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venerdì 22 novembre 2024

Sintesi di Visioni e Previsione per il 2025 – di Mauro Ragosta

 

         Non è difficile dimostrare che ogni crisi, sia essa economica, militare o relazionale e politica, porta in sé il germe dello sviluppo, da non confondersi con il termine crescita. Lo sviluppo infatti implica contemporaneamente non solo la crescita, ma anche una profonda trasformazione.

            Molte le opinioni, ed anche molto seducenti, quelle che passano attraverso la Tele-Visione. Tuttavia, Noi di MR proponiamo qualcosa di alternativo, una Visione forse meno spettacolare rispetto a quanto circola correntemente, ma non meno valida sul piano del rimando speculativo e riflessivo.

            Il prossimo 2025 sarà un anno spartiacque, ricordato e famoso non solo per la fine della Guerra in Europa, ma soprattutto, con il prevedibilissimo raggiungimento della pace in Ucraina, anche per il cambio di passo di tutti i sistemi umani afferenti al Blocco della NATO e assieme al Sistema dei BRICS. Una pace, alla quale tuttavia non parteciperà il Mondo Medio Orientale… sebbene la Guerra che interessa questa parte del Mondo abbia dinamiche se non uguali, di certo molto simili a quella che si sta concludendo in Europa. D’altro canto tutte le non-guerre si assomigliano e anche molto…

            Ad ogni modo, con la pace in Ucraina, che sicuramente apparirà come orizzonte concreto dopo il primo quadrimestre del 2025, si risolverà una crisi, che in nuce da almeno tre lustri, si è palesata solamente nel 2022. Un processo relativamente lungo proprio per l’impatto dello stesso e che si chiuderà con buone probabilità solo dopo la prossima estate.

Al riguardo, va ribadito ancora una volta, che il superamento di una impasse porta con sé -e questo è storicamente dimostrato!- un efficentamento del Sistema interessato e un necessario quanto inesorabile spostamento della popolazione verso settori più evoluti sul piano produttivo e di impegno a vario titolo,  mentre, nel caso delle relazioni, anche politiche, queste approdano ad un uso di strumenti relazionali e comunicativi più raffinati, complessi, evoluti, insomma.

            Certamente, le crisi mietono molte vittime, coloro che non riescono a sopportare la durezza delle tensioni e, in seguito, il prodursi nel salto qualitativo, cambiando paradigma del proprio incedere. Di converso, immaginare che nella storia dell’Uomo, come nella propria, quella personale, possano non esserci delle crisi è solo una pia illusione. A tal proposito, va evidenziato che l’Uomo non è una macchina, ma un sistema biologico, fatto di equilibri precari, che facilmente e periodicamente si incrinano, generando frizioni più o meno dolorose, evidenti. Ed è proprio questo procedere per crisi che si pone alla base di qualsiasi sviluppo… Niente crisi? Niente sviluppo! Semmai solo crescita, che negli organismi biologici, sempre e ad un certo punto, conduce alla crisi per effetto dell’aumento dell’entropia, spesso…

            Sicché, il 2025 sarà ricordato e famoso per l’anno in cui, se da un lato si raggiungeranno tra Occidente e Oriente nuovi o rinnovati equilibri, dall’altro sarà l’anno delle grandi accelerazioni nelle applicazioni della robotica e dell’IA, che interessano circa il 90% della popolazione, da Est a Ovest. Qui, tutte le postazioni con prestazioni “fungibili” e a bassa complessità, imporranno una profonda riqualificazione, una nuova alfabetizzazione, mentre per coloro che non risentono dell’affermazione dell’informatica, si porranno questioni attinenti alla gestione della transizione, che non sarà semplice, indolore… E ciò soprattutto perché in tali congiunture da sempre non mancano le “sacche di resistenza”, che tendono a conservare il Vecchio Ordine, e che a queste spetta alle élite “rimuovere”.

            E però, in tale quadro, non va dimenticato che il 2025 sarà anche l’anno del Giubileo, dove il Mondo Cattolico, in qualche modo e a vario titolo, addizionandosi alle dinamiche laiche, contribuirà nel complesso ad una rimodulazione degli equilibri sociali sia nella prospettiva micro sia in quella macro.

            Sicché, si assisterà, col 2025, all’avvio di significativi movimenti sociali  assieme ad una più spinta industrializzazione dell’agricoltura, ad una robotizzazione decisiva, se non quasi definitiva, nell’industria, mentre i campi in cui la presenza dell’Uomo è ancora rilevante  -ovvero le comunicazioni in senso lato, il commercio e l’edilizia, ma anche la formazione e la sanità nonché molte delle attività giuridiche- saranno il terreno più importante per il take off, ovvero l’insediamento diffuso, stabile e preponderante, delle macchine assistite da IA. Dall’altro, nelle aree economicamente più evolute, la popolazione comincerà a ridursi, a tratti, anche in maniera significativa.

            E così, come è facile constatare, nei due trienni precedenti -quello che va dal 2019 al 2021 e quello che va dal 2022 al 2024, anno che sta per concludersi- l’intero Sistema, sia nelle sue parti più basse che in quelle più alte, ha vissuto un tempo preparatorio. E questo perché si è contraddistinto da continue fibrillazioni dello stesso, ovvero per un vistoso incedere magmatico, confuso, tensivo e dalle contraddizioni oramai eccessive, tali cioè da compromettere le sue strutture fondamentali, che di fatto sono state “picconate” ed in parte rese inefficaci. A partire dal 2025, invece, si aprirà un tempo di ricostruzione, di nuove o rinnovate convergenze, dell’apparire di orizzonti inediti, scenari e -perché no?- significati nuovi nonché forme e formazioni più aderenti alla nuova Realtà. Qui, tutti i giochi alla fine, rimarranno ovviamente quelli di sempre, ma all’interno di un contesto formale se non profondamente diverso rispetto al passato, di sicuro molto, ma molto distante. Concetto questo ben messo in evidenza, meno di un secolo fa, in maniera egregia sebbene indiretta da Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

            Insomma, eccoci qui, tutti, alle soglie di una Nuova Rivoluzione/Non-Rivoluzione, che, si inaugurerà appunto col 2025, e sarà tanto incensata e famosa, quanto blasonata e ricordata come quelle di fine ‘700…

 

Mauro Ragosta (p.n.)

 

 


giovedì 14 novembre 2024

Il prossimo 2025, un anno famoso? …da ricordare, dunque? – di Mauro Ragosta

 

            Non è difficile dimostrare che ogni crisi, sia essa economica, militare o relazionale e politica, porta in sé il germe dello sviluppo, da non confondersi con il termine crescita. Lo sviluppo infatti implica contemporaneamente non solo la crescita, ma anche una profonda trasformazione.

