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martedì 30 luglio 2024

Saper Fotografare (parte sedicesima): La gestione dei colori: il Nero – di Mauro Ragosta

          E noi ripartiamo con la nostra Rubrica, sempre dallo stesso punto, ovvero quello dal quale si marca ancora una volta che l’uso del colore da parte del fotografo presenta almeno due approcci. Da una parte, il colore viene utilizzato prevalentemente nella prospettiva emotiva e, dunque emozionale, dall’altra all’interno di un contesto cognitivo, simbolico, di significato, spesso molto preciso, dove i contenuti intellettivi e culturali sono decisamente molto più ampi, rispetto all’alternativa qui appena tracciata.

            È scontato sottolineare che tra le due strategie di utilizzo del colore non appena descritte, esistono molti mix di approccio tra l’una e l’altra. Ma al di là della soluzione scelta nell’uso del colore in una prospettiva emotiva e un approccio culturale e intellettivo, bisogna rimarcare che la prima strategia non necessita di una grande attrezzatura informativa e culturale da parte del fotografo e del fruitore dell’immagine, mentre l’altra giunge a richiedere una preparazione, spesso interdisciplinare, di grande rilievo. Va da sé che, più è alto il contenuto culturale del colore, più l’immagine diventa esclusiva, o presenta più livelli di letture, non sempre esperibili dall’osservatore medio.

            Come per il Bianco, anche per il Nero un tempo si presentavano molte difficoltà sia nella fase di ripresa sia in fase di sviluppo delle pellicole che di stampa. Qui, in genere, una delle aspettative di molti fotografi era quella di avere delle immagini fortemente contrastate e con un livello di dettaglio massimo, situazione questa di difficile realizzazione, certamente non impossibile, ma richiedeva particolare destrezza, per realizzare sia fotografie a colori sia in Bianco & Nero.

            In genere, tuttavia, se per il Bianco, spesso il tutto si risolve nello scegliere la dominante, nel Nero, sovente, è questione di ottenere una buona qualità di Nero, sempre più difficile, impegnativa quando si vogliono Neri profondi, o un Nero netto e un gran dettaglio all’interno dell’oggetto Nero fotografato. In molti si dilettano, spesso per questioni di esercizio, nel fotografare oggetti Bianchi con sfondo Bianco e oggetti Neri su sfondo Nero. In ogni caso, se l’operazione compositiva è di buon valore, l’effetto Bianco su Bianco, come Nero su Nero, danno immagini di un certo fascino…

            Il Nero è un colore che ha sempre avuto e suscitato, soprattutto dal XVI secolo, un grande appeal. È il colore dei pirati, della forza, della morte (nel mondo Occidentale), del potere, della riservatezza. Questo, nella prospettiva emotiva e in definitiva popolare, è molto condiviso.

            Scendendo ad un secondo livello di lettura, va immediatamente sottolineato che se il Bianco è il colore che restituisce tutta la luce ricevuta, l’esatto contrario è per il Nero. Il Nero è il colore che non restituisce la luce ricevuta, non dà risposta, è la negazione per eccellenza, anche della relazione: chi non dà risposte alle sollecitazioni, è silente, spesso assente. E così è il Nero, colore prevalentemente femminile che invita alla sfida, alla forza maschile, anzi, stimola la forza maschile, che è sempre Luce e che viene “ingurgitata” nel Nero ctonio e femminile (che viene così fecondato…).

            Proprio per questo, il Nero è il colore del Potere, che per definizione non dialoga né dà risposte, ma si esprime noncurante di tutto, nelle sue necessità e prospettive. Altrimenti non sarebbe il Potere!!! Dall’altra il Potere è negazione di sé e della propria immagine, e in tale direzione il Nero esprime anche il colore della Morte (per chi?).

            In estrema sintesi, il Nero è il colore che ascolta, sente, comprende, ma non dà risposta …assente è ogni tipo di reazione: è il colore dell’impenetrabilità …del Mistero!!!

            Ed ecco che, fotografare oggetti o persone nelle quali segnanti si presentano le ombre, anche molto marcate, stanno ad indicare la parte inconoscibile della persona o dell’oggetto. È vero, ognuno di noi proietta un’ombra!!! E qui deve essere bravo il fotografo a dare forma e profondità di Nero a queste, descrivendo così e paradossalmente l’oggetto o la persona ritratta nella sua totalità.

            Dall’altra, se ci fa caso, gli uomini di Stato o di Istituzioni di particolare rilievo vestono in gramaglie, perché esse rappresentano lo Stato o una grande struttura. Attenzione, perché spesso, imprenditori e manager vestono di solito con colori più chiari. Chi veste in nero dà l’indicazione che la propria persona conta poco, rappresentando altre volontà non presenti e non visibili. Ma questo è discorso lungo e con molte varianti… qui solo per offrire spunti per ulteriori ricerche personali.

            Chiudiamo, con quanto accennato nella parte precedente, ovvero sull’uso degli sfondi. Qui va solo detto che se il Bianco restituisce tutta la Luce, di converso gli sfondi di questo colore indicano strutture corali e ammorbidisce di sensi e significati il soggetto fotografato. Al contrario, in caso di sfondo Nero. Proprio perché il Nero è colore poco partecipativo, usandolo come sfondo si dà una focalizzazione sul soggetto fotografato o a quella parte chiara, che viene massimamente messa in risalto. Insomma, un ritratto morbido, di apertura, dialogante richiede uno sfondo Bianco, mentre un ritratto deciso, dove si vuole segnare con forza il volto o alcune dettagli, richiede uno sfondo Nero.

 

Mauro Ragosta

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