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martedì 11 agosto 2020

Recensione n°13 - Anna Troso: esordio letterario giusto o giusto esordio letterario? – di Mauro Ragosta


          Da qualche settimana circolano, soprattutto da noi, in provincia di Lecce, i primi due “libriccini” prodotti e realizzati da Anna Troso, donna pienamente matura -moglie del noto magistrato Francesco Cosentino e madre di Salvatore Cosentino, anch'egli magistrato e performer teatrale- la quale ha sfruttato il periodo del lockdown per mettere ordine alla sua produzione letteraria mai pubblicata, e per questo rimasta intima, riservata, “privata”, quasi un tesoro nascosto, al quale ha voluto dare tuttavia “un cominciamento”. Quei momenti lenti di marzo e di aprile hanno, infatti, favorito nella Troso un’attività ordinatoria delle sue elaborazioni, letterarie per l’appunto, che le ha consentito di giungere ad una soddisfacente compiutezza e, entro certi limiti, ad un’appagante chiarezza, tali da stimolare nella Nostra l’azione pubblicatoria, quale momento superiore, o forse inevitabile passo per approdare ad un ordine ulteriore delle sue riflessioni, delle sue ricerche.
            I due volumetti autoprodotti, il primo dal titolo Frammenti e Suggestioni d’Arte, ed il secondo dal titolo Quando l’Arte è Donna, raccolgono alcune informazioni e brevi riflessioni su certi artisti o personaggi centrali del mondo dell’arte, che hanno vissuto il momento del loro massimo splendore nei decenni centrali del Novecento. In particolare, la nostra Troso in questi volumetti offre alcuni dettagli e alcune informazioni circa la loro vita, il loro pensiero, la loro pittura o scultura, a seconda dei casi, o ancora con riferimento al loro ruolo in questo magico ed affascinante ambiente. I bei “quadretti letterari” sono poi accompagnati da alcune immagini della produzione artistica dei soggetti trattati o dei momenti salienti della loro esistenza.
Il lavoro letterario della signora Anna, peraltro docente di matematica, ora in pensione, indurrebbe, di primo acchito, a definirlo un prodotto semplicistico, essendo questo la sua prima pubblicazione, la sua prima esperienza come autrice e non possedendo, al riguardo, una specifica formazione. In effetti, i libretti della Troso sono semplici, ma tutt’altro che banali, tuttavia, essendo tali solo per le sensibilità poco sviluppate o cresciute all’interno di una specializzazione troppo spinta e per questo foriera solo di sterilità e folli certezze, perché prive di dubbi e dunque dispotiche ed incapaci di com-prendere la complessità. E mi fermo qui, aprendosi questioni decisive e delicate di metodo su come intendere l’Uomo, e da qui le sue dinamiche artistico-letterarie, se come meccanismi avulsi dalla Realtà o parte di qualcosa di più complesso col quale interagisce. Insomma, se adottare una visione delle cose “allopatica o olistica”.
Ad ogni modo, il primo libriccino della Troso, ovvero Frammenti e suggestioni d’Arte, inquadra la vita e le opere di due pittori ed uno scultore, ovvero Mario Sironi, Eduar Hopper e Alberto Giacometti, mentre nel secondo, Quando l’Arte è Donna, appunto, descrive l’esistenza, il pensiero e l’azione della direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Palma Buccarelli, delle artiste Niki de Saint-Phalle, Gisetta Fioroni, Georgi O’Keeffe e della gallerista e collezionista Peggy Guggenheim.
Al riguardo, va subito sottolineato che la scelta dei personaggi, operata dalla nostra Troso non è dettata da una logica concatenata in una prospettiva storica ed ideologica, tipico tale incedere di chi è oramai fuori tempo, perché facente parte di una mentalità dominante fino alla fine agli anni ’80 del secolo scorso e che oggi si presenta assolutamente senza senso, in un mondo che procede nella conoscenza in maniera asintotica.
Ora, i personaggi della Troso sono quasi tutti appartenenti all’upper class, che ha caratterizzato la metà del Novecento; quell’upper class che non ha confini nazionali, anzi non ha, forse, una Patria e non si identifica col territorio; un’upper class che non ha impellenze economiche e non presenta quelle catene del bigottismo piccolo borghese. Un’upper class dove la distinzione uomo-donna non si risolve nel confronto, ma indica due strade differenti di approcciare all’esistenza, a volte coincidenti, a volte tangenti, ma mai con-fuse. Ecco, sono soggetti il cui agire è dettato da scopi superiori, dove l’Arte è vissuta in una prospettiva totemica, ovvero sono tutti soggetti che gravitano attorno all’Arte e a tutto ciò che implica l’Arte. Un Arte mai vista come feticcio, ma come possibilità….
In tale quadro, la nostra Troso opera una formula letteraria tale che parole e pensieri personali non deformano la notizia, il dato, restituendo al lettore un’immagine degli artisti o personaggi del mondo artistico, che egli stesso può arricchire secondo la sua sensibilità, soprattutto culturale. La Troso traccia, in definitiva, una strada intermedia percorribile dallo storico dell’arte o da un artista, ma anche da un sociologo, uno storico, nelle sue varie declinazioni, uno psicologo, un antropologo, un esoterista o un religioso.
Ecco, la nostra Troso, in tale operazione è donna degli “accenti” anziché degli “aggettivi”; è donna che sollecita la deduzione anziché l’induzione; è donna delle reticenze, più che dei virtuosismi tecnici e letterari. Tutti questi, credo, attributi tipici e proprietà del femminile.
L’Arte per i personaggi della Troso è un modo d’essere, non braccato dalle esigenze del profitto e della produzione. A questo punto si può capire il valore delle operette della Troso, mettendo queste in evidenza una delle peculiarità dell’Uomo che sta per venire, quell’Uomo dell’intelligenza artificiale, della robotica, dell’ingegneria genetica, che liberato dalle impellenze della sopravvivenza coglie l’Arte come strumento possibile di vita, di elaborazione e rielaborazione della Realtà, alla ricerca di se stesso.
La nostra Troso, in definitiva, con i suoi due volumetti, descrive con raffinata sensibilità, una parte importante del mondo che ci aspetta, attraverso personaggi, che, di fatto, hanno anticipato i tempi, a volte indossando anche vesti profetiche. E ciò non solo con le loro opere, ma anche con la loro vita e con la concezione che di questa hanno avuto.

Mauro Ragosta

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