E così, con questo “pezzo” ci si avvia alla Seconda Riflessione sull’Intelligenza Artificiale, questa volta però, ragionando al contrario, ovvero cercando di comprendere cosa non sia l’Intelligenza Artificiale. E questo perché su troppi Media si va spacciando che la robotica assistita da IA sostituirà l’Uomo, dando dunque a questi valori totali, assoluti, onnicomprensivi. Si tratta, ovviamente, di terrorismo mediatico, che sebbene sotto certi aspetti risulti utile e interessante, per altri versi tutto quanto si va dicendo sull’IA deve essere stemperato, ammorbidito e, parafrasando il titolo di un noto volume di Carlo Elia Valori[1], comprenderne ciò che rientra nella Realtà e ciò che attiene, invece, al Mito.
E così come appena accennato, questa volta ragioneremo al contrario, percorrendo la strada sottrattiva. Il nostro argomentare sarà teso, dunque, ad eliminare o a ricondurre al reale quegli appellativi e quelle caratteristiche che si attribuiscono all’IA e che pertanto non possono reputarsi attinenti ad essa.
In questo breve viaggio, per certi aspetti dietetico-letterario, bisognerà avviarsi, considerando che l’azione umana, qualsiasi azione umana, nel tempo e nello spazio è unica e irripetibile dall’Uomo stesso. Considerazione che con facilità porta a desumere che l’Uomo è un vulcano creativo in piena eruzione …una creazione in atto!
Va da sé che si escluderà da tale assunzione, tutte quelle riflessioni tese ad attribuire un valore all’azione umana, che per noi non sarà né positivo né negativo, liberandola così da un certo sistema di categorie. E così ne consegue che l’azione umana potrà essere considerata, allo stesso tempo, perfetta oppure fallace, errata, insufficiente, ma questo non inficerà minimamente il nostro percorso riflessivo.
La non ripetibilità dell’azione umana da parte dell’Uomo stesso è facilmente riscontrabile personalmente, osservando la propria esistenza e le proprie azioni, molte di esse simili, ma nessuna sarà mai uguale a un’altra! Una constatazione assistita anche dalla scienza che afferma che in Natura non esistono due cose uguali, a partire dagli organismi unicellulari. Non è un caso che grandi sforzi si compiono ancora oggi nell’ambito del Calcolo Infinitesimale, che trova il suo fondamento proprio nella legge generale della diversità di ogni forma vivente e non.
Logica conseguenza di ciò è che ogni forma di vita nella Realtà è a se stante e diversa da tutte le altre, e non solo. Anche in riferimento a sé, va ribadito, essa non produce e non è in grado di riprodurre la sua azione, il suo movimento.
Sicché l’Uomo attiene ad una forma di vita unica e non replicabile, in ogni istante della sua esistenza. Cosa facilmente riscontrabile soprattutto per chi conduce una vita performativa, dove è macroscopico che non esiste la possibilità di una esatta replica, tel quel, nonostante i grandi sforzi che si producono in tale direzione: inutili, dunque? Ma certo che no! Anche questi fanno parte della vita creativa …e dunque “costruttori”, sebbene utopici …e l’Uomo ha bisogno anche di questi…utopismi!
All’esatto opposto dell’Uomo, ovvero alla Legge della Non Ripetibilità, troviamo le macchine e anche l’Intelligenza Artificiale. E se le macchine per antonomasia incarnano la Legge della Ripetizione, non meno per l’Intelligenza Artificiale, capace sempre di replicarsi. E ciò anche nel campo quantistico con riferimento ai Computer, che adottano i qbit, e ai loro Sistemi di Calcolo, sebbene in questo caso il dato o il risultato quantistico non sia ancora immagazzinabile.
Ponendo la lente di ingrandimento anche sulle diverse attività artistiche, se ne potrà dedurre che quelle afferenti all’Uomo, per definizione sono attività non replicabili, uniche, mentre non è così per quelle prodotte con l’IA, anzi, per queste vale il contrario.
E qui, entrano in campo un altro distinguo: perché l’uomo è caratterizzato da forme espressive uniche in ogni istante della sua esistenza, mentre non è così per IA e le macchine che assiste?
E di facile deduzione che l’essere vivente, e in particolare l’Uomo, sono strutture “alchemiche” in continua ri-soluzione, la cui espressione-azione è il risultato del combinarsi di fattori interni, psico-biologici, e del comportamento dell’ambiente, anche nelle sue varianti culturali, sociali e politiche. Si tratta di un conglomerato di variabili, che si struttura, si muove e si esprime in un google di combinazioni, tutte diverse, non replicabili, poiché appunto il risultato di un google di fattori ed elementi in costante movimento.
Dall’altro lato, quello opposto, le Macchine, assistite dalla cosiddetta Intelligenza Artificiale, che dipendono unicamente da variabili logico-matematiche e da un archivio, sia esso little, big o addirittura megabig. E nonostante tali Macchine si producano e riproducano in modalità di autoapprendimento, i loro processi sono e devono essere programmati... Per l’Uomo tutto questo è escluso! …o forse!
La domanda che si pone a questo punto è se le Macchine o i Robot avranno o meno in un prossimo futuro, del sangue e cellule. Se la risposta è sì, abbiamo perso tempo, molto tempo, perché l’Uomo ce l’abbiamo già!!!
Mauro Ragosta