            E il prossimo 2025 sarà un anno spartiacque, ricordato e famoso non solo per la fine della Guerra in Europa, ma soprattutto, con il prevedibilissimo raggiungimento della pace in Ucraina, anche per il cambio di passo di tutti i sistemi umani afferenti al Blocco della Nato e assieme al Sistema dei BRICS. Una pace, alla quale tuttavia non parteciperà il Mondo Medio Orientale… sebbene la Guerra che interessa questa parte del Mondo abbia dinamiche se non uguali, di certo molto simili a quella che si sta concludendo in Europa. D’altro canto tutte le non-guerre si assomigliano e anche molto…

            Ad ogni modo, con la pace in Ucraina si risolverà una crisi, che era in nuce da almeno un decennio e che si è palesata solamente nel 2022. Al riguardo, va ribadito ancora una volta, che il superamento di una impasse porta con sé -e questo è storicamente dimostrato!- un efficentamento del Sistema interessato e un necessario quanto inesorabile spostamento della popolazione verso settori più evoluti sul piano produttivo e di impegno a vario titolo,  mentre, nel caso delle relazioni, anche politiche, queste approdano ad un uso di strumenti relazionali e comunicativi più raffinati, complessi, evoluti, insomma.

            Certamente, le crisi mietono molte vittime, coloro che non riescono a sopportare la durezza delle tensioni e, in seguito, il prodursi nel salto qualitativo, cambiando paradigma del proprio incedere. Di converso, immaginare che nella storia dell’Uomo, come nella propria, quella personale, possano non esserci delle crisi è solo una pia illusione. A tal proposito, va evidenziato che l’Uomo non è una macchina, ma un sistema biologico, fatto di equilibri precari, che facilmente e periodicamente si incrinano, generando frizioni più o meno dolorose, evidenti. Ed è proprio questo procedere per crisi che si pone alla base di qualsiasi sviluppo… Niente crisi? Niente sviluppo! Semmai solo crescita, che negli organismi biologici, sempre e ad un certo punto, conduce alla crisi per effetto dell’aumento dell’entropia, spesso…

            Sicché, il 2025 sarà ricordato e famoso per l’anno in cui, se da un lato si raggiungeranno tra Occidente e Oriente nuovi o rinnovati equilibri, dall’altro sarà l’anno delle grandi accelerazioni nelle applicazioni della robotica e dell’IA, che interessano circa il 90% della popolazione. Qui, tutte le postazioni con prestazioni “fungibili” e a bassa complessità, imporranno una profonda riqualificazione, una nuova alfabetizzazione, mentre per coloro che non risentono dell’affermazione dell’informatica, si porranno questioni attinenti alla gestione della transizione, che non sarà semplice, indolore… E ciò soprattutto perché in tali congiunture da sempre non mancano le “sacche di resistenza”, che tendono a conservare il Vecchio Ordine, e che spetta alle élite “rimuovere”.

            E però, in tale quadro, non va dimenticato che il 2025 sarà anche l’anno del Giubileo, dove il Mondo Cattolico, in qualche modo e a vario titolo, addizionandosi alle dinamiche laiche, contribuirà nel complesso ad una rimodulazione degli equilibri sociali sia nella prospettiva micro sia in quella macro.

            Sicché, nel complesso si assisterà, col 2025, all’avvio di significativi movimenti sociali  assieme ad una più spinta industrializzazione dell’agricoltura, ad una robotizzazione decisiva, se non quasi definitiva, nell’industria, mentre i campi in cui la presenza dell’Uomo è ancora rilevante, ovvero le comunicazioni in senso lato, il commercio e l’edilizia, ma anche la formazione e la sanità, saranno il terreno più importante per il take off, ovvero l’insediamento diffuso, stabile e preponderante, delle macchine assistite da IA. Dall’altro, nelle aree economicamente più evolute, la popolazione comincerà a ridursi, a tratti, anche in maniera significativa.

            E così, come è facile constatare, nei due trienni precedenti -ovvero quello che va dal 2019 al 2021 e quello che va dal 2022 al 2024, anno che sta per concludersi- l’intero Sistema -sia nelle sue parti più basse che in quelle più alte- si è contraddistinto per un incedere magmatico, confuso, tensivo e dalle contraddizioni oramai eccessive, tali cioè da compromettere le sue strutture fondamentali, che di fatto sono state “picconate” ed in parte rese inefficaci. A partire dal 2025, invece, si aprirà un tempo di ricostruzione, di nuove o rinnovate convergenze, dell’apparire di orizzonti inediti, scenari e -perché no?- significati nuovi nonché forme e formazioni più aderenti alla nuova Realtà. Qui, tutti i giochi alla fine, rimarranno ovviamente quelli di sempre, ma all’interno di un contesto formale se non profondamente diverso rispetto al passato, di sicuro molto, ma molto distante. Concetto questo ben messo in evidenza, meno di un secolo fa, in maniera egregia sebbene indiretta da Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

            Insomma, eccoci qui, tutti, alle soglie di una Nuova Rivoluzione/Non-Rivoluzione, che inaugurerà appunto il 2025, e sarà tanto incensata e famosa, quanto blasonata e ricordata come quelle di fine ‘700…

 

Mauro Ragosta

martedì 5 novembre 2024

Nell’anno del Giubileo, quale la Politica Italiana? – di Mauro Ragosta

 

            E mentre la Chiesa Cattolica per il 2025, in un certo senso, concede “un’amnistia generale”, almeno sul piano ufficiale, tutto lascia intravedere che la Politica Italiana continui la sua marcia nel solco tracciato negli ultimi trenta anni, ovvero quello di essere sempre più esclusiva e allo stesso tempo rumorosa.

            E questo lo mettono bene in evidenza in parte i dati statistici storici sul livello di partecipazione alle elezioni, che si presenta sempre più basso, toccando il punto più basso quest’anno con le ultime elezioni, con un 50% circa di votanti. Una tendenza che pare inarrestabile e che la classe dirigente di fatto volutamente ignora, considerandolo un non problema. E così anche nel 2025 continuerà a restringersi il campo dei processi decisionali, escludendo le voci dei delusi e dei disillusi, per i quali, sempre più numerosi, si sta prospettando, in maniera più che evidente uno scenario di emarginazione.

            Ma il processo di emarginazione e impoverimento di fasce sempre più corpose di popolazione appare inarrestabile, anche perché la Politica Italiana esalta le problematiche della sussistenza, sulle quali va tutto il suo impegno, senza alcun tipo di provvedimento volto al superamento della povertà che in Italia sta diventando una dimensione di sicuro rilievo, visibile.

            In tutto questo, seppur brevemente tracciato, ci si chiede se il ruolo della Politica Italiana sia mutato o si stia avviando sulla strada del declino, dove il 2025, anche in considerazione dei grandi mutamenti dello scenario internazionale, rappresenterà un anno cruciale.

