sui fatti che caratterizzano fortemente il mondo della cultura, dello spettacolo e dell’arte dell’area salentina. All’interno di questo perimetro non poteva mancare la Grande Festa presso La Serrezzula in occasione dell’Ottantesimo di Anna Misurale. A tal proposito, noto è il contributo di Anna allo sviluppo a cui stiamo assistendo negli ultimi due, tre anni del Sistema Cultura della nostra Terra.

            Villa Misurale, nei pressi di Magliano, deve considerarsi, infatti, uno dei contenitori storici, che ha accolto e promosso centinaia di operatori culturali, tra poeti, scrittori, artisti, giornalisti, attori, registi del nostro territorio, pur non mancando una componente di carattere nazionale ed internazionale. Un contenitore fortemente voluto da Anna Misurale, nei primissimi anni del 2000, e al quale è stato dato vita, dal 2008 sino ad oggi, anche con i contributi di Salvatore Luperto e di Anna Panareo, noti critici d’arte e significativi operatori culturali salentini.

            Un Festa che, dunque, non poteva che essere anche all’insegna della cultura, essendo questa, peraltro e in molte delle sue partizioni, come è noto, motivo di vita e file rouge dell’intera esistenza di Anna Misurale. E ciò a tal punto che Anna, docente di lettere e accanita lettrice, ha studiato in maniera approfondita, la lingua inglese, quella francese e lo spagnolo per poter leggere alcune opere nella loro formulazione originaria, ovvero in lingua madre.

E non è un caso che l’intera organizzazione dell’evento-avvenimento sia stata affidata a Salento d’Esportazione, di cui Maison Ragosta ne è uno dei marchi e area operativa, perché Anna ha voluto dare ai festeggiamenti per il suo Ottantesimo compleanno un taglio ovviamente culturale, ma che allo stesso tempo fosse fortemente innovativo. Salento d‘Esportazione, in effetti, nella sua mission ha come motivo principale quello di introdurre nel Sistema dell’Arte, dello Spettacolo e della Cultura leccese elementi di rottura capaci di generare un incedere nuovo o rinnovato e da qui favorirne lo sviluppo.

            In tale cornice, tra gli oltre 140 invitati, forti erano le componenti non solo della borghesia leccese, ma anche e soprattutto degli attori culturali salentini, non mancando una significativa presenza di accademici. Una Festa, insomma, che ha avuto un’ampia risonanza non solo a Lecce e dintorni.

            Per quest’occasione, Villa Misurale è stata utilizzata in molti suoi spazi, che hanno accolto i quattro momenti in cui era ripartita la Grande Festa. Sicché dopo i convenevoli di benvenuto con gli invitati, accompagnati anche dalla degustazione di un pregiato prosecco, il primo momento del festeggiamento si è svolto nel grande viale delle rose di Villa Misurale ed è stato dedicato alla cultura stricto sensu. In questo frangente, preziosi sono stati i contributi di Giuseppe Greco, Salvatore Luperto e Salvatore Cosentino, preceduti da un breve e simpatico omaggio poetico di Rossella Maggio. Poesia, arte e teatro hanno caratterizzato, dunque, l’abbrivo di questa Grande Festa.

            Il secondo momento si è svolto a bordo piscina, organizzato in maniera tale da calibrare non solo la possibilità di degustare non poche prelibatezze salentine, ma anche di dare l’occasione di favorire la componente relazionale e sociale. In sintesi, si è organizzato questo spazio per una “apericena sociabile…” Un momento, questo che è stato fatto sfumare nella terza e quarta parte, dove, sull’aia arredata di alcuni quadri di Arnaldo Miccoli, si è esibita la bravissima Ivana Coluccia, cantante di provata esperienza, mentre nel boschetto adiacente, si è creato un angolo per la degustazione dei cocktail. 

            La serata si è conclusa con il taglio torta, che è stato solo simbolico. Per l’occasione è stata prodotta, infatti, una piccola torta. Un momento preceduto dalla lettura di una poesia specificatamente composta per quest’occasione da Giancarlo Serafino.

            Un festeggiamento per molti aspetti volutamente insolito, sia nel ritmo, sia nella partizione delle varie componenti, ma anche in molti elementi strutturali, e che per tutto questo ha mantenuto alta la partecipazione degli invitati, consentendo ad Anna non solo di onorare i suoi invitati, ma anche di godere di una festa briosa, consolidando così, anche in quest’occasione, la sua posizione e il suo contributo alla cultura della sua Terra.

