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domenica 14 aprile 2019

Grande Salento: verso lo spopolamento? - di Mauro Ragosta


     


       E’ di grande attualità il tema dell’immigrazione o, per meglio dire, delle politiche di ripopolamento dei territori europei. Naturalmente, è questa una questione che riguarda anche il Grande Salento, anche se le opinioni in merito sono, a volte, anche molto discordanti. Certamente, qui vale la pena evidenziare qualche dato statistico. In particolare, va subito messo in luce che la popolazione delle tre province salentine sta rapidamente invecchiando. Nello specifico, mentre gli ultrasessantacinquenni fino a vent’anni fa costituivano pressoché il 15% della popolazione complessiva, oggi tale percentuale supera abbondantemente il 22%, dove tale valore arriva al 23% nella provincia di Brindisi e al 24% nella provincia di Lecce, quella col maggior carico di persone anziane.
            E la popolazione salentina invecchia, ma non si riproduce. A tal riguardo, mentre vent’anni fa i giovanissimi (quelli da 0 a 19 anni) rappresentavano il 25% della popolazione, oggi la situazione si presenta drammatica e ribaltata. Questi, infatti, attualmente non superano il 20%. E qui, sempre la provincia di Lecce ha il primato negativo, registrando un appena 17%. Fanno meglio le province di Brindisi e Taranto, ma con scarti del tutto irrilevanti.
            In linea con quanto detto, anche la famiglia ha perso la sua funzione riproduttiva in maniera importante. Infatti, mentre nel 2001 le tre province registravano un nucleo familiare intorno a valori medi di 2,8 persone, questo dato oggi è precipitato a 2,2, dove anche qui la provincia di Lecce registra la peggiore performances, con 2,1.
            In sintesi, sotto il profilo demografico, la situazione si presenta preoccupante soprattutto per la provincia di Lecce, mentre le province di Brindisi e soprattutto di Taranto presentano dinamiche un po’ più decelerate, all’interno di un quadro ovviamente depressivo.
            E la componente della popolazione straniera non compensa tali tendenze, costituendo ancora una fetta della popolazione ancora molto bassa. Al riguardo, si pensi che gli stranieri nel Grande Salento non sono più del 3,5% della popolazione con un picco in provincia di Lecce, dove la percentuale sfora il 4%. In tutto, gli stranieri nelle nostre tre province, non superano le 74.000 unità su una popolazione complessiva di poco inferiore ad 1.800.000 unità.
            La previsione per il prossimo decennio è che le tendenze evidenziate debbano accentuarsi soprattutto in provincia di Lecce. Siamo pertanto in presenza di un netto fenomeno di invecchiamento della popolazione, dove i giovani non compensano più tali dinamiche. Da qui, le politiche di immigrazione del Governo. E tuttavia è per noi conveniente che le autorità favoriscano l’arrivo di extracomunitari nelle nostre terre?
        Al riguardo va considerato che la riduzione delle nascite nel Grande Salento potrebbe considerarsi come la soluzione che la popolazione ha dato spontaneamente al problema della disoccupazione. La nostra economia infatti non è in grado di assorbire tutte le giovani risorse. Noto è il tasso a due cifre della disoccupazione, soprattutto giovanile. E non è azzardato dire che il nostro territorio è sovrappopolato e che naturalmente si stia orientando verso scenari più consoni alla sottostante economia. Restando così la situazione demografica, infatti, nel giro di vent’anni il nostro territorio, per effetto della riduzione delle nascite, dovrebbe presentare tassi di disoccupazione più accettabili e tali che il sistema produttivo li possa sostenere, con beneficio per tutti. Una soluzione che privilegia lo spopolamento anziché una maggiore dinamicità economica.
            In tale direzione, ovviamente le operazioni di ripopolamento attuate dal Governo sono assolutamente dannose, perché manterrebbero alto il tasso di disoccupazione e dunque di disagio sociale. E ciò perché il sistema produttivo del Grande Salento non presenta tendenze espansive, ma stabili e tali da assorbire solo una quota fissa di popolazione, che al momento è in disarmonia con gli aspetti demografici.

Mauro Ragosta

2 commenti:

  1. Ottima analisi, complimenti Mauro! Penso tuttavia che un ulteriore dettagliato approfondimento delle rispettive 3 realtà provinciali porterebbe a conclusioni un pò diverse da quelle da te descritte a cominciare da quella dell'invecchiamento generazionale che comporterebbe una maggiore occupazione! Viene da chiedermi: con quale generazione?Quella giovanile ormai ridotta all'osso? Ed in quali settori considerato lo sterminio "Xilella fastidiosa" in agricoltura, la quasi fine del calzaturiero del tessile e dell'artigianale in genere che a tutt'oggi non hanno trovato nuove produzioni e diverse occupazioni come avvenuto negli anni '70 con la fine della coltivazione e lavorazione dei tabacchi! Ci sarebbe ancora tanto da dire in merito ma per ora ti chiedo scusa per il mio intervento,riservandoci magari un contraddittorio pubblico più esteso ed approfondito! Sempre con stima e rispetto!Egidio Antonazzo

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    1. Egidio caro, è molto interessante ciò che sottolinei. Mi riservo di fare un articolo ad hoc per risponderti, perché ho bisogno di un po' di spazio e questo a disposizione non è sufficuente. Un caro saluto a te e alla tua Supersano

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