            È noto che la Politica Italiana ha sempre avuto il compito di mantenere coeso il popolo, all’interno di un percorso unitario volto allo sviluppo, sebbene attraverso dinamiche dialogiche e contraddittorie, democratiche in definitiva. La presenza crescente di poveri ed emarginati, una presenza silenziosa e “senza voce in capitolo” tuttavia contraddice la missione principe della Politica Italiana, sempre più elitaria ed esclusiva. E qui la domanda è: la Politica Italiana sta creando una massa di “nuovi schiavi” funzionale a i suoi progetti, che al momento non appaiono visibili, oppure ha fallito nella sua missione e da qui il 2025 sarà l’anno in cui può decretarsi la sua cronica agonia.

            Nella prima ipotesi, ci si trova di fronte ad un Regime, che sebbene non dichiarato, condurrà a soluzioni inedite rispetto a quanto ci insegna la Storia, oppure, nella seconda ipotesi, la situazione impone osservare, riflettere e capire cosa potrà sostituire la Politica Italiana, destinata alla scomparsa nel medio periodo.

            In tale direzione, un punto di partenza per una proficua riflessione è la considerazione che fino a trent’anni fa la Politica Italiana godeva un’esclusiva sul popolo, gestendo “la piazza” e tutti i sistemi di comunicazione, ovvero la “carta stampata” e la TV. Oggi, tutto questo sistema di formazione e informazione delle masse rappresenta solo il 10% delle possibilità offerte e consentite dalla tecnologia moderna, dove il “rumore” della Politica Italiana è sempre più flebile. Gli strumenti della formazione e dell’informazione oggi presentano una complessità, che paradossalmente esclude la Politica Italiana, aprendo le porte a nuove forme di anarchismo, di destra e di sinistra, a tutte le sollecitazioni che vengono dall’esterno, consentendo, per finire, forme e soluzioni esistenziali inedite e scarsamente controllabili, perché incomprensibili….

            In conclusione, il 2025 sarà un anno cruciale, un anno spartiacque per l’Italia, e da qui per la Nostra Politica, sia essa codificata nelle forme ufficiali e istituzionali sia essa nelle forme che stanno emergendo negli strati della popolazione emarginata e abbandonata a se stessa, spesso nella povertà e nell’indigenza.

 

Mauro Ragosta

           


domenica 30 ottobre 2022

Punto Nave: il 2022 – di Mauro Ragosta

 

           Dopo circa due anni silenzio sui temi di politica, economia e società, Maison Ragosta riattiva questi comparti culturali, composti quasi esclusivamente di spunti e di riflessioni, che sono stati centrali nei suoi due primi anni di attività, ovvero nel 2019 e nel 2020, in linea con la sua strategia di fondo che mira sostanzialmente all’intrattenimento.

            Questo ritorno è caratterizzato da una marcatura ancora più forte sull’assenza di uno specifico orientamento politico, in linea con le dinamiche di scenari più ampi, che vedono l’intellettuale posto nel ruolo dell’osservatore, quasi asettico. Un orientamento dichiarato oramai pubblicamente sia da noti intellettuali sia di destra sia di sinistra. Da Veneziani a Cacciari il mestiere dell’intellettuale è quello della sintesi e della presa d’atto, di colui che riesce ad avere una visione d’insieme. Un ruolo non sposato da tutti, ma oramai il processo è stato avviato e, dato lo scenario, difficilmente potrà essere arrestato.

            E così dopo oltre cento anni di attività in prima linea, a partire con la Seconda Repubblica, gli intellettuali sono stati relegati al ruolo di “supporter” dei politici. Un processo lento che si è evoluto nella Terza Repubblica portando a fargli svolgere, soprattutto a quelli di prima linea, un ruolo tecnicamente di “commentatore” di ciò che succede in politica, in economia, nella società. Una crescita o una deminutio?

            Sulla domanda si tornerà in seguito, anche se molto stimolante si presenta per chi scrive e ci si immagina, anche per chi legge. Ma veniamo al punto di questo pezzo, che tenta di produrre una sintesi del 2022.

            Ora, premesso che nel 2020 e nel 2021, a seguito della Covid-Economia, che ha fatto schizzare in alto, come mai si era visto prima, il debito dello Stato e ha permesso un possente trasferimento di ricchezza nel settore sanitario, la vera novità del nostro tempo è rappresentata da una modificazione strutturale dell’economia, che ha visto l’avvio delle pratiche del Telelavoro e del Bonus Statale. Due elementi questi che saranno strutturali negli anni che verranno, per molte ragioni, ed in primis per il premere dell’informatizzazione e della robotizzazione dei processi produttivi, che saranno sempre più pregnanti ed inarrestabili nel futuro. Nel 2022, invece, sono emerse altre due novità.

            Il 2022 si è aperto con la guerra in Ucraina, che mese dopo mese ha mostrato il suo vero volto, ovvero quello di “momento flettente” -usando un linguaggio da ingegneri civili- dove si scaricano tutti i processi di aggiustamento delle posizioni di potere politico ed economico delle aree più sviluppate del Globo. Per i più attenti osservatori è evidente che gli sviluppi della scienza e dell’applicazione tecnologica hanno fortemente compromesso le relazioni tra i vari blocchi di controllo dei vari territori, le cui tensioni emergono in Ucraina, come momento “dialogante”.

            Da questa lettura, va da sé che la guerra in Ucraina durerà fino a quando non si troveranno nuovi equilibri economici e di potere a livello globale, che porteranno quasi sicuramente una potente accelerazione degli sviluppi della società, di una società nuova, magari dove saranno centrali, tra gli altri, il Bonus Statale e il telelavoro.

            Ad aiutare il consenso popolare per queste soluzioni, vi sarà l’inflazione, che già oggi in Italia ha superato il 10%. Inflazione che, in qualche modo pilotata, fa sentire tutto il suo peso sui portatori dei redditi più bassi, quelli che si adeguano molto lentamente all’aumento dei prezzi, invogliando così il comune cittadino a riorientare le sue scelte di vita, ovviamente nella direzione indicata dalle nuove tecnologie e dalla nuova economia, che stanno velocemente prendendo piede e diffusione.

            Il 2022, e almeno rispetto al caso italiano, può essere preso come momento d’avvio effettivo della crisi della politica popolare. Il basso tasso di afflusso alle urne nell’ultima tornata elettorale, il più basso da che esiste la Repubblica, da un lato, e dall’altro una scarsa partecipazione e sensibilità nei confronti di coloro che si autodefiniscono complottisti e contro il Sistema, mette in luce che una fetta importante della popolazione italiana ha messo in soffitta qualsiasi argomento politico. Molti sono i cittadini che non vogliono più “giocare” né al gioco della democrazia, ma neanche al gioco del sovversivo, dell’antisistema, chiudendosi in una sorta di autismo sociale più soddisfacente dal punto di vista esistenziale.