 

Mauro Ragosta

domenica 27 agosto 2023

Maison Ragosta Spazio Live (n°05) - Anna Misurale

 


        Eccoci ad un nuovo appuntamento con Maison Ragosta Spazio Live. Nostra ospite, questa volta, è Anna Misurale, noto operatore culturale leccese, che da oltre un ventennio mette a disposizione di artisti, letterati, poeti e uomini di cultura in genere, la sua Villa di Magliano, “La Serrezzula”, per serate ed incontri volti a illustrare in tale direzione la produzione non solo leccese, ma anche nazionale ed internazionale. Qui a lei un grande omaggio da parte di tutta la redazione di Maison Ragosta in occasione del suo ottantesimo compleanno, che tra qualche giorno verrà festeggiato. Qui di seguito il link dell’intervista alla nostra Anna, che come al solito, Noi di Maison Ragosta amiamo produrre in maniera che abbia risalto sempre l’elemento umano rispetto a quello tecnologico e tecnico:

https://www.youtube.com/watch?v=KdNb5lZ7U8Y

https://youtu.be/KdNb5lZ7U8Y 

 Si può utilizzare uno o l'altro link

 Mauro Ragosta

 

  

sabato 27 maggio 2023

Collaborare con Maison Ragosta a partire da settembre 2023

 

        Con la presente comunicazione si informa, a chi fosse interessato, che Maison Ragosta -rivista on line di cultura e intrattenimento, attiva da gennaio 2019- valuta candidature per la selezione di un collaboratore da inserire nel proprio gruppo di lavoro, a partire dal 1° settembre 2023, per la gestione, inizialmente, di una rubrica da concordarsi.

       Si precisa che, per i candidati saranno indispensabili una buona conoscenza della lingua italiana, una soddisfacente cultura interdisciplinare e una significativa propensione alla ricerca, nell’ambito delle scienze “molli”. 

      Per la selezione non avranno valore determinante né i titoli di studio né i titoli accademici e neppure il curriculum, attinente agli studi e ai pregressi professionali, di lavoro e letterari, ma solo alla capacità di sviluppare ed elaborare un testo con caratteristiche superiori a quelle che si ottengono con Chat GPT, ovvero tramite l’uso dell’Intelligenza Artificiale. Particolarmente graditi saranno i candidati di età compresa tra 20 e massimo 30 anni o tra 50 e massimo 65 anni, residenti in provincia di Lecce o in provincia di Brindisi. 

       I candidati, inoltre, dovranno essere disponibili a frequentare, con precisione e puntualità, un corso specializzato e personalizzato, che insisterà su temi di stile e politica della comunicazione, attraverso alcune full immersion (minimo 2, massimo 4) le quali verranno sviluppate nell’arco di 50 giorni e che, ad ogni modo, non si protrarranno oltre il 30 ottobre 2023.

Tuttavia, per chi non avesse abilità tali da redigere un testo con qualità superiore ottenibile con Chat GPT, è ugualmente possibile un inserimento, ma con procedure formative ovviamente più lunghe e sicuramente da concordarsi.

       A tal proposito, gli interessati possono utilizzare il canale comunicativo che reputano più adeguato per le procedure di primo contatto, tenendo in considerazione anche dell’opportunità di poter ricorrere ad un approccio telefonico, utilizzando -preferibilmente dalle ore 10:00 alle ore 12:00 e dal lunedì al venerdì- il seguente recapito: 340-5230725.

 

Mauro Ragosta

 

martedì 2 maggio 2023

Recensione n°23: Calepino, il bel volume targato Luciano Campobasso – di Mauro Ragosta

 

            È d’obbligo per Maison Ragosta recensire il bel volume di Luciano Campobasso, dal titolo “Calepino, per lo spirito e per l’anima” edito durante lo scorso gennaio da Salento d’Esportazione. Un volume che sin dalle prime battute ha riscosso un successo di sicuro significato presso un pubblico eterogeneo sia per età sia per livello culturale e sociale. Molti lettori, della proposta -la prima per voler essere precisi- del nostro Luciano, a distanza di oltre quattro mesi dalla sua “uscita”, continuano a consultare Calepino, andando dalla prima all’ultima pagina e dall’ultima alla prima, in una sorta di passeggiata culturale e intellettuale, che pare offra, ogni volta, non solo nuovi e rinnovati spunti di riflessione, da un lato, ma anche, dall’altro, conforto e conforti delle più svariate specie, da quelli più spiccatamente esistenziali e filosofici, a quelli più marcatamente intellettuali, ideologici e politici, per giungere a quelli necessari ad un’azione pratica nonché per approdare anche ad un pensiero se non preciso quanto meno attendibile.

             Ma in cosa consiste Calepino? Che cos’è Calepino per lo spirito e per l’anima? Si tratta semplicemente di una raccolta di aforismi, realizzata da Campobasso nel corso di un trentennio, leggendo soprattutto la pagina culturale de Il Sole 24 Ore. Ovvio che siamo in presenza di una selezione, che a parere di chi scrive, si pone come crogiolo di sapienze e sapienza. Una sorta di agar nutritizio, nel quale l’anima del lettore trova riposo, ristoro …e anche risposte …tante risposte.

