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sabato 25 febbraio 2023

Post-Evento n°18: Con Salvatore Luperto alle soglie del Mistero, ieri ad Arnesano – di Mauro Ragosta

 

            Serata di taglio molto alto quella di ieri al Palazzo Marchesale Bernardini di Arnesano in occasione della presentazione del cortometraggio “di-segni mistici” per la Regia di Salvatore Luperto, noto critico d’arte salentino, che da oramai un ventennio e più, è impegnato in molte attività di diffusione e divulgazione delle specificità della cultura locale, non mancando di avere un’attenzione e un respiro di caratura nazionale e non solo. Peraltro, con Anna Panareo e Cristina Caiulo, Salvatore è responsabile dei Venerdì Letterari che si tengono mensilmente a Magliano, presso La Serrezzula di Anna Misurale, nonché direttore del Museo Cavoti di Galatina.

            Un parterre molto qualificato, composto anche di noti scrittori leccesi e docenti universitari, è stato dapprima orientato alla visione del Corto e successivamente ha potuto godere della disamina critica dello stesso da parte del professore Carlo Alberto Augeri, oramai da più di un decennio, uno dei più importanti pilastri del mondo culturale salentino. 

            “di-segni mistici”, della durata di circa venti minuti, si sostanzia nella ripresa di alcune delle maggiori opere verbo-visive italiane all’interno della chiesa della Trinità dei Monti a Roma. Un corto che si sviluppa su quattro livelli, che si intersecano, si sovrappongono e si disarticolano in un gioco di immagini-momento di grande tensione spirituale. In particolare, il mix è composto dalle riprese di alcuni particolari della chiesa romana, delle opere artistiche qui contestualizzate, alle quali si accompagnano, e non come sottofondo, ma come parte integrante del corto, degli stralci di musica gregoriana e due voci fuori campo, che esplicitano in maniera combinata dei passi tratti dai Salmi ed altri di composizione dello staff di Salvatore Luperto.

            Si tratta di un elisir, “di-segni mistici”, inedito nel mondo verbo-visivo, che di solito si propone nelle forme classiche e canoniche nella sua somministrazione al pubblico. Nel suo corto, Salvatore, invece, ha voluto dare una forma diversa e tutto sommato, nuova e sorprendente.

            A tutto questo, Carlo Alberto Augeri nella sua visione critica ha dato, con un carattere esponenziale, spessore e sostanza, producendosi in una significativa dissertazione sul concetto di mistico, non mancando di offrire gli aspetti storici e sociologici del fenomeno, rifacendosi da una parte alla cultura tardo-medioevale ed eremitica, e dall’altra rapportandola alla cultura moderna e contemporanea. Ma c’è di più! Augeri giunge ad illustrare un possibile sentiero, che la struttura verbo-sonora del corto di Luperto, offre a chi lo guarda e osserva, per giungere così alle soglie del mistico, alle soglie del Grande Mistero, ovvero della possibile fusione col divino.


            E così, approfittando delle immagini di apertura e di chiusura del “di-segni mistici”, che riprendono il Santo Eremita, San Francesco di Paola, il nostro Augeri si è intrattenuto su un mix di temi, quali il silenzio, i limiti dei sistemi simbolici atti alla comunicazione, le possibilità di un’interpretazione del segno, di qualsiasi genere, nella prospettiva dell’ambivalenza, dove moltissimi sono stati i riferimenti storici e biografici, riuscendo a far entrare gli astanti in una dimensione esistenziale a molti sconosciuta. In tale direzione, Augeri ha più volte sottolineato, anche in una prospettiva provocatoria, che all’Uomo moderno e contemporaneo è di fatto negata ogni proiezione mistica del vivere, pur non mancando a ciò delle eccezioni.

            Insomma, una serata veramente speciale, forse esclusiva a tratti. Una serata che, con molta probabilità, Salvatore ha voluto fortemente nell’intenzione di superare molte delle défaillance dell’arte modera, che molti oramai definiscono ripetitiva e senza nessuna novità o nota che la proietti nel futuro. E tutto sommato a chi ha “occhi attenti” Salvatore è riuscito a colpire l’obiettivo, se non in pieno, in molte parti di sicuro. In tutto questo, un ruolo di sicuro rilievo l’hanno avuto Anna Panareo, Roberto Lupo, Liliana Elbaginelli, che con lui hanno attivamente collaborazione per la realizzazione del particolare corto, “di-segni mistici”, che per lo scrivente si sostanzia in una traccia importante della fine della nostra Civiltà, e che in sé contiene gli elementi di quella nuova, nuovissima, che è alle porte e che vuole un Uomo nuovo, probabilmente capace di superare con agilità il pensiero logico-discorsivo e la stessa Ragione.

 

Mauro Ragosta

venerdì 17 febbraio 2023

Post-Evento n°17: Ieri, un tuffo nell’Eternità con Valentina Ronzino, presso la Biblioteca Bernardini - di Mauro Ragosta

 

          Spesso ci si affaccia sull’Eternità, talvolta, anche se molto raramente, ci si cade dentro! È ciò che è accaduto ieri, 16 febbrai 2023, presso la Biblioteca Bernardini di Lecce, in occasione della presentazione della seconda pubblicazione di Maria Valentina Ronzino per Edizioni Esperidi.

