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domenica 30 ottobre 2022

Punto Nave: il 2022 – di Mauro Ragosta

 

           Dopo circa due anni silenzio sui temi di politica, economia e società, Maison Ragosta riattiva questi comparti culturali, composti quasi esclusivamente di spunti e di riflessioni, che sono stati centrali nei suoi due primi anni di attività, ovvero nel 2019 e nel 2020, in linea con la sua strategia di fondo che mira sostanzialmente all’intrattenimento.

            Questo ritorno è caratterizzato da una marcatura ancora più forte sull’assenza di uno specifico orientamento politico, in linea con le dinamiche di scenari più ampi, che vedono l’intellettuale posto nel ruolo dell’osservatore, quasi asettico. Un orientamento dichiarato oramai pubblicamente sia da noti intellettuali sia di destra sia di sinistra. Da Veneziani a Cacciari il mestiere dell’intellettuale è quello della sintesi e della presa d’atto, di colui che riesce ad avere una visione d’insieme. Un ruolo non sposato da tutti, ma oramai il processo è stato avviato e, dato lo scenario, difficilmente potrà essere arrestato.

            E così dopo oltre cento anni di attività in prima linea, a partire con la Seconda Repubblica, gli intellettuali sono stati relegati al ruolo di “supporter” dei politici. Un processo lento che si è evoluto nella Terza Repubblica portando a fargli svolgere, soprattutto a quelli di prima linea, un ruolo tecnicamente di “commentatore” di ciò che succede in politica, in economia, nella società. Una crescita o una deminutio?

            Sulla domanda si tornerà in seguito, anche se molto stimolante si presenta per chi scrive e ci si immagina, anche per chi legge. Ma veniamo al punto di questo pezzo, che tenta di produrre una sintesi del 2022.

            Ora, premesso che nel 2020 e nel 2021, a seguito della Covid-Economia, che ha fatto schizzare in alto, come mai si era visto prima, il debito dello Stato e ha permesso un possente trasferimento di ricchezza nel settore sanitario, la vera novità del nostro tempo è rappresentata da una modificazione strutturale dell’economia, che ha visto l’avvio delle pratiche del Telelavoro e del Bonus Statale. Due elementi questi che saranno strutturali negli anni che verranno, per molte ragioni, ed in primis per il premere dell’informatizzazione e della robotizzazione dei processi produttivi, che saranno sempre più pregnanti ed inarrestabili nel futuro. Nel 2022, invece, sono emerse altre due novità.

            Il 2022 si è aperto con la guerra in Ucraina, che mese dopo mese ha mostrato il suo vero volto, ovvero quello di “momento flettente” -usando un linguaggio da ingegneri civili- dove si scaricano tutti i processi di aggiustamento delle posizioni di potere politico ed economico delle aree più sviluppate del Globo. Per i più attenti osservatori è evidente che gli sviluppi della scienza e dell’applicazione tecnologica hanno fortemente compromesso le relazioni tra i vari blocchi di controllo dei vari territori, le cui tensioni emergono in Ucraina, come momento “dialogante”.

            Da questa lettura, va da sé che la guerra in Ucraina durerà fino a quando non si troveranno nuovi equilibri economici e di potere a livello globale, che porteranno quasi sicuramente una potente accelerazione degli sviluppi della società, di una società nuova, magari dove saranno centrali, tra gli altri, il Bonus Statale e il telelavoro.

            Ad aiutare il consenso popolare per queste soluzioni, vi sarà l’inflazione, che già oggi in Italia ha superato il 10%. Inflazione che, in qualche modo pilotata, fa sentire tutto il suo peso sui portatori dei redditi più bassi, quelli che si adeguano molto lentamente all’aumento dei prezzi, invogliando così il comune cittadino a riorientare le sue scelte di vita, ovviamente nella direzione indicata dalle nuove tecnologie e dalla nuova economia, che stanno velocemente prendendo piede e diffusione.

            Il 2022, e almeno rispetto al caso italiano, può essere preso come momento d’avvio effettivo della crisi della politica popolare. Il basso tasso di afflusso alle urne nell’ultima tornata elettorale, il più basso da che esiste la Repubblica, da un lato, e dall’altro una scarsa partecipazione e sensibilità nei confronti di coloro che si autodefiniscono complottisti e contro il Sistema, mette in luce che una fetta importante della popolazione italiana ha messo in soffitta qualsiasi argomento politico. Molti sono i cittadini che non vogliono più “giocare” né al gioco della democrazia, ma neanche al gioco del sovversivo, dell’antisistema, chiudendosi in una sorta di autismo sociale più soddisfacente dal punto di vista esistenziale.

            Certamente, lo sviluppo culturale della popolazione è la prima causa di tale situazione, in quanto mette in luce le incongruenze strutturali della Costituzione (si veda ad esempio la questione legata al vincolo di mandato, art.68 della nostra costituzione) e del sistema politico ufficiale preso nel suo complesso, che non convince più…

 

Mauro Ragosta

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