            Solo l’anno scorso Luciano ha deciso di dare alle stampe la sua selezione di aforismi, motti, proverbi e non solo per condividere la sua passione di “ricercatore di Cultura”, ma anche per dare a questa un ordine, una sistemazione più stringente. Va da sé che la tavolozza delle motivazioni alla pubblicazione non si esaurisce qui! Con Calepino il nostro ha voluto fare un regalo ai suoi nipoti e discendenti. E tuttavia, forse, il motivo che potrebbe essere considerato tra i più rilevanti va intercettato nella cultura dell’accoglienza di Luciano. Nella buona sostanza, il nostro ha voluto aprire ad amici, conoscenti e curiosi, il proprio Mondo Culturale e Intellettuale. Calepino è, insomma, il “salotto” di casa Campobasso, dove il padrone ha il piacere di far accomodare i suoi ospiti, di rendere partecipe i suoi lettori-ospiti dei suoi gusti, dei suoi pezzi preziosi della sua casa. Calepino dunque è il luogo e allo stesso tempo è il gesto dell’accoglienza per eccellenza da parte di Luciano, uomo mite, ma anche dotato di grande vigore e forte spirito decisionale.

            Gli aforismi, i motti, i proverbi, alcuni stralci di grandi discorsi e riflessioni di uomini di lettere, filosofi, politici e scienziati di tutti i tempi e di ogni parte del Mondo, sono catalogati in Calepino per macro-argomenti di interesse universale. E così è possibile trovare nel bel volume di Luciano, grappoli nutriti e paradossalmente snelli di aforismi sull’amore, sul benessere, sulla felicità, sul silenzio, sul tempo …che fugge, sulla semplicità e …sulla complicazione, sulla vecchiaia, sulla politica, sulla ricchezza…sulla religione. Insomma, un “aforismare” e motteggiare del nostro Luciano per tutti i gusti e per tutte le necessità, per sciogliere molti dubbi e risposte “difficili” …per divertirsi con lo spirito e con l’animo assieme a lui e ai grandi autori di tutti i tempi.

            Una bella idea quella di Luciano Campobasso, che si materializza in un volume di pregio anche sotto il profilo grafico e tipografico, dotato anche di segnalibro dedicato. Un prodotto editoriale, insomma, curato e che dà una buona soddisfazione al lettore per il sol fatto di maneggiarlo, preludio necessario per intrattenersi e calarsi nelle sue pagine sempre accattivanti, stuzzicanti, vive, dove “…una tira l’altra!!!”

            Un prodotto inusitato quello del nostro Luciano, noto a Lecce per aver svolto da sempre l’attività di commercialista e per un tratto importante della sua esistenza esser stato titolare dell’omonimo e storico negozio di abbigliamento maschile sito in piazza Sant’Oronzo a Lecce nonché concessionario dell’Alfa Romeo di Brindisi. D’altro canto egli oggi da pensionato ha pensato bene di ri-posare, dacché era ovvio che si rigenerasse in questa sua nuova e assieme antica attività e passione, che noi tutti gli auguriamo possa caratterizzare un altro lungo tratto della sua Vita, di cui Calepino rappresenta solo il primo  e felice passo.

 

Mauro Ragosta

sabato 22 aprile 2023

Post-Evento n°19: Serata antologica per Arnaldo Miccoli, ieri a Cavallino presso il Palazzo Ducale – di Mauro Ragosta

 

         Nella gremita sala consiliare del Comune di Cavallino sita nel Palazzo Ducale, ieri sera, a partire dalle ore 19:00, si è dato il via alla mostra di Arnaldo Miccoli, la quale insisterà nella Galleria dello stesso Palazzo dei Castromediano, fino al prossimo 12 maggio.

         Un vernissage del tutto particolare quello legato all’Opera di Miccoli. Per i lettori che non conosco Arnaldo, va brevemente detto che è un noto pittore di origini cavallinesi, ma che per oltre mezzo secolo è vissuto prevalentemente in America, dove la sua attività pittorica lo ha portato a frequentare, relazionarsi e confrontarsi con artisti del calibro di Andy Warhol. Attualmente, rientrato nella sua Cavallino, lavora e opera ancora in maniera alacre e vigorosa.