            Certamente, lo sviluppo culturale della popolazione è la prima causa di tale situazione, in quanto mette in luce le incongruenze strutturali della Costituzione (si veda ad esempio la questione legata al vincolo di mandato, art.68 della nostra costituzione) e del sistema politico ufficiale preso nel suo complesso, che non convince più…

 

Mauro Ragosta

lunedì 15 febbraio 2021

Lettera aperta di Paolo Rausa ad Ahmet Altan

 

Caro Ahmet,

accolgo l’invito di qualche giorno fa pubblicato da Roberto Saviano sul Corriere della Sera. Scusami se prendo a prestito l’inizio di una canzone del grande cantautore italiano Lucio Dalla. E’ del 2002, un po’ vecchiotta, ma sempre significativa. Peccato che tu non ne possa ascoltare il ritmo:  https://www.youtube.com/watch?v=mg7-vncTcpQ (se mai ti sarà possibile questo è il link di YouTube). Comincia così: “Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po' e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò. Da quando sei partito c'è una grossa novità, l'anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va...” L’anno che verrà è il suo titolo. Ed è di buon auspicio, secondo i nostri desideri, quelli più intimi e riposti, ma anche quelli collettivi, sociali, politici, e i diritti. Nessuno più di te ha assaporato il sale e l’amarezza della loro negazione da parte di un Regime che si è fatto Stato. La dichiarazione dei diritti dell’Uomo sancisce i nostri diritti inalienabili, quello alla salute, all’istruzione, al lavoro, al pensiero, all’azione e soprattutto come loro condizione l’esercizio della libertà, certo all’interno delle norme in vigore. Ma quelle norme non possono confliggere con la Dichiarazione Universale, non vale il diritto di lesa maestà che pure era largamente usato da alcuni imperatori romani quando sentivano l’impulso a liberarsi degli oppositori politici definiti nemici dello Stato. Si allestivano dei processi farsa, a volte neanche quelli. Accuse mai provate, ma quando il potere traballa tutto è lecito. Solo che sono passati più di 2.000 anni e ancora aspettiamo l’anno che verrà, come canta Lucio Dalla… E’ complicato, immagino, vivere segregato, lontano dalla propria famiglia, dai propri affetti, dagli amici e dai luoghi più cari che si vedono, descritti in trasparenza, nei tuoi romanzi d’amore per il tuo Paese, ambientati in anni lontani che trasudano di attualità. È sempre terribile pagare il fio di una colpa non commessa, solo per aver espresso liberamente il proprio pensiero, aver denunciato le nefandezze di un sistema politico che appare democratico e invece è autocratico, tirannico, ammantato da forme persuasive e apparentemente legali, che si fondano su principi religiosi. Tutto viene chiamato per sostenere un regime traballante. Ci spiace che tu sia recluso e molti altri come te, giovani dalle belle speranze che si sono lasciati morire per affermare il diritto alla vita piena. Sembra un paradosso, ma non lo è. Noi siamo animali che non possono vivere in gabbia per un ordine che nega i principi umani. Rappresenteremo il dissidio fra la legge umana e quella naturale nella figura di Antigone, che si ribella alle disposizioni del re e seppellisce suo fratello Polinice, condannato anche da morto per aver preso le armi contro la propria città, contravvenendo alle norme in vigore. Sogniamo con te, Ahmet, un Paese libero, dove ognuno possa esprimere liberamente il proprio dissenso e possa lottare per affermare i principi del proprio pensiero, secondo le forme previste nel sistema democratico. Per questo la tua persona ci è doppiamente cara, per la tua ansia di libertà e per la tua testimonianza: che non bisogna mai abbassare la guardia e lottare contro chi vuole imporre la propria volontà con l’esercizio del potere, che va beffeggiato come sapeva fare un grande teatrante italiano, Dario Fo, Premio Nobel per la letteratura. Un grande istrione, che giocava con le parole e con il suo corpo, ma esprimeva il desiderio insopprimibile di deridere i potenti e di stare dalla parte del popolo, che deve essere allegro per compiacere il re. Lo dice un’altra canzone, cantata da lui e da Jannacci. Ti abbraccio Ahmet, forte forte, e ti incoraggio ad essere forte, a resistere, a trovare il modo attraverso la tua umanità e cultura di tenere vivo il filo della speranza nel futuro, nel cambiamento. Termino, caro Ahmet, con le parole della canzone di Dalla: “Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico, e come sono contento di essere qui in questo momento, vedi, vedi, vedi, vedi, vedi caro amico cosa si deve inventare per poterci ridere sopra, per continuare a sperare.

A presto, Ahmet, un caro abbraccio, Paolo Rausa.

San Giuliano Milanese, (Milano, Italia), 11/02/2021



venerdì 5 febbraio 2021

La Grande Crisi del 2020 (parte sesta): Le evidenze cardine – di Mauro Ragosta

            Draghi, sì? Draghi, no? Il vero quesito di fondo, però, è se cambierà qualcosa! E se qualcosa cambierà, che cosa cambierà? Dopo un anno di crisi, questa Grande Crisi, una novità significativa e rilevante è emersa, e che forse nessuno s’aspettava, nessuno poteva immaginare, se non i pochi addetti alle Grandi Manovre. Ma procediamo con ordine.

            Sono più di trent’anni che ci si adopera per la creazione di uno Stato Snello, per lo smantellamento del socialismo all’italiana e del welfare state dunque. Come più volte si è messo in luce in questa rivista, affinché tale processo -avviatosi con la Seconda Repubblica attraverso lo smantellamento dell’IRI, dello Statuto dei Lavoratori e le dismissioni delle funzioni monetarie dello Stato- riuscisse a trovare un suo completamento o una sua compiutezza a partire dal 2005, si sono presentate necessarie lo smantellamento della Sanità di Stato e dell’Istruzione di Stato. Con riferimento alla prima area di intervento, molti sono stati i risultati raggiunti. A ciò basti pensare che oggi più del 50% degli ospedali in Italia non è pubblico. Vi è stato un avanzamento veloce del privato, dunque, e da qui un processo di efficentamento importante, il quale viene messo in luce dalla circostanza che il numero di medici e operatori sanitari impegnati nel settore si è ridotto, sebbene in misura non rilevante, a partire dal 2010. L’economia-Covid è stata necessaria, poi, affinché si accelerasse in maniera importante questo processo di smantellamento. Con le urgenze e le emergenze del covid-affaire, l’utenza, infatti, si è depistata, dirottata, riorientata verso strutture private, che hanno registrato, in questo anno, un grandissimo sviluppo. Una tendenza questa, qui appena tracciata, a cui di certo Draghi darà un ulteriore contributo, ovviamente nel solco delle politiche attuate negli ultimi vent’anni.