            Una presentazione speciale, almeno per quel che riguarda lo scrivente, perché ci si è trovati in una situazione felicemente paradossale. Valentina, trentatré anni, è una “non vedente”, ma la serata si è sviluppata in una prospettiva assolutamente imprevedibile, perché, a tutti gli effetti e sotto tutti i profili, lei era la vedente assisa di fronte ad un pubblico che con molto probabilità non è azzardato definire, pur contemplandosi le dovute eccezioni, cieco o meglio accecato dai luoghi comuni, dai preconcetti  e comunque chiuso in sovrastrutture culturali, spesso di stampo consumistico, capitalistico, soffocato da necessità omologanti e di omologazione. Pareva di essere in Uno Contro Tutti di Costanzo.

            La serata, come è ovvio, ha preso spunto dall’ultima pubblicazione di Valentina: Estratti dall’Anima. Un volume che Valentina definisce come un pot-pourri di pensieri in versi, dimostrando tutta la sua onestà intellettuale. Lei, donna molto colta, ma soprattutto di rara intelligenza, rendendosi conto che è impossibile definire cosa sia poesia, ha trovato per il suo elaborato, quest formula che parrebbe un escamotage, ma di fatto non lo è, perché alla fine, come per tante parole, anche per il termine poesia non esiste un significato unico e condiviso, nonostante molti si affannino a definire e perimetrare, ma inutilmente tuttavia. Di fatto, non esiste un significato di poesia, o meglio la poesia è qualcosa solo passibile di percezione, di intellezione, ma non di concettualizzazione.


            A presentare Estratti dall’Anima, con il conforto di Roberta Marra, uno dei titolari delle Edizioni Esperidi, vi è stata Anna Rita Favale, nota giornalista e scrittrice, che con delicatezza e, sostanzialmente con fare molto prudente ha offerto a Valentina, come si direbbe nella retorica calcistica, degli assist favolosi. Sicché Valentina ha sottolineato con raffinata dolcezza, ma al tempo stesso con forza e in maniera secca precisa e senza orpelli, alcuni concetti rivoluzionari presenti nel suo volumetto, perché disvelanti una Realtà che molti non hanno la possibilità di vedere mentre questa scorre dentro e sotto di noi.

            Valentina ha affermato con forza che l’anima non muta, è fissa, ferma, come il sole. Un concetto di portata deflagrante, per noi che concepiamo la vita in termini di sviluppo, di crescita, di evoluzione, per noi che guardiamo al passato come qualcosa di insufficiente e deficitario e al futuro come l’occasione per il compimento di ciò che effettivamente siamo.

            Da qui, si è creata una frattura tra il pubblico e Valentina, soprattutto quando ha marcato più volte di non aver bisogno di niente. Un’affermazione che, come si evidenzia nel prologo del Vangelo di Giovanni, “…le tenebre non l’hanno accolta.”. Noi concepiamo l’esistenza come mancanza e bisogno, insufficienza. Una concezione, che si potrebbe definire, della disperazione…

            Ma ricuciamo tutto, partendo dal fatto che pochi sono stati i filosofi, gli storiografi e gli scienziati che hanno avuto il coraggio di mettere in evidenza che la Storia non esiste, se non nella prospettiva formale. Lo stesso Zichichi afferma che l’idea dell’evoluzione rientra solo nella prospettiva delle opinioni: non è una verità, perché è qualcosa non dimostrabile con metodo certo e scientifico. Non esiste progressione dunque. Da altro verso, il noto storiografo Marc Bloch, nel suo famoso volumetto l’Apologie pour l’Histoire ou Métier d’Historien, sottolinea che non si può conoscere il presente se non si conosce il passato, ma del pari non si può conoscere il passato se non si conosce il presente, definendo così, in maniera sottile e non esplicita, che la storia non esiste, sono sempre, nella buona sostanza, gli stessi giochi e gli stessi meccanismi, seppur “in salsa diversa”. E potremmo andare avanti, ma non per molto. In ogni caso, la Nostra Valentina, giovane donna di trentatré anni sa perfettamente tutto questo, anche attraverso una proiezione intuitiva e visionaria.

            E così Valentina è conscia della sua perfezione che si produce in un’eternità fatta di studio e musica, dove queste non vengono concepite nella prospettiva della mancanza, ma semplicemente come esplicitazione del suo essere immutabile nel tempo, che si palesa di volta in volta in uno dei suoi aspetti. Lei dunque un diamante che, nella sua unità, di volta in volta mostra una delle sue numerosissime sfaccettature………….

            Un volumetto prezioso quello di Valentina, che si sostanzia in una presa d’atto della Realtà, nel quale con destrezza riesce a far intravedere, avvalendosi di un incedere sovente ossimorico, le contraddizioni della nostra esistenza e al tempo stesso, la sua unità. Si potrebbe giungere ad affermare che in molti tratti del suo scritto viene a compiersi la famosa coincidentia oppositorum di cusaniana memoria.

            Stride forte il suo rimarcare che le relazioni non cessano mai di esistere. Un’affermazione contundente, per noi che viviamo in una dimensione cotica, per noi che vogliamo dimenticare, per noi che vogliamo vivere senza memoria e senza passato, per noi che, in ultima istanza, volgiamo un prima, un dopo e un durante, senza comprendere che l’esistenza è un fluire senza un principio e senza una fine, ed in quanto tale è solo un eterno presente.

            Insomma e per concludere, e per concludere paradossalmente, il piccolo e prezioso libricino di Valentina, Estratti dall’Anima, è tecnicamente un conforto che lei ci offre, che offre a gente che vede nell’omologazione l’unica possibilità di esistenza e salvezza, quando invece è l’unica strada per non vivere o per vivere da morti, ciechi e sordi….immobili!!!

 

Mauro Ragosta