E’ vero, ora che il panorama
politico leccese va definendosi, Messuti, sebbene abbia un gran consenso
funzionale e più modesto si presenta il suo consenso sociale, rappresenta tuttavia
la vera novità politica del capoluogo salentino e non solo. E questo perché non
si è ancora fatta sintesi tra i movimenti populisti -di destra e di sinistra-
ed i partiti, i quali vanno come è noto a braccetto con i grandi potentati
economici e le famiglie che contano. In tutto questo, invece, Messuti è
riuscito ha trovare una formula intermedia, nuova e che rappresenta di fatto il
nuovo. E Lecce a questo punto non può che porre tutta la sua attenzione a
questo fenomeno, che potremmo definire il modello Messuti e che avrebbe per
diritto la paternità tutta leccese.
Ed infatti, lo specifico della
novità -forse anche a livello nazionale- del modello Messuti è che un leccese
abbia modificato il contenuto dell’esponente politico in generale. Nella
prospettiva messutiana il politico è di fatto un mediatore tra i potentati
partitici e economici ed il popolo. Il politico, dunque, non più rappresentante
del popolo, ma sintesi delle stratificazioni sociali di una comunità. Con Messuti cambia il ruolo del politico,
quindi. D’altro canto la politica non può più reggere una figura che
tassativamente disattende le classi popolari, sia essa di destra sia essa di
sinistra. La politica con Messuti ha dunque un nuovo look, tutto da sperimentare e si spera con successo, per il
rilancio della nostra società.
Ed in effetti, Messuti è stato
scelto da Forza Italia e allo stesso tempo è stato il primo leader populista di
destra a Lecce: portatore dunque sia delle istanze dei partiti e delle famiglie
importanti, sia delle istanze del popolo.
Una soluzione quella di Messuti
che è maturata nell’arco di due anni, seguendo vari percorsi nell’intento di
superare la crisi del centrodestra leccese e che gli ha consentito di approdare
a questa soluzione, a questa formula di grande portata per il futuro.
Forse Messuti avrà molte
difficoltà a superare tutte le insidie della corsa per essere eletto sindaco di
Lecce, ma le sue soluzioni rappresentano di fatto il futuro. Non a caso, non è
azzardato ipotizzare che la Poli Bortone -ma come lei anche altre cellule
politiche- sebbene con estremo ritardo stia seguendo la strada tracciata da
Messuti.
La sinistra, che vuole definirsi
progressista, invece, rappresenta il vecchio della Prima Repubblica, con
Salvemini, e il vecchio della Seconda Repubblica, con Delli Noci. Circa Erio
Congedo rimane sulle posizioni di due anni fa, senza infamia e senza lode,
sperando negli esiti di antiche tecniche politiche e varie rendite di
posizione.
Mauro Ragosta
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