Ora, se il Nostro, di sicuro è artista di caratura internazionale, peraltro molto conosciuto a New York e nel New Jersey, ieri sera si è posto un accento marcato sulla sua attività poetica, che perdura sin dagli anni ’60. Anzi, egli, durante la serata ha “confessato” la sua preferenza per la poesia, che avrebbe voluto coltivare maggiormente e dalla quale avrebbe voluto avere più riscontri, rispetto all'attività di pittore. Querelle esistenziale, che risolve facendo risalire le cause di ciò alle congiunture della sua Vita, le quali hanno favorito e dato più spazio all’Arte, con le sue tele, i suoi pennelli…i tubi e i tubetti di colore, quasi tutti ad olio.

         Così, tuttavia, non appare a Noi di Maison Ragosta, che da più di un lustro seguiamo le attività espressive tout court del Miccoli. All’attento osservatore, infatti, non può sfuggire che la sua attività di pittore e quella di verseggiatore in vernacolo, non solo sono due aspetti della “stessa medaglia”, ma elementi inscindibili, facendo parte di un unico puzzle artistico-espressivo, quale appunto quello del nostro Miccoli.

Dove, dunque, il distinguo tra poesia e pittura in Arnaldo? Dove la stretta interdipendenza tra la poesia in vernacolo e l’attività artistica, nel Nostro? Ma sicuramente, nella proiezione temporale! Non può sfuggire all’attento osservatore che la poesia di Arnaldo Miccoli è centrata sulla tradizione religiosa e popolare -e nello specifico spesso cavallinese- sul ricordo, sulla memoria di una Cavallino di ieri, parametrata a quella di oggi. In due parole, la poesia per Arnaldo Miccoli è strumento che declina il passato. All’opposto troviamo la pittura, dove le sue tele declinano, invece, il futuro...

Arnaldo Miccoli, dunque, con un occhio al passato, verseggiando in vernacolo e un occhio al futuro, dipingendo opere, gran parte delle quali sono anticipatorie, non solo della sua vita, ma della società nella quale esiste ed insiste. Non a caso, durante questo vernissage, egli stesso sottolinea che alcune delle sue opere datate, anticipano e avvertono i nostri tempi di guerra a tutto tondo, ovvero non solo verbali e relazionali, ma anche svolte con cannoni e bombe vere.

Al riguardo, tuttavia, va rimarcato ancora e in più che gran parte dell’Opera del Miccoli si pone nel futuro. Basta osservare molti dei suoi quadri, soprattutto quelli che esprimono soggetti femminili, realizzati tra la fine degli anni ’60 e per tutti gli anni ’70, ritrovando in essi non pochi abiti e le atmosfere di cui si circonda la nota cantante statunitense Lady Gaga. In più anche molte delle scenografie dei corto della nota star americana, adottati solo dopo il 2005, ricordano le opere degli anni ’60 di Miccoli. In tale direzione, si possono collocare anche molti degli ambienti e degli abiti indossati nei suoi cortometraggi, da Aaliyah, nota cantante internazionale newyorkese, deceduta prematuramente nel 2001

E così, se nella sua poesia in vernacolo, Miccoli esprime spesso una romantica nostalgia del tempo che fu, con le sue tele, invece, ci riporta nel futuro, tramite simboli, metafore, allegorie, destrutturazioni di cose e soggetti, con colori sovente pastellati, ora spenti ora accesi, dove emergono non solo le contraddizioni dell’Uomo moderno e che verrà, ma anche le ambivalenze, le follie dell’essere umano. E anche qui non è un caso e neppure una coincidenza che Arnaldo intitola questa sua Mostra “Patti e Ricatti: come al solito riesce a produrre sempre qualcosa che può essere letta a più livelli, e capace di far andare il pensiero nelle alte sfere dell’esistenza e dei meccanismi profondi della società e della stressa Civiltà.

Insomma, Miccoli è uomo che conosce profondamente la Vita. È uomo che vede lontano, ma è capace di guardale in maniera significante al passato e comprendere con grande perizia il presente, sicché l’appellativo di Maestro si deve dare in prima battuta per la sua sapienza e per la sua conoscenza, che trasudano in maniera abbondante e in una dinamica fortemente interconnessa in tutta la sua Opera, che a Noi appare quale promozione culturale di primo livello. Da qui, solo dopo va apposta la prestigiosa qualifica per la sua proiezione, sia essa poetica, sia essa pittorica.

Al di là di tutto questo, ieri sera la sala consiliare di Cavallino offriva presenze molto qualificate, non solo di noti scrittori, giornalisti e artisti locali, ma anche nazionali, fino ad alcuni ospiti e colleghi di Arnaldo, che son venuti sin dalla Spagna e dalla Russia.

