Gli schieramenti elettorali a Lecce, lentamente vanno componendosi. Certamente, il centro-sinistra è stato il più veloce, coagulandosi attorno a Salvemini, cui fa da spalla Delli Noci, il quale conosce bene il suo ruolo ed ha tutte le capacità e tutte le potenzialità per fare la sua parte.
Un Salvemini che piace ai
leccesi, ché vedono in lui il politico vecchio stampo, da Prima Repubblica:
colto, ieratico, fermo. Ed in effetti, Salvemini spicca deciso nel panorama
politico leccese, avendo al suo cospetto pochissimi avversari che potrebbero
impensierire la sua campagna elettorale e compromettere la sua statura
politica.
La destra leccese, invece, appare
ancora molto magmatica e disarticolata, e la sua unità non è questione scontata.
Pare non emerga un leader né una linea strategia, al di là di un populismo
improvvisato, à la coque. Si è fatto
il nome della senatrice Poli Bortone: ottima oratrice; capacità gestionali
eccellenti; grande esperienza politica, ma è utile che lei approfondisca il
concetto di “sogno”, magari andando a rispolverare le biografie di Nelson
Mandela o Steve Jobs, non essendo per nulla fuori luogo, poi, riaggiornarsi sulla la storia di Abramo, il primo
visionario che la storia conosca. E tutto ciò anche se Lecce, questa bellissima
signora, ha sempre mostrato una certa idiosincrasia per i “sogni”,
privilegiando le concretezze, soprattutto in campo politico, agganciandole ad
un fast food ideologico, a volte
anche indigesto.
E si è fatto anche il nome di
Gaetano Messuti, che tuttavia pare che abbia un buon consenso funzionale e
relazionale, ma a livello sociale la sua figura non presenta un buon appeal. Ma
si pensa anche ad Erio Congedo, la cui statura è da vero politico, più che di
amministratore. E tuttavia pare che la sua squadra gli consentirebbe una
fattiva e proficua gestione del Comune di lecce. Forse, è lui ad impensierire
Salvemini. Tra i suoi “delfini” spicca, poi, il giovanissimo Pala, dove la sua
azione passata e presente ha messo in evidenza le grandi capacità di
aggregare e una significativa sensibilità per le dinamiche cittadine, e non
solo a livello giovanile, rispetto alle quali si è sempre mosso con estrema
agilità.
Certamente, in tutto questo, la
variabile Marti appare quella determinante per la destra, anche se attuali
vicende della Lega in campo nazionale, depotenziano la sua valenza e portata.
Pare che i leccesi non amino più guardare alla Lega, mentre lei guarda Milano e
Bologna.
Mauro Ragosta
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