Da qualche settimana circolano,
soprattutto da noi, in provincia di Lecce, i primi due “libriccini” prodotti e
realizzati da Anna Troso, donna pienamente matura -moglie del noto magistrato
Francesco Cosentino e madre di Salvatore Cosentino, anch'egli magistrato e performer teatrale- la quale ha sfruttato il periodo del lockdown per mettere ordine alla sua produzione letteraria mai
pubblicata, e per questo rimasta intima, riservata, “privata”, quasi un tesoro
nascosto, al quale ha voluto dare tuttavia “un cominciamento”. Quei momenti
lenti di marzo e di aprile hanno, infatti, favorito nella Troso un’attività
ordinatoria delle sue elaborazioni, letterarie per l’appunto, che le ha consentito
di giungere ad una soddisfacente compiutezza e, entro certi limiti, ad
un’appagante chiarezza, tali da stimolare nella Nostra l’azione pubblicatoria,
quale momento superiore, o forse inevitabile passo per approdare ad un ordine ulteriore
delle sue riflessioni, delle sue ricerche.
I due volumetti autoprodotti, il
primo dal titolo Frammenti e Suggestioni d’Arte, ed il secondo dal titolo
Quando l’Arte è Donna, raccolgono alcune informazioni e brevi riflessioni su certi
artisti o personaggi centrali del mondo dell’arte, che hanno vissuto il momento
del loro massimo splendore nei decenni centrali del Novecento. In particolare,
la nostra Troso in questi volumetti offre alcuni dettagli e alcune informazioni
circa la loro vita, il loro pensiero, la loro pittura o scultura, a seconda dei
casi, o ancora con riferimento al loro ruolo in questo magico ed affascinante ambiente.
I bei “quadretti letterari” sono poi accompagnati da alcune immagini della
produzione artistica dei soggetti trattati o dei momenti salienti della loro
esistenza.
Il lavoro letterario della signora Anna, peraltro
docente di matematica, ora in pensione, indurrebbe, di primo acchito, a definirlo
un prodotto semplicistico, essendo questo la sua prima pubblicazione, la sua
prima esperienza come autrice e non possedendo, al riguardo, una specifica
formazione. In effetti, i libretti della Troso sono semplici, ma tutt’altro che
banali, tuttavia, essendo tali solo per le sensibilità poco sviluppate o
cresciute all’interno di una specializzazione troppo spinta e per questo
foriera solo di sterilità e folli certezze, perché prive di dubbi e dunque
dispotiche ed incapaci di com-prendere la complessità. E mi fermo qui, aprendosi
questioni decisive e delicate di metodo su come intendere l’Uomo, e da qui le sue
dinamiche artistico-letterarie, se come meccanismi avulsi dalla Realtà o parte
di qualcosa di più complesso col quale interagisce. Insomma, se adottare una
visione delle cose “allopatica o olistica”.
Ad ogni modo, il primo libriccino della Troso, ovvero
Frammenti e suggestioni d’Arte, inquadra la vita e le opere di due pittori ed
uno scultore, ovvero Mario Sironi, Eduar Hopper e Alberto Giacometti, mentre
nel secondo, Quando l’Arte è Donna, appunto, descrive l’esistenza, il pensiero
e l’azione della direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Palma
Buccarelli, delle artiste Niki de Saint-Phalle, Gisetta Fioroni, Georgi
O’Keeffe e della gallerista e collezionista Peggy Guggenheim.
Al riguardo, va subito sottolineato che la scelta dei
personaggi, operata dalla nostra Troso non è dettata da una logica concatenata
in una prospettiva storica ed ideologica, tipico tale incedere di chi è oramai
fuori tempo, perché facente parte di una mentalità dominante fino alla fine
agli anni ’80 del secolo scorso e che oggi si presenta assolutamente senza
senso, in un mondo che procede nella conoscenza in maniera asintotica.
Ora, i personaggi della Troso sono quasi tutti
appartenenti all’upper class, che ha
caratterizzato la metà del Novecento; quell’upper
class che non ha confini nazionali, anzi non ha, forse, una Patria e non si
identifica col territorio; un’upper class
che non ha impellenze economiche e non presenta quelle catene del bigottismo
piccolo borghese. Un’upper class dove
la distinzione uomo-donna non si risolve nel confronto, ma indica due strade
differenti di approcciare all’esistenza, a volte coincidenti, a volte tangenti,
ma mai con-fuse. Ecco, sono soggetti il cui agire è dettato da scopi superiori,
dove l’Arte è vissuta in una prospettiva totemica, ovvero sono tutti soggetti
che gravitano attorno all’Arte e a tutto ciò che implica l’Arte. Un Arte mai
vista come feticcio, ma come possibilità….
In tale quadro, la nostra Troso opera una formula
letteraria tale che parole e pensieri personali non deformano la notizia, il
dato, restituendo al lettore un’immagine degli artisti o personaggi del mondo
artistico, che egli stesso può arricchire secondo la sua sensibilità,
soprattutto culturale. La Troso traccia, in definitiva, una strada intermedia
percorribile dallo storico dell’arte o da un artista, ma anche da un sociologo,
uno storico, nelle sue varie declinazioni, uno psicologo, un antropologo, un
esoterista o un religioso.
Ecco, la nostra Troso, in tale operazione è donna
degli “accenti” anziché degli “aggettivi”; è donna che sollecita la deduzione
anziché l’induzione; è donna delle reticenze, più che dei virtuosismi tecnici e
letterari. Tutti questi, credo, attributi tipici e proprietà del femminile.
L’Arte per i personaggi della Troso è un modo
d’essere, non braccato dalle esigenze del profitto e della produzione. A questo
punto si può capire il valore delle operette della Troso, mettendo queste in
evidenza una delle peculiarità dell’Uomo che sta per venire, quell’Uomo
dell’intelligenza artificiale, della robotica, dell’ingegneria genetica, che
liberato dalle impellenze della sopravvivenza coglie l’Arte come strumento
possibile di vita, di elaborazione e rielaborazione della Realtà, alla ricerca
di se stesso.
La nostra Troso, in definitiva, con i suoi due
volumetti, descrive con raffinata sensibilità, una parte importante del mondo
che ci aspetta, attraverso personaggi, che, di fatto, hanno anticipato i tempi,
a volte indossando anche vesti profetiche. E ciò non solo con le loro opere, ma
anche con la loro vita e con la concezione che di questa hanno avuto.
Mauro Ragosta
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