Ad aprire la serata è stato il Sindaco di Cavallino, l’avvocato Bruno Ciccarese Gorgoni, che facendosi portavoce del Consiglio Comunale, ha voluto fortemente quest'evento. Il moderatore è stato il dott. Ludovico Malorgio. A dialogare con Miccoli è intervenuto, invece, il dott. Alessandro Laporta, Direttore Emerito della Biblioteca Provinciale “Nicola Bernardini”. Era previsto anche l’intervento di Toti Carpentieri, noto e storico critico d’arte della nostra Terra, ma gravi questioni personali hanno imposto la sua assenza. In ogni caso, Toti Carpentieri assieme a Stefania Maggiulli Alfieri hanno firmato il catalogo della mostra di MiccoliPatti e Ricatti”.

 

Mauro Ragosta

 

sabato 18 marzo 2023

Riflessioni intorno a Pippi Fasano in occasione del suo 86° compleanno – di Mauro Ragosta

 

      Oggi, 18 marzo 2023, Pippi Fasano, noto commerciante di Surbo è giunto a compiere il suo ottantaseiesimo compleanno. Un’occasione importante che Maison Ragosta coglie come pretesto non solo per porgergli gli auguri per il traguardo raggiunto e auspicargli lunga vita, ma anche per dedicargli una riflessione, come persona e come attore sociale che ha dato -e noi siamo sicuri che darà ancora per molto tempo- un contributo di sicuro significato e di rilievo sia per chi gli è stato a fianco, ma anche per tutti coloro che con lui hanno interagito.

      E tutto questo perché Pippi Fasano è stato, e lo è ancora, oggetto d’attenzione dello scrivente per un grappolo di motivi sia personali sia legati alle sue attività di studioso e scrittore. In effetti, la vita di Pippi Fasano non può non essere motivo di riflessione su più piani e a più livelli, perché in lui si sintetizzano bene molti degli ingredienti dell’Arte della Vita, ma anche non pochi elementi della nostra Cultura. Di fatto, non è un caso se Pippi Fasano, negli ultimi cinquant’anni è stato uno dei protagonisti di spicco della comunità di Surbo, la cui esistenza tuttavia ha avuto ed ha ancora una eco forte che supera abbondantemente anche i confini provinciali.

        Chi tra i lettori di Maison Ragosta non conosce Pippi Fasano, al proposito deve sapere che stiamo trattando di un commerciante, che per vocazione, per scelta e per passione, da sempre svolge tale attività in forma ambulante. Assieme alla moglie, è sì titolari di un negozio di abbigliamento nella sua Surbo, ma Pippi Fasano, essendo un “giocatore importante”, ha bisogno di larghi spazi: non può, infatti, giocare nei campi di periferia e neanche nei campi di calcetto; ha bisogno di un campo vero. E così, ha trovato congeniale per la sua attività commerciale la formula dell’ambulante e, io aggiungerei anche, di affarista, che gli consente di avere un respiro operativo ampio e diversificato. Un’attività, sempre nel settore dell’abbigliamento, nella quale Pippi insiste da più sessant’anni e che sino a qualche anno fa si è proiettata in molte delle aree commerciali del Meridione. Certamente, con l’avanzare dell’età, Pippi ha dovuto ridimensionare il raggio d’azione sul piano territoriale, intrattenendosi oggi sulle piazze di Frigole, Surbo, Lecce, Gallipoli e Trepuzzi, ma questo non ha intaccato il suo entusiasmo, la sua grinta. Tant’è che, tra le sue tante caratteristiche, ancora oggi per Pippi le condizioni atmosferiche sono variabili irrilevanti per lo svolgimento della sua attività.

            Ora, proprio questo dato, ovvero “il più di sessant’anni”, deve far riflettere, credo tutti, non solo perché per svolgere un’attività per più di mezzo secolo ci vogliono particolari abilità, ma soprattutto perché essa è stata ed è ancora svolta in ambito commerciale, questione ovvero ancora più complessa e difficile. In effetti, all’attento osservatore, Pippi Fasano più che un commerciante d’abbigliamento è un alchimista del commercio, capace di soluzioni inedite, spesso non contemplate in nessun manuale di tecniche di vendita e di marketing. E sottolineo alchimista e non artista del commercio, perché l’artista si avvale sempre di una tecnica, che puntualmente supera, ma Pippi Fasano, attraverso varie e spesso sconosciute combinazioni di elementi, fatti e cose, riesce a trovare soluzioni uniche e irripetibili: alchimia insomma….

            E non si sta sul mercato per così tanto tempo solo perché si è equilibrati e calcolatori. Per un uomo il mercato è come una donna, sicché spesso per mantenere il legame, si deve essere capaci di giocarsi tutto in un solo tiro di dadi, ma anche trovare le giuste soluzioni per rimettersi in gioco, quando si viene atterrati. E il mercato ti atterra ciclicamente… Non solo! C’è bisogno soprattutto essere capaci di trasformare l’entusiasmo giovanile in amore, dedizione, costanza, fedeltà………..che tanto spesso vengono messe a dura, a durissima prova.