            Sul fronte dell’Istruzione di Stato, l’emergenza covid ne ha segnato la svolta finalmente significativa e forse definitiva, proprio con l’introduzione della didattica a distanza, preambolo questo necessario per lo sviluppo a venire. Lo step successivo porterà, infatti, alla maggiore efficienza di tutte le strutture e ad un rilevante aumento della produttività degli addetti, tramite l’abbattimento di molte voci di costo, sulle quali è qui inutile intrattenersi.

            In tutto questo, non verrà interrotto il necessario processo di indebitamento dello Stato!!! Ecco, anche qui non si modificherà alcunché, anzi si accentueranno le politiche passate.

Ma veniamo alla novità, quella vera. Come tutti potranno facilmente desumere, il processo di sviluppo socio-economico italiano, a partire dagli anni ’30 del Novecento e con l’accelerazione degli anni ‘50, ha visto trasformare il bracciante, prima in operaio, poi in impiegato e docente, poi in manager. In altre parole, negli ultimi novanta anni la popolazione si è spostata dai settori “meno evoluti” a quelli “più evoluti”. Il tutto attraverso un mix di piccole e grandi imprese nonché il contributo, importante, dello Stato, che si è centrato sulle politiche di welfare. Negli ultimi vent’anni, la popolazione progressivamente si è ulteriormente spostata in settori quali quello turistico e dell’accoglienza, dell’Arte, lo Spettacolo e la Cultura, della ristorazione e dei bar, delle produzioni luxury. Un flusso sempre più importante di addetti e di piccoli imprenditori sono entrati in questi comparti d’attività, che oggi risultano i più colpiti dal covid-affaire, con conseguenze a volte drammatiche.

E proprio con riferimento a questo gruppo di attività, l’economia-covid ha innescato un significativo processo purgativo, che sta portando alla scrematura di tutte quelle iniziative più deboli, sia negli aspetti finanziari sia negli aspetti più strettamente economico-produttivi. Insomma, l’emergenza ha posto le basi per un efficentamento di queste attività, permettendo solo alle migliori di rimanere in vita. Condizione questa per un solido sviluppo futuro. Fino ad oggi, infatti, tali rami di attività sono stati oltremodo “traballanti”, hanno vissuto di troppe incertezze e troppo poca professionalità. Settori nei quali sovente ha regnato e regna ancora l’improvvisazione, la gestione d’avventura. Motivi per i quali questi non possono garantire una funzione sociale pregnante e fondante per l’Italia. Ed invece, l’economia-covid sta purificando tali settori affinché possano garantire uno sviluppo futuro soddisfacente, dovendo accogliere in esso tutta la popolazione espulsa dai settori più tradizionali, con una robotizzazione sempre più spinta. Settori che, secondo stime pessimistiche, dovrebbero raggruppare, nel breve volgere di un ventennio, più del 50% dei cittadini abili al lavoro, ovvero quelli espulsi dall’industria, dal sistema bancario e finanziario, dall’università e dalla scuola, dal commercio e dall’edilizia, dalla sanità.

Ed ancora ed al riguardo, molte imprese, proprio con riferimento a tali settori, ultimamente stanno cominciando a registrare livelli di indebitamento molto alti. Ciò ovviamente non è il preludio al loro fallimento, ma ad una condizione di maggior controllo ed orientamento da parte di Enti, che ne garantiranno la loro effettiva funzionalità sociale, sia negli aspetti individuali sia a livello sistemico.

In conclusione, la nostra società, proprio in questi ultimi mesi, sta registrando un mutamento radicale, forse epocale, e ci si chiede se la sua architettura, basata sulle logiche del consumismo, verrà smontata e messa da parte e da qui verrà abbattuta anche la classe media. Quesiti a cui cercheremo di dare prossimamente delle risposte.

 

Mauro Ragosta

 

Chi fosse interessato, invece, alla mia produzione di letteratura economica può cliccare sul seguente link:
https://youtu.be/t1mKnYGyVC8 

 


venerdì 8 gennaio 2021

Giuseppe Colafati si è dimesso da Sindaco di Poggiardo - di Paolo Rausa

Quando la politica si mangia i suoi figli migliori, come Crono.

Costretto alle dimissioni Giuseppe Colafati, sindaco di Poggiardo (Le)

                  

Con una lettera di dimissioni datata 4 gennaio 2021, sette consiglieri del Comune di Poggiardo (Le) hanno decretato la fine della legislatura che è agli sgoccioli. Fra qualche mese si sarebbe giunti alla sua fine, ma tant’è. Assistiamo purtroppo ad un atteggiamento diffuso di “cupio dissolvi”. Senza entrare nel merito delle problematiche, nobili o meno, che pure avranno spinto i vari consiglieri, fra cui il vice sindaco e un’assessora, c’è da riflettere sulle modalità che portano le varie parti a chiudere un’esperienza prima ancora di discutere sui problemi e cercare di affrontarli, prima ancora di decidere la fine di un rapporto, una relazione, una storia sentimentale o amministrativa. Abbiamo perso la capacità di ascoltare le ragioni degli altri e di porvi attenzione, assumendole per risolverle. Invece si chiude con disprezzo una consigliatura che a pochi mesi avrebbe avuto la sua fine naturale. Giuseppe Colafati, al secondo mandato, è stato costretto a sua volta a dimettersi. Conosco il sindaco di Poggiardo e Vaste, come era solito aggiungere, da molto tempo: una persona per bene, ligia, comprensiva, tendente al fare, a volte senza il necessario coinvolgimento, ma molto appassionato e che nutre un grande amore per il suo paese che ha cercato di elevare, pur tra le mille difficoltà economiche e progettuali, visionarie, che vivono tutte le realtà soprattutto al Sud. Non pare che i problemi posti, o non posti, che comunque si agitavano in modo sotterraneo, siano stati portati all’attenzione pubblica o siano stati affrontati coinvolgendo i cittadini. Perciò azioni di questo tipo appaiono granguignolesche, più da Crono che progetta di mangiare i suoi figli che da Mattarella che nell’ultimo discorso agli italiani ha incoraggiato i costruttori di pace o di ponti, a seconda dei punti di vista. Ci si comporta come Achille che mentre ama Pentesilea e la bacia, nello stesso tempo la trafigge. Andrebbe recuperata a tutti i livelli la capacità di dialogo, altrimenti non c’è evoluzione nei nostri rapporti interpersonali e istituzionali, attingendo al pensiero di Machiavelli nei “Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio”, secondo il quale Roma era diventata grande per la capacità di risolvere i conflitti sociali e politici fra la plebe e il senato trovando una sintesi al livello superiore. Una lezione che deve essere ripresa e praticata, per il bene di tutti!

