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venerdì 9 aprile 2021

Saper Comunicare (parte decima): il valore della parola – di Mauro Ragosta

 

            Nella parte sesta della presente rubrica, si sono già evidenziate molte delle problematiche connesse all’uso della parola, soprattutto per quanto riguarda la sua “gittata”, mettendo in guardia il lettore dall’utilizzare soprattutto i virtuosismi lessicali o le retoriche specialistiche spinte in contesti inadeguati. Uno per tutti è l’esempio di quando si discute con un medico, che non sa o non riesce a tradurre in termini semplici il suo dire, per ciò che concerne le problematiche del paziente, talché quest’ultimo poco comprende della patologia diagnosticata e dei relativi rimedi, che a questo punto più che consigliati sono suggeriti.

            In questa parte, invece, ci si intratterrà sulla pluralità di valenze che può avere un’unica parola, mentre si rinvia ad altra parte per trattare l’uso di parole, anche molto diverse tra loro, che indicano invece sempre la stessa cosa o situazione.

            Ora, la circostanza che una parola abbia significati diversi, frequentemente genera confusioni babeliche, a volta anche drammatiche, se non proprio tragiche. Infatti, accade che gli interlocutori pur utilizzando la stessa parola ne attribuiscono significati diversi, senza prendere atto di questa loro diversità di posizione. Il primo caso eclatante si ravvisa nell’uso della parola “amore”, che ha una declinazione molto ampia. Infatti, un religioso utilizza la parola amore in varie accezioni secondo il suo culto. In ambito cristiano essa ha talvolta il valore di donazione di sé, ovvero di completa rinunzia alla propria volontà, talvolta di aiuto e sostegno, talaltra di assunzione a guida dell’altro.

            Ecco che, una persona che si rifà alle valenze religiose della parola amore, in genere si scontra con una persona di cultura laica che utilizza sovente questa parola per mettere in luce le sue emozioni o le sue impellenze istintive. E ancora poco si comprenderà se nella conversazione si dovesse aggiunge una persona di buona borghesia, che con la parola amore evidenzia soprattutto la propria struttura di bisogni e necessità di varia specie.

            Ed ancora, anche in ambito politico bisogna stare molto attenti. Qui la retorica delle varie fazioni ricorre a certe parole, forse le più importanti e comuni, in una accezione e in una prospettiva completamente diverse e distanti. Così la parola “libertà” che per un liberale significa poter fare quello che si vuole per raggiungere la propria felicità, per un comunista libertà è la possibilità di azzerare la proprietà privata e dunque il padrone, mentre ancora per il fascista la libertà attiene al culto dello Stato. In tale ambito anche il termine “uguaglianza” ha valenze diverse, dove per i liberali è quella il godere degli stessi diritti, dove nella variante di sinistra si aggiunge che per il cittadino si debbano avere anche  le stesse basi di partenza o di arrivo, mentre per i comunisti più radicali l’uguaglianza attiene prevalentemente alle condizioni materiali e, in varianti spinte, all’uguaglianza di tutti i salari, senza distinzione tra chi comanda e chi è subordinato (famoso in ciò è stato Mao Tze Tung).

            Esempi se ne potrebbero fare a bizzeffe, ma concludiamo questa breve carrellata coi termini “medicina” e “medico”. Nell’accezione popolare queste parole attengono alla medicina allopatica, che si presenta diversa dalla medicina olistica o da quella naturalistica o ancora da quella orientale. Inutile nascondere che esiste segretamente una vera battaglia tra i vari sostenitori, di cui il cittadino medio poco comprende. E così i medici ufficiali, che praticano la medicina allopatica appunto, esaltano i loro risultati e il valore della scienza, anche se la medicina non è una scienza, dall’altra, invece, le altre fazioni di medici, mettono in luce i limiti “dell’avversario” ed esaltano i propri metodi e rimedi. In tutto questo, sovente, regna ovviamente la confusione e l’incapacità, dunque, di comunicare proficuamente tra le persone.

            Prima regola nella conversazione, dunque, è quella di accertarsi quale valore abbiano le parole più importanti di un dire, se queste ovviamente presentano più valenze ed accezioni. Solo così si può stabilire un piano di riferimento formale comune che permetta di comunicare in maniera efficace. È vero, forse con tale pratica la conversazione potrà subire dei rallentamenti, ma di sicuro si eviteranno molti malintesi, che spesso la rendono completamente nulla, anzi…….dannosa per la stessa relazione tra gli interlocutori.

            Va da sé che, come da tradizione, Maison Ragosta offre con i suoi “pezzi” ai lettori affezionati, solo degli spunti per una proficua riflessione e magari degli indizi per nuove e coinvolgenti letture, che tendano a dare completezza a quanto proposto e al proprio sistema culturale. Lungi dal voler essere esaustiva con i suoi componimenti, dunque, Maison Ragosta vuole porsi quale stimolo intellettuale, tanto utile in questo nostro Tempo, che richiede ragionamenti e idee sempre più raffinate.

 

Mauro Ragosta

 

Nota: chi fosse interessato alla produzione di saggi di Mauro Ragosta, può cliccare qui di seguito per le principali delucidazioni:
https://youtu.be/lhdKGKUfH6Q 

 


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