            E nelle belle alchimie commerciali di Pippi Fasano, si trova poi tanta cultura contadina, spesso così snobbata, soprattutto dai cittadini, inconsapevoli e impossibilitati a connettersi e riconnettersi ad una cultura che rimanda alla terra. Se infatti, il cittadino vive di profitto e di cessione della forza lavoro, il contadino no, sostanzialmente no, perché è Madre Natura che compie quasi tutto il lavoro produttivo e cede a prezzi bassissimi il frutto della sua opera. In buona sostanza il contadino vive di Grazia, della Grazia di Madre Natura, che si riverbera nella sua vita sociale. Per i contadini il donare non solo è processo imitativo e di unione e ricongiungimento con la Natura, ma è anche un atto sacro e di ringraziamento, un atto necessario. Cosa questa che non accade nella città dove tutto è solo scambio, dove ognuno cerca di migliorarne le ragioni, ovvero pagare il meno possibile, il prezzo più basso e ottenere, al contempo, il massimo risultato, beneficio, la migliore contropartita a discapito degli altri.

            Ecco, in Pippi Fasano vive questa cultura contadina che si amalgama con la cultura commerciale riuscendo così a trovare delle soluzioni spesso sconosciute, che il più delle volte hanno in sé radici antiche, dimenticate, completamente ignorate dall’uomo d’oggi ….dai giovani….

            Ma Pippi Fasano non è solo questo!!! È anche attore primario nella storia calcistica di Surbo, uomo che ha lasciato una forte impronta riconosciuta da tutto il mondo calcistico salentino. Con i suoi quarant’anni di attività di presidenza del gruppo calcistico di Surbo, dal 1972 sino al 2007 circa è riuscito, infatti, a regalare ai tifosi e agli appassionati di calcio momenti spesso carichi di emozione, gioia, pathos, con grandi ricadute sulla vita sociale del piccolo centro salentino del circondario di Lecce. Una squadra, quella del Surbo che la presidenza di Pippi Fasano è riuscita anche a far giocare nel campionato dell’Eccellenza.            E per chiudere questo piccolo quadretto, che Maison Ragosta ha voluto offrire a Pippi Fasano stesso e ai propri lettori, va marcato con forza che egli, assieme a sua moglie, ha donato alla comunità di Surbo tre figli e sei nipoti, e soprattutto per questi ultimi, del nonno, con lo scorrere del tempo e quando la vita di volta in volta glielo consentirà, ne scopriranno sempre di più il valore e la ricchezza, che in loro stessi ritroveranno infusa, permettendogli quindi di apprezzarne in maniera vieppiù chiara, l’esempio e la forza, in tutti gli ambiti dell’esistenza….

         Per tutto questo, oggi, 18 marzo, più che la festa di Pippi Fasano, è la nostra festa perché lui è tra noi…. non credo infatti che sia azzardato affermare che egli sia un luminoso punto di riferimento. Questo non significa che il Nostro non abbia una certa difettistica, ma di sicuro è persona a cui rivolgere lo sguardo, ispirarsi, rapportarsi e …parametrarsi, anche. Auguri, caro Pippi……..

 

Mauro Ragosta

sabato 25 febbraio 2023

Post-Evento n°18: Con Salvatore Luperto alle soglie del Mistero, ieri ad Arnesano – di Mauro Ragosta

 

            Serata di taglio molto alto quella di ieri al Palazzo Marchesale Bernardini di Arnesano in occasione della presentazione del cortometraggio “di-segni mistici” per la Regia di Salvatore Luperto, noto critico d’arte salentino, che da oramai un ventennio e più, è impegnato in molte attività di diffusione e divulgazione delle specificità della cultura locale, non mancando di avere un’attenzione e un respiro di caratura nazionale e non solo. Peraltro, con Anna Panareo e Cristina Caiulo, Salvatore è responsabile dei Venerdì Letterari che si tengono mensilmente a Magliano, presso La Serrezzula di Anna Misurale, nonché direttore del Museo Cavoti di Galatina.

            Un parterre molto qualificato, composto anche di noti scrittori leccesi e docenti universitari, è stato dapprima orientato alla visione del Corto e successivamente ha potuto godere della disamina critica dello stesso da parte del professore Carlo Alberto Augeri, oramai da più di un decennio, uno dei più importanti pilastri del mondo culturale salentino. 

            “di-segni mistici”, della durata di circa venti minuti, si sostanzia nella ripresa di alcune delle maggiori opere verbo-visive italiane all’interno della chiesa della Trinità dei Monti a Roma. Un corto che si sviluppa su quattro livelli, che si intersecano, si sovrappongono e si disarticolano in un gioco di immagini-momento di grande tensione spirituale. In particolare, il mix è composto dalle riprese di alcuni particolari della chiesa romana, delle opere artistiche qui contestualizzate, alle quali si accompagnano, e non come sottofondo, ma come parte integrante del corto, degli stralci di musica gregoriana e due voci fuori campo, che esplicitano in maniera combinata dei passi tratti dai Salmi ed altri di composizione dello staff di Salvatore Luperto.