 

Poggiardo, 07/01/2021

                                                                                            Paolo Rausa

lunedì 4 gennaio 2021

Dov’è la politica in Italia? Ha abdigato… - di Paolo Rausa

 

Tutti i politici d’accordo, tutti fanno a gara nel sottolineare i passaggi significativi del messaggio di fine anno 2020 del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella! Soprattutto quando egli richiama alla concordia i protagonisti della vita pubblica italiana e quando li sferza, senza durezza, invitandoli ad essere “costruttori” di nuove speranze, della ripresa economica e civile perché “i prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una stagione nuova, – aggiunge – durante la quale “non sono ammesse distrazioni e non si deve perdere tempo, né vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte”. Il Presidente della Repubblica parla a tutti coloro i quali pure si sono detti d’accordo con queste considerazioni e incitamenti. Guardando invece il quadro politico non sembra che poi vengano messi in pratica quei consigli. E queste valutazioni riguardano tutti i partiti, di maggioranza e opposizione. Il Governo Conte ha preparato un Recovery Plan senza consultarsi con le forze politiche che lo sostengono, le quali chi più chi meno, soprattutto Italia Viva, hanno contestato il metodo e i contenuti. Una situazione di precrisi che non trova soluzione politica. Da una parte il piano del Governo, dall’altra le proposte di Italia Viva in un documento con 62 osservazioni. Non si riesce a trovare una sintesi, ognuno resta sulle proprie posizioni. Ma i 4 partiti della coalizione (M5S, PD, IV e Leu) non sentono il bisogno di incontrarsi e discutere sulle varie proposte e trovare una sintesi? In fondo sono loro che reggono il governo. Perché lasciare tutto in mano alla mediazione del Governo e del Presidente del Consiglio? E se questo non è in grado di proporre una visione, un orizzonte per l’Italia da realizzare attraverso l’utilizzo dei fondi europei perché non prendono loro in mano la questione? Siamo di fronte ad una incapacità di fondo. Lo stesso vale per la cosiddetta minoranza (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia). Ognuna persegue una propria strategia, con avvicinamento ora dell’una ora dell’altra alla compagine di Governo. Prima Forza Italia si dice pronta a votare insieme per il bene dell’Italia, poi in aula cambia idea. Subito dopo è la volta della Lega che si dichiara disponibile a sostenere un Governo di larghe intese per poi rimangiarsi la proposta. Ora è Fratelli d’Italia a invocare le elezioni, ma allo stesso tempo dichiarandosi pronta ad un governo più largo però senza i partiti dell’attuale maggioranza, cosa impossibile a farsi. Siamo di fronte ad una Babele: ogni forza politica ha la sua ricetta e non c’è modo di mettersi a ragionare insieme per far fronte alla situazione drammatica che sta vivendo l’Italia. Da ultimo l’incapacità ad organizzare la distribuzione dei vaccini, finanche nella efficientissima Lombardia, una volta. A fronte di questa situazione servirebbe un santo taumaturgo: compito che ha cercato di svolgere l’ultimo dell’anno il Capo dello Stato con il suo discorso. Perché i partiti di maggioranza non si incontrano e stilano una proposta di utilizzo dei fondi europei, il Recovery Plan? E se non riescono a mettersi d’accordo, spiegando ai cittadini quali sono i punti dirimenti, perché non gettano la spugna e si dimettono dal governo, lasciando spazio ad un altro o a nuove elezioni, senza insultarsi l’un l’altro o attribuendosi vicendevolmente la responsabilità? Non possono lasciare al Presidente del Consiglio, che fra l’altro non è stato neppure eletto, questo compito. Ovviamente la crisi della politica si riverbera sull’inefficienza della macchina amministrativa con una ricaduta negativa sull’erogazione dei servizi. E’ possibile sperare che prima di arrivare ad un voto risolutivo in Parlamento i partiti si incontrino e discutano sui vari problemi in campo: Mes sì o no; i servizi segreti in capo al Presidente del Consiglio o ad un suo nominato; come spendere i fondi europei della Next Generation Eu e con quale struttura, coinvolgendo i Ministeri ed eventualmente delle figure esterne, ecc. Tutti compiti della Politica che deve indicare i punti di accordo per poter governare questo Paese che rischia di decadere rovinosamente, lasciandosi dietro rovine a danno delle generazioni future.

 

San Giuliano Milanese, 03/01/2020

                                                                                                                  Paolo Rausa

 


mercoledì 23 dicembre 2020

La Grande Crisi del 2020 (parte sesta): un possibile Bilancio – di Mauro Ragosta

            Veramente poche le novità nel 2020, quello che si ricorderà come l’anno attraversato da una crisi mai vista in precedenza, almeno nella morfologia. Nella sostanza, però questa può chiamarsi crisi, oppure una grande operazione di change management?

            In effetti, poi, la politica non ha mostrato alcun elemento di novità muovendosi indifferente e disinvolta con metodi, prassi e tecniche antiche. È facile anche ad una persona di cultura media capire che rispetto alla Prima, alla Seconda e alla Terza Repubblica, in Italia non è cambiato alcunché: l’incedere di fondo è sempre lo stesso, ma centrato sulla mascherina e sui comunicati Covid. E modificandosi lo scenario in alcune determinanti chiave, questa volta, però, il mondo della politica ha mostrato troppo il suo vero volto, in una visione che per certi aspetti rasenta il comico. La vera e grande novità, invece, viene dalla Chiesa di Roma, dove il Papa celebra le principali ricorrenze cristiane in San Pietro senza i fedeli. Lo Stato dunque in ritardo rispetto alla sua “consorella”? Il potere spirituale realizza uno scatto, in termini di sviluppo, che il potere temporale non riesce a realizzare?

            Gli anni ’90 del secolo scorso si ricordano poco per la questione connessa alla Pecora Dolly, ma quello, nel 1996, fu il momento in cui emerse la potenza della Biogenetica, che da allora, ma nel silenzio, si è affermata in tutti i campi delle principali attività umane. Oggi, il 2020, segnerà l’avvio di uno sviluppo massiccio e massificato della Robotica, dove anche questo si muoverà in futuro nel totale silenzio. Di fatto sia l’una sia l’altra hanno mutato alla radice le condizioni di vita e di produzione della società e ci porteranno ad una Nuova Civiltà. Va da sé che, il sistema fondato sul consumo e sul consumismo, col pilastro reggente della classe media, verrà lentamente meno, dando posto a nuovi alfieri sociali, con connotazioni e peculiarità differenti. Insomma, l’Era inaugurata dalla Ford T nera è entrata nella sua fase finale.

