È con la breve disanima del pensiero di
Zygmunt Bauman, che termina la prima sezione della rubrica i Pensatori
Contemporanei di Maison Ragosta, la
quale ha avuto come file ruoge il
relativismo. Questa prima fase termina proprio con Zygmunt Bauman, il quale, in
buona sostanza, prende atto degli effetti dell’affermarsi del conglomerato di
proposizioni legate a questo tipo di costruzione filosofica, alla quale si sono
connesse quelle sociologica, economica, storica, ma anche psicologica, fino a
quelle matematiche e fisiche, del pensiero legato al “…fate, pensate e dite quello che volete…” in cui si sostanzia il
relativismo. Zygmunt Bauman, sociologo polacco, in effetti, ha lavorato
il pensiero imperante, quello relativo appunto, scattando una fotografia della
nostra società, risultato di tale pensiero e coniando il concetto “società
liquida”. Con Bauman si aprono così scenari, anche di consapevolezza, importanti,
disquisendo proprio sulle modalità in cui l’uomo oggi si pone rispetto ai
rapporti umani e al benessere materiale.
Ma,
prima di focalizzarci sulle osservazioni di Zygmunt Bauman, vale la pena soffermarsi sui tratti salenti
della sua esistenza. Nato da genitori ebrei non praticanti, a Poznan (Polonia)
nel 1925. Giovanissimo scelse come fede politica il comunismo. Sicché, appena
diciottenne si mise a sevizio di un’unità militare sovietica, per la precisione
il KBW, che aveva lo scopo di combattere l’anticomunismo. Dopo la guerra, iniziò
a studiare sociologia all’Università di Varsavia, ove, dopo una breve
permanenza di studio in Inghilterra, presso la London School of Economics, rimase fino al 1968. Maxisiano convinto, successivamente si avvicinò al pensiero
di Gramsci e Simmel.
Proprio nel 1968, nel marzo infatti, il ministro Mieczyslaw Moczar scatenò
una dura campagna antisemita, culminata in una vera e propria “purga” dagli
ebrei, che non consentì a Bauman di candidarsi a leader del Partito polacco dei Lavoratori Uniti e fece perdere al
contempo la sua cattedra all’Università di Varsavia.
Colpito dall’epurazione, Bauman riparò in Israele, dove ottenne di
insegnare presso l’università di Tel Aviv, in seguito, si traferì in Inghilterra,
presso l’università di Leeds, fino alla sua morte, avvenuta nel 2017.
Bauman è stato, forse, il pensatore che
meglio ha interpretato il caos che ci circonda e il disorientamento in cui
viviamo. Il suo pensiero si inerpica esperendo quelle ambiguità, contraddizioni
e inquietudine in cui è immerso l’uomo post-moderno ed individua un esercito di
consumatori di feticci, che fanno di tutto per “assomigliare l’uno con l’altro”.
Risultato ultimo, questo, del cosiddetto “pensiero debole”, il relativismo appunto,
che ha condotto a quella che lui definisce Società Liquida per indicare uno
stato di cose che sfugge all'uomo contemporaneo, il quale conduce ad una
vistosa perdita di identità. Una società
che vuole quest'uomo-consumatore avvezzo, infatti, al consumo e non alla
ricerca di sé stesso: “consumo ergo sum” è il diktat che ne proviene da questa
analisi. Un consumo che si sviluppa in tutti gli aspetti della vita dell’Uomo.
E così si consumano rapporti umani, si dissipano patrimoni, in una prospettiva
dell’effimero, dove la centralità non è più l'uomo in quanto tale, ma l’essere
ingranaggio di un sistema dove la produzione è fine a se stessa, la quale
necessita di un corrispettivo consumo, che non ha un senso ben preciso,
risolvendosi, quasi esclusivamente, in un evento emotivo. Da qui, un individuo
incapace di costruire e che viene trasformato o si trasforma in un ente Liquido, se non
proprio “aeriforme”
In altre parole, quando si lascia l’uomo
in uno spazio non definito, dove può fare quello che vuole, può pensare quello
che vuole, andare dove vuole, dire quello che vuole, dove il tutto si basa
sulle emozioni, si ha una perdita di identità, che può essere ricercata, ma vanamente e disperatamente, solo
col consumo del bene-feticcio.
In questa perdita di identità l’uomo
diventa autistico e non riesce più a comunicare. Da qui il disagio, l’inafferrabilità
di tutti i rapporti, che diventano fonte più di stress ed ansia, che di vero
piacere e momento di aggregazione. Il relativismo, in tale prospettiva ed in
buona sostanza, ha condotto al paradosso della libertà, sortendo effetti
contrari alla libertà stessa.
Bauman, così, punta i riflettori su una
società che si basa esclusivamente sul profitto, fine a se stesso e senza senso
appunto, che si traduce, poi, in questo concetto di umanità liquidità, incapace
di stabilire dei confini per sé stesso e per gli altri. Tutto, dunque, viene
lasciato al discernimento dell’emozione, dove l'uomo post-moderno si
liquidifica, perché in balia di un oceano emotivo appunto, che prima o poi lo
travolgerà drammaticamente.
Grazia Renis-Mauro Ragosta
Nota: chi fosse interessato alla produzione di saggi di Mauro Ragosta, può cliccare qui:
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