            Si tratta di un elisir, “di-segni mistici”, inedito nel mondo verbo-visivo, che di solito si propone nelle forme classiche e canoniche nella sua somministrazione al pubblico. Nel suo corto, Salvatore, invece, ha voluto dare una forma diversa e tutto sommato, nuova e sorprendente.

            A tutto questo, Carlo Alberto Augeri nella sua visione critica ha dato, con un carattere esponenziale, spessore e sostanza, producendosi in una significativa dissertazione sul concetto di mistico, non mancando di offrire gli aspetti storici e sociologici del fenomeno, rifacendosi da una parte alla cultura tardo-medioevale ed eremitica, e dall’altra rapportandola alla cultura moderna e contemporanea. Ma c’è di più! Augeri giunge ad illustrare un possibile sentiero, che la struttura verbo-sonora del corto di Luperto, offre a chi lo guarda e osserva, per giungere così alle soglie del mistico, alle soglie del Grande Mistero, ovvero della possibile fusione col divino.


            E così, approfittando delle immagini di apertura e di chiusura del “di-segni mistici”, che riprendono il Santo Eremita, San Francesco di Paola, il nostro Augeri si è intrattenuto su un mix di temi, quali il silenzio, i limiti dei sistemi simbolici atti alla comunicazione, le possibilità di un’interpretazione del segno, di qualsiasi genere, nella prospettiva dell’ambivalenza, dove moltissimi sono stati i riferimenti storici e biografici, riuscendo a far entrare gli astanti in una dimensione esistenziale a molti sconosciuta. In tale direzione, Augeri ha più volte sottolineato, anche in una prospettiva provocatoria, che all’Uomo moderno e contemporaneo è di fatto negata ogni proiezione mistica del vivere, pur non mancando a ciò delle eccezioni.

            Insomma, una serata veramente speciale, forse esclusiva a tratti. Una serata che, con molta probabilità, Salvatore ha voluto fortemente nell’intenzione di superare molte delle défaillance dell’arte modera, che molti oramai definiscono ripetitiva e senza nessuna novità o nota che la proietti nel futuro. E tutto sommato a chi ha “occhi attenti” Salvatore è riuscito a colpire l’obiettivo, se non in pieno, in molte parti di sicuro. In tutto questo, un ruolo di sicuro rilievo l’hanno avuto Anna Panareo, Roberto Lupo, Liliana Elbaginelli, che con lui hanno attivamente collaborazione per la realizzazione del particolare corto, “di-segni mistici”, che per lo scrivente si sostanzia in una traccia importante della fine della nostra Civiltà, e che in sé contiene gli elementi di quella nuova, nuovissima, che è alle porte e che vuole un Uomo nuovo, probabilmente capace di superare con agilità il pensiero logico-discorsivo e la stessa Ragione.

 

Mauro Ragosta

venerdì 17 febbraio 2023

Post-Evento n°17: Ieri, un tuffo nell’Eternità con Valentina Ronzino, presso la Biblioteca Bernardini - di Mauro Ragosta

 

          Spesso ci si affaccia sull’Eternità, talvolta, anche se molto raramente, ci si cade dentro! È ciò che è accaduto ieri, 16 febbrai 2023, presso la Biblioteca Bernardini di Lecce, in occasione della presentazione della seconda pubblicazione di Maria Valentina Ronzino per Edizioni Esperidi.

            Una presentazione speciale, almeno per quel che riguarda lo scrivente, perché ci si è trovati in una situazione felicemente paradossale. Valentina, trentatré anni, è una “non vedente”, ma la serata si è sviluppata in una prospettiva assolutamente imprevedibile, perché, a tutti gli effetti e sotto tutti i profili, lei era la vedente assisa di fronte ad un pubblico che con molto probabilità non è azzardato definire, pur contemplandosi le dovute eccezioni, cieco o meglio accecato dai luoghi comuni, dai preconcetti  e comunque chiuso in sovrastrutture culturali, spesso di stampo consumistico, capitalistico, soffocato da necessità omologanti e di omologazione. Pareva di essere in Uno Contro Tutti di Costanzo.