            L’altra più importante novità del 2020, anche se di secondo piano, riguarda il pianeta donna, che è stato costretto a comunicare con elementi e strumenti più razionali e ad abbandonare quelli meno evoluti basati sulla sensualità e il corpo. La mascherina infatti ha imposto alle donne uno sforzo comunicativo più importante, non fondandosi sulle strutture tradizionali e consumistiche, centrate sull’uso intensivo del corpo. Ed ecco che, col 2020, si aprono nuovi scenari per la donna, che realmente si avvicina all’uomo dovendo usare prevalentemente gli elementi razionali nelle relazioni anziché quelli emotivi.

          Il 2020 verrà considerato anche come l’anno in cui si compie forse la grande operazione di creare un sistema eremitico di massa, avviata con forza agli inizi del Novecento con Einstein e Popper. Ed ecco che se il relativismo ha portato all’isolamento psicologico dell’individuo medio, la sanitocrazia, oggi, ha imposto anche l’isolamento fisico. Ci si sta avviando verso un sistema conventuale “a cielo aperto”? Forse, anche se non è disdicevole dal momento che la nostra società è troppo rumorosa ed “agitata”.

        Sul piano strettamente economico sono saltate molte delle leggi fondamentali tracciate dalla teoria. E così, di fronte ad una riduzione importante del PIL, ovvero del reddito, si riduce il tasso di disoccupazione e balza in avanti il livello dei depositi. La gente non cerca più lavoro e di fatto si pone a carico del sistema produttivo, che oggi, fortemente efficiente può mantenere un numero di attori sociali inattivi altissimo.

In tutto questo, prosegue ininterrotta l’operazione di indebitamento dello Stato, mentre il sistema degli scambi e del lavoro mutano le loro dinamiche, dando spazio all’informatizzazione di tutti i processi produttivi. Una nota va fatta per il mercato delle cripto valute, che mostra sistemi di affermazione tipici delle aziende commerciali degli anni ’50 e ’60, quando molte delle operazioni innovative si avvalevano della “vendita porta a porta”. Ecco il managment commerciale delle cripto valute si muove con quegli schemi, assolutamente desueti, ritardando l’affermarsi del Mondo Valutario Virtuale tout court.

Per concludere, il crollo del sistema, se di crollo si può parlare, più che nel turismo e nelle attività di intrattenimento centrate sui consumi alimentari, si è avuto netto nel comparto dell’Arte, dello Spettacolo della Cultura, il quale muovendosi da sempre con ingredienti più mondani e di sociabilità non ha retto al lookdown e alla mascherina. Gli sforzi di riprodurre questo Mondo nel sistema web e on line è risultato fallimentare, non consentendo, infatti, lo sviluppo principale e specifico delle attività connesse alla cultura negli ultimi trent’anni. E così, mancando il momento mondano, si è avuto una contrazione drammatica del numero dei titoli stampati, delle rappresentazioni teatrali e dei concerti di vario tipo e genere, soprattutto perché l’impatto sociale di questi nella versione informatica non è stato di rilievo e rilevante.

 

Mauro Ragosta

 

Nota: chi fosse interessato alla mia produzione di saggi, può cliccare qui di seguito:
https://youtu.be/lhdKGKUfH6Q 

 

martedì 29 settembre 2020

Punto Nave: settembre 2020 – di Mauro Ragosta

 

 
           

            Ed eccoci qui al consueto appuntamento di fine mese col bilancio di Maison Ragosta. Settembre, si sa, è un mese di passaggio: lentamente vengono dismesse le attività vacanziere e, con sempre maggior forza, si prendono gli attrezzi da lavoro. È  dunque, settembre, un mese che non presenta connotazioni unidirezionali e monolitiche, soprattutto se si considera che non più di due settimane fa si è tenuta un’importante tornata elettorale.

              La chiamata alle urne del 20 e 21 settembre è stata piuttosto tranquilla, anche perché la campagna elettorale che l’ha preceduta non ha assunto connotazioni particolarmente veementi. Pochi i colpi di scena, insomma, e la partecipazione dell’elettorato (attivo) si è mossa in schemi alquanto ordinari, quasi fosse una routine quotidiana. Forse il popolo è stanco di essere chiamato in causa ogni anno, dopo essere stato sollecitato per mesi in direzione del momento elettorale. Insomma, la prova delle urne, in Italia, da questione apicale, straordinaria e decisiva è diventata il déjà vu, l’incedere monotono di ogni anno……quasi noiosa.

            Da noi, in Puglia, ha vinto la sinistra, che pare oramai essere il luogo delle migrazioni. All’attento osservatore appare chiaro che, oggi il punto di forza della sinistra in Puglia, siano infatti i migranti di tutti i tipi, da quelli che vengono dai paesi extracomunitari a quelli che vengono dalla destra politica. La sinistra, dunque? Il luogo dell’accoglienza, potrebbe dirsi. D’altro canto, il capitano con i sergenti ed i caporali, riescono sempre a predisporre luoghi comodi e “pasti caldi” per tutti.

            Non è azzardato affermare che la sinistra sia di fatto un grande calderone etnico-politico ed economico. Sul piano più strettamente politico, tuttavia, sbaglia chi afferma che si tratti di trasformismo. Siamo, in effetti, in presenza di un vero e proprio esodo dalle posizioni di destra verso quelle di sinistra. E, solo una è la direzione! Un esodo che oramai si sta strutturando, anzi cronicizzando, a tal punto che la bicentenaria diade, destra-sinistra, comincia, in maniera vistosa, a perdere di significato, costituendo sempre meno un momento identitario o un sicuro punto di riferimento sociale, e, in definitiva, sta così dissolvendo la sua qualità di strumento di lettura della Realtà.

            E la destra? Perde pezzi o fa finta di perdere pezzi?

            Sul piano culturale, in settembre molte sono state le attività che hanno ripreso velocità nel Mondo dell’intrattenimento e della felice distrazione. Il Lecce, seppur con risultati non sorprendenti, ha ricominciato ad animare le grandi discussioni dei salentini. Su altro versante, il mondo del libro e del teatro, ma anche quello della musica e della poesia stanno registrando una vivacità tipica dei tempi preCovid.

            V’è da notare, tuttavia, che il mondo degli eventi mostra dinamiche diverse sul piano territoriale. E ciò nel senso che, mentre a Lecce città questo non ha mutato gli schemi qualitativi, nella provincia invece, in tale direzione si respirano atmosfere superiori, più evolute e raffinate. È ipotizzabile che la provincia nella rincorsa imitativa del capoluogo, lo abbia abbondantemente superato, sebbene non sia fuor di luogo ipotizzare che, questa non se ne sia accorta. Ciò possibile perché mentre a Lecce si sono cristallizzate alcune posizioni monopolistiche, nelle quali si pone attenzione solo a gestire e conservare il potere di cui godono, posizioni che di fatto impediscono una crescita veloce, o comunque una crescita, nella provincia, invece, si sceglie il meglio e si opera con estrema attenzione ed impegno, si esce dagli schemi tradizionali.

