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martedì 26 ottobre 2021

Saperi & Sapori (parte ottava): l’acqua – di Mauro Ragosta

        Di primo acchito trattare dell’alimento e dell’elemento acqua potrebbe sembrare alquanto banale nella nostra rubrica. Nel vocabolario sovente troviamo scritto che si tratta di un liquido incolore e insapore, e tuttavia elemento decisivo di qualsiasi dieta. Nello specifico, senza assumere l’acqua, l’essere umano è destinato alla morte. Un detto popolare asserisce che: di fame non si muore, ma di sete sì!

            L’acqua dunque, alimento ed elemento principale di qualsiasi dieta. E ciò senza ricorrere alla nota affermazione che asserisce che siamo fatti di acqua, ovvero che più del 90% del corpo umano è composto da molecole di acqua, e che inoltre, la superficie terrestre è ricoperta per il 70% da acqua. Dall’altra, la sua estrema abbondanza porta a non dare il giusto risalto a simile elemento nelle diete. E ciò nella prospettiva tutta capitalistica che si fonda sulla scarsità e da questa, sul bisogno e quindi sulla commerciabilità. Non a caso l’economia si fonda tutta sul bisogno, in assenza del quale essa non avrebbe ragione di esistere.

Ma l’acqua non è scarsa e da qui il suo valore economico si presenta bassissimo, come basso si presenta anche la sua valenza nella prospettiva culturale, la quale, oggi, grandemente ignora quest’elemento, benché sia necessaria alla sopravvivenza del genere umano e il cui bisogno è ovviamente altissimo e decisivo.

       Ciò premesso, va sottolineato che nelle civiltà passate e fino a qualche secolo fa, l’acqua era elemento centrale nella vita di un popolo e da qui assumeva anche valenze simboliche di grande rilevanza, che oggi sono svanite in quasi tutti gli strati sociali. L’acqua era simbolo di vita e di morte, di elemento purificante. In tale direzione, va ricordato che dal costato di Gesù morente escono acqua e sangue, ovvero la vita e la conoscenza; il battesimo si sostanzia, dall’altra, nell’immersione nell’acqua dell’iniziato, dove questa ha la valenza di morte. Eh sì, perché un tempo si associava giustamente l’acqua al mare e si credeva che il mare fosse animato non solo da pesci per lo più innocui, ma anche da esseri mostruosi e pericolosissimi, e la sopravvivenza negli abissi marini per un uomo era pressoché impossibile.  Ed ancora note sono le pratiche legate alle abluzioni, che purificano sostanzialmente e metaforicamente il corpo e l’anima. Rispetto a queste ultime, famosissime sono ancora oggi le abluzioni degli induisti nel Gange, il fiume sacro dell’India. Meno attenzionate son invece le abluzioni dei presbiteri durante la messa.

          Ma al di là di ciò, l’acqua è sicuramente incolore, ma non insapore. Esistono, infatti, delle acque alimentari dolci, altre più acidule, altre ancora più dure e salmastre, alcune delle quali effervescenti e dotate di perlage di vario genere. E proprio come esistono varie qualità d’acqua, è possibile riscontrare vari tipi di digeribilità di queste. Note sono la digeribilità e la leggerezza delle acque del Pertusillo o del Vulture, e comunque di quasi tutte le acque della Calabria e della Basilicata. A queste si aggiungono quelle di alcune acque spiccatamente diuretiche, tra le quali ad esempio l’acqua di Fiuggi, un tempo conosciutissima, ed ancora oggi, sebbene costosissima e rarissima, in commercio.

            Sul mercato, tuttavia, esistono anche delle acque aromatizzate, per i palati più esigenti e raffinati. Il loro costo altissimo ne fa di queste un prodotto di nicchia, esclusivo, per quei pochi che hanno disponibilità finanziarie importanti. Il costo delle acque aromatizzate varia molto da tipo a tipo, giungendo anche a prezzi a due cifre per un litro. Si tratta, però, di un prodotto già noto ai nostri nonni, ed in genere ai nostri avi, che sovente utilizzavano acque aromatizzate con pratiche tutte caserecce, casalinghe. Per chi è avanti nell’età sa che d’estate si presenta ottima come dissetante l’acqua aromatizzata con le foglie di menta, a cui spesso si aggiungono delle bucce di limone.

            L’acqua aromatizzata, in genere si ottiene immergendo nell’acqua bollente le foglie delle piante che interessano, ma anche alcune spezie. Poi si lascia raffreddare il tutto sino a collocare questo in frigo, per servirlo a bassa temperatura. E questo almeno in estate. Insomma, una pratica dimenticata, o fattaci dimenticare, per indurre il consumatore ad acquistare e consumare le bevande industriali o “artigianali”, che mai tuttavia avranno la bontà di queste acque aromatizzate con le antiche pratiche della “nonna”, sempre attuale, dunque.

 

Mauro Ragosta

 

Nota: chi fosse interessato alla produzione di saggi di Mauro Ragosta, può cliccare qui di seguito per le principali delucidazioni:
https://youtu.be/lhdKGKUfH6Q