            La serata, come è ovvio, ha preso spunto dall’ultima pubblicazione di Valentina: Estratti dall’Anima. Un volume che Valentina definisce come un pot-pourri di pensieri in versi, dimostrando tutta la sua onestà intellettuale. Lei, donna molto colta, ma soprattutto di rara intelligenza, rendendosi conto che è impossibile definire cosa sia poesia, ha trovato per il suo elaborato, quest formula che parrebbe un escamotage, ma di fatto non lo è, perché alla fine, come per tante parole, anche per il termine poesia non esiste un significato unico e condiviso, nonostante molti si affannino a definire e perimetrare, ma inutilmente tuttavia. Di fatto, non esiste un significato di poesia, o meglio la poesia è qualcosa solo passibile di percezione, di intellezione, ma non di concettualizzazione.


            A presentare Estratti dall’Anima, con il conforto di Roberta Marra, uno dei titolari delle Edizioni Esperidi, vi è stata Anna Rita Favale, nota giornalista e scrittrice, che con delicatezza e, sostanzialmente con fare molto prudente ha offerto a Valentina, come si direbbe nella retorica calcistica, degli assist favolosi. Sicché Valentina ha sottolineato con raffinata dolcezza, ma al tempo stesso con forza e in maniera secca precisa e senza orpelli, alcuni concetti rivoluzionari presenti nel suo volumetto, perché disvelanti una Realtà che molti non hanno la possibilità di vedere mentre questa scorre dentro e sotto di noi.

            Valentina ha affermato con forza che l’anima non muta, è fissa, ferma, come il sole. Un concetto di portata deflagrante, per noi che concepiamo la vita in termini di sviluppo, di crescita, di evoluzione, per noi che guardiamo al passato come qualcosa di insufficiente e deficitario e al futuro come l’occasione per il compimento di ciò che effettivamente siamo.

            Da qui, si è creata una frattura tra il pubblico e Valentina, soprattutto quando ha marcato più volte di non aver bisogno di niente. Un’affermazione che, come si evidenzia nel prologo del Vangelo di Giovanni, “…le tenebre non l’hanno accolta.”. Noi concepiamo l’esistenza come mancanza e bisogno, insufficienza. Una concezione, che si potrebbe definire, della disperazione…

            Ma ricuciamo tutto, partendo dal fatto che pochi sono stati i filosofi, gli storiografi e gli scienziati che hanno avuto il coraggio di mettere in evidenza che la Storia non esiste, se non nella prospettiva formale. Lo stesso Zichichi afferma che l’idea dell’evoluzione rientra solo nella prospettiva delle opinioni: non è una verità, perché è qualcosa non dimostrabile con metodo certo e scientifico. Non esiste progressione dunque. Da altro verso, il noto storiografo Marc Bloch, nel suo famoso volumetto l’Apologie pour l’Histoire ou Métier d’Historien, sottolinea che non si può conoscere il presente se non si conosce il passato, ma del pari non si può conoscere il passato se non si conosce il presente, definendo così, in maniera sottile e non esplicita, che la storia non esiste, sono sempre, nella buona sostanza, gli stessi giochi e gli stessi meccanismi, seppur “in salsa diversa”. E potremmo andare avanti, ma non per molto. In ogni caso, la Nostra Valentina, giovane donna di trentatré anni sa perfettamente tutto questo, anche attraverso una proiezione intuitiva e visionaria.

            E così Valentina è conscia della sua perfezione che si produce in un’eternità fatta di studio e musica, dove queste non vengono concepite nella prospettiva della mancanza, ma semplicemente come esplicitazione del suo essere immutabile nel tempo, che si palesa di volta in volta in uno dei suoi aspetti. Lei dunque un diamante che, nella sua unità, di volta in volta mostra una delle sue numerosissime sfaccettature………….

            Un volumetto prezioso quello di Valentina, che si sostanzia in una presa d’atto della Realtà, nel quale con destrezza riesce a far intravedere, avvalendosi di un incedere sovente ossimorico, le contraddizioni della nostra esistenza e al tempo stesso, la sua unità. Si potrebbe giungere ad affermare che in molti tratti del suo scritto viene a compiersi la famosa coincidentia oppositorum di cusaniana memoria.

            Stride forte il suo rimarcare che le relazioni non cessano mai di esistere. Un’affermazione contundente, per noi che viviamo in una dimensione cotica, per noi che vogliamo dimenticare, per noi che vogliamo vivere senza memoria e senza passato, per noi che, in ultima istanza, volgiamo un prima, un dopo e un durante, senza comprendere che l’esistenza è un fluire senza un principio e senza una fine, ed in quanto tale è solo un eterno presente.

            Insomma e per concludere, e per concludere paradossalmente, il piccolo e prezioso libricino di Valentina, Estratti dall’Anima, è tecnicamente un conforto che lei ci offre, che offre a gente che vede nell’omologazione l’unica possibilità di esistenza e salvezza, quando invece è l’unica strada per non vivere o per vivere da morti, ciechi e sordi….immobili!!!

 

Mauro Ragosta