            Venendo al piano economico e del lavoro, lo shock-covid non mostra chiari ancora i suoi effetti, che forse si evidenzieranno nella loro effettiva portata solo nel prossimo mese. Al momento, si sanno solo poche cose e cioè che si è in presenza di una contrazione del numero degli occupati, circostanza questa che tuttavia non si traduce in un aumento della disoccupazione. La vera novità della Grande Crisi del 2020 è il forte incremento di gente che ha gettato la spugna e non cerca più lavoro. Insomma, sempre maggiore è la quantità di persone che hanno abbandonato il mondo del lavoro, un lavoro, tra le altre, che sta cambiando anche di significato, oltre che di modalità. Stiamo forse entrando in un’altra civiltà? Stiamo forse cambiando il paradigma tradizionale con cui ci approcciamo alla vita?

 

Mauro Ragosta

 

Nota: chi fosse interessato alla produzione di saggi di Mauro Ragosta, può cliccare qui:https://youtu.be/lhdKGKUfH6Q 

 


domenica 30 agosto 2020

Punto Nave: agosto 2020 – di Mauro Ragosta

             E siamo al terzo Punto Nave di Maison Ragosta, dopo quelli di giugno e di luglio 2020. D’emblée va messo in luce che agosto ha mostrato i suoi veri caratteri nella seconda quindicina, quando l’estate è giunta nella sua piena maturità. A partire da oggi, si attendono i primi temporali estivi, che segneranno la fase declinante della bella stagione e assieme, il cambio delle problematiche rilevanti.
            Al di là di ciò, in qualche maniera la politica è stata una delle protagoniste di quest’estate 2020, anche se non in maniera assoluta. In verità, si sta assistendo ad una profonda crisi di questo Mondo, segnato da una decisa disaffezione dell’elettorato, che vive un drammatico disincanto, cosa che lascia intravedere che la partecipazione alla prossima tornata elettorale, del 21 e del 22 settembre, faccia registrare un tasso di partecipazione che continuerà a diminuire, scendendo in Puglia, al di sotto del 50%. E mentre da un lato, diminuisce l’interesse per l’esercizio del voto, forse reputato inutile, dall’altro si assiste ad un aumento dei candidati, con la cifra record, in Puglia, di 1300, alle Regionali, di cui 700 per il centrosinistra e 600 circa per il centrodestra. Troppi anche i candidati alla presidenza della Regione Puglia.
            La crisi politica, soprattutto pugliese, si marca profondamente per l’esercizio di un trasformismo esasperato, o meglio per il travaso di politici di destra verso partiti di sinistra. Una questione che ha preso avvio a Lecce, favorendo l’ascesa di Salvemini, e che ora dovrebbe favorire e sostenere Emiliano, nella speranza che questo possa rimanere saldo al Potere della Regione Puglia. Certamente, una sconfitta di Emiliano, nonostante il sostegno di numerosi alfieri della Destra, porrebbe serie questioni di governabilità del nostro territorio. Non che Fitto non farà la sua parte, ma la sua vittoria sarà devastante, poiché conseguita nonostante tutte le defezioni e tutti gli “sgambetti” dei “suoi”, che si nascondono dietro una finta crisi di identità della Destra, mentre in effetti si vuol “pompare” una sinistra, che in Puglia stenta a marciare.
            Crisi politica ancor più vistosa se si considerano le Comunali, dove qui è il vero trionfo delle liste civiche, un “fritto misto” che mette in evidenza in maniera chiarissima l’assenza di un pensiero strategico di fondo, di lungo periodo e di sistema, di un pensiero politico vero, insomma.
            Questo fine agosto è caratterizzato anche dalla bizzarria del Covid-affaire. La confusione, in questi ultimi dieci giorni, è pressoché totale! Da un lato, le mille voci e versioni dei Complottisti e dall’altro i Governativi con tutti i Media che si producono in un’informazione schizofrenica. Ed anche qui sta crescendo la disaffezione e la stanchezza del Gratta e Vinci del Covid. Molti trattano i dati sul Covid come si costuma in Borsa. Insomma, si spera che la questione venga trattata in maniera un po’ più seria dai grandi pensatori: o forse è questa la loro pensata!?
            In tale scenario, non del tutto rassicurante, il turismo, almeno in provincia di Lecce, procede a pieno ritmo e si paventa anche un allungamento della stagione e dei buoni mesi spalla. E così anche quest’anno il turismo darà la giusta velocità all’intera economia leccese, iniettando nel sistema denaro “straniero” e “fresco”.
            Per concludere, vanno messe in luce due note particolari. La prima è quella pertinente al turismo gallipolino, fatto per lo più di “selvaggeria giovanile” proveniente in prevalenza dalle regioni del Nord, e da una buona componente di persone di mezza età, che sovente in maniera vistosa cadono in vere e proprie crisi isteriche o ossessive “vacanziere”. Il turismo gallipolino non reggerà a lungo questo manage, e di sicuro va verso la chiusura di un ciclo, come lo fu per la costa idruntina vent’anni fa. Una chiusura che sarà il preludio alla riqualificazione dell’offerta, in una prospettiva più matura e non solo centrata sull’oscillazione della domanda in base ai costi e ai prezzi. Bisogna che gli operatori gallipolini ragionino in termini di sviluppo del valore aggiunto e di alta redditività. Certamente, tra di loro, molti sono gli avventurieri, che verranno scremati con una crisi di durata.
          Qualche parola va spesa anche per il Mondo del Libro e dell’Eventistica, che, pare a partire da ferragosto soprattutto, abbia preso un’accelerazione importante, dopo le incertezze dei mesi di giungo e di luglio. Nel Mondo del Libro, nel leccese, è stato vistoso l’incremento degli scrittori alla prima esperienza, alla prima pubblicazione, mentre per quelli storici, soprattutto nella componente femminile, si è registrato un netto rallentamento nelle loro esposizioni ed attività pubbliche. In tutto questo, bene anche il Mondo del Teatro, soprattutto di quello non finanziato dal Sovvenzionamento Pubblico, che sta mostrando una vivacità di sicuro interesse.
            Un discorso a parte meritano, invece, le giovani case editrici leccesi, che non hanno saputo interpretare il mutamento dei tempi, di questi tempi, e delle dinamiche sociali attinenti al Mondo del Libro nella nuova prospettiva, e che per questo, negli ultimi mesi, sono entrate in una crisi, che si spera non si trasformi in una crisi di struttura.
            E, da parte di Maison Ragosta, un arrivederci a settembre, quando saremo nel vivo di tutte le attività produttive e non.

Mauro Ragosta
Nota: chi fosse interessato alla mia produzione di saggi, può cliccare qui:
https://youtu.be/lhdKGKUfH6Q 
chi fosse interessato, invece, alla mia produzione di letteratura economica può cliccare sul seguente link