Ed eccoci qui al secondo ritratto
foto-letterario di Maison Ragosta, dove tutto, questa volta converge su
Salvatore Cosentino.
Come è noto ai più, Cosentino è un
magistrato di fascia molto alta -Sostituto Procuratore della Repubblica in Corte d’Appello presso
il tribunale di Lecce- e, assieme, apprezzatissimo performer teatrale. Sicuramente, è personaggio di spicco
nell’ambiente culturale salentino ed in particolare nel capoluogo, non mancando
tuttavia di essere accreditato e molto
conosciuto anche in ambito nazionale, e non solo perché si è esibito in teatri
di primissimo livello. E con ciò va detto anche che si tratta di uomo dal
grande estro e dal singolare acume, qualità che possono essere godute nelle sue
incursioni teatrali, e dalle quali chiaramente traspare la sua vasta cultura,
che si sviluppa non solo sul piano verticale, ma anche su quello orizzontale.
Nel suo incedere teatrale è facile
abbinarlo a Wagner, come si è avuto modo di mettere in luce in altri pezzi
giornalistici. Ma non solo. E’ molto vicino anche a Carmelo Bene, non tanto sul
piano tecnico e fonico, quanto piuttosto nel suo modo di concepire lo spazio
scenico. Circa la tecnica compositiva va sottolineato, poi, che Cosentino usa in
maniera spinta la Ragione, per verificarne, in una cornice molto spesso
ironica e con colpi di scena magistrali,
i suoi limiti. E questo perché dà centralità all’Uomo nella sua interezza.
Da alto magistrato, Cosentino è uomo
che di fatto decide per sé e per gli altri. E tuttavia questa circostanza non
lo travolge né lo contamina più di tanto nella sua essenza profonda, avendo
infatti la capacità-abilità di lasciarsi guidare: double face, insomma! E come scriverebbe un giovane laureato nel
suo curriculum: ha spiccate attitudini alla leadership,
ma sa anche lavorare in gruppo.
Ed ecco perché il mio esercizio
foto-letterario è diventato il nostro, almeno sul piano della scelta delle
scenografie. Questa è caduta sui murales
realizzati a San Cataldo e all’interno del quartiere 167/b di Lecce, da pittori
nei confronti dei quali abbiamo convenuto circa il loro estro e le loro abilità
tecniche, a tal punto che ci è venuto facile e senza azzardo definirli dei veri
e propri artisti, anche di ottimo livello in molti casi.
Nell’azione fotografica, da
concepire in tutta la sua interezza e in tutti i suoi passaggi, è prevalsa
l’intenzione di creare delle immagini del nostro Cosentino che esprimessero
allo stesso tempo dinamismo e stabilità, perché in ciò si sostanzia la sua
personalità, duttile e assieme granitica, ferma. Da qui, poi, si sono
privilegiati i toni pastello, sui quali si stagliano dei neri profondi, densi,
assoluti, che esprimono assieme la sua gentilezza, il suo fare garbato e
l’intelligente riservatezza, non solo dovuta al suo ruolo istituzionale, ma
collegabile in larga parte ad un fatto di stile e di gestione ragionata delle
relazioni. Insomma, scatti quelli qui proposti nella cui realizzazione è
prevalso il divertimento, ma all’interno di una cornice concettualmente e
ideologicamente complessa e , a tratti, esclusiva e per niente pop.
Mauro
Ragosta
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