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giovedì 5 maggio 2022

Saper fotografare (parte ottava): storia di un fotografo …per concludere!!! – di Mauro Ragosta

 


       E così come l’amore ha varie fasi di vita, anche l’Arte Fotografica si snoda attraverso vari tempi, ambienti, cicli. Ma c’è di più. Come per l’amore, in cui nelle fasi più mature vede l’incontro di due entità distinte, separate, che tendono a marcare con forza la propria diversità e autonomia, dove l’intersezione sino alla copulazione non sono mai totali e condizionanti, anche per la relazione con l’Arte Fotografica si instaura una sorta di complicità, dove assente si presenta la commistione tra chi fotografa e l’attrezzo fotografico con il suo mondo. Il tutto avviene in un perfetto legame di scambio, possibile solo in virtù di una sostanziale “compatibilità”, che raramente si trasforma in passionalità. Ci si trasforma un po’ come ad un solitone, ovvero un’energia che rimane sempre integra nella sua sostanziale essenza, sebbene a tratti si mischi con altre energie, dalle quali, infatti, ad un certo punto, si allontana, ritornando nella sua struttura iniziale, originaria, eterna… ritornando uguale solo a sé stessa.

            A partire dal 2000, l’Arte Fotografica fu per me un’ottima occasione non solo per prendere appunti sul mio animo, sulle mie elucubrazioni, ma mi diede l’opportunità anche di fare chiarezza con me stesso e di trovare, allo stesso tempo, pure il mio ordine. Questione di assoluta rilevanza, quest’ultima, in quanto il proprio ordine quando viene in chiaro dà una consapevolezza decisamente spinta e da qui una possibilità importante di potersi risolvere. Ecco, in questo l’Arte Fotografia ha avuto ed ha un ruolo nella mia vita sicuramente centrale e fondante. Non a caso la sua permanenza nello spettro delle mie attività è fissa da quarant’anni circa….

            Con sempre più forza la mia fotografia è andata caratterizzandosi, e tutt’oggi si caratterizza ancora, per l’uso spinto della retorica tout court, dove quindi tutti gli oggetti, le situazioni e le persone fotografate rimandano ad altro, ad un significato nascosto e, a tratti, arcano, qualche volta anche misterioso.

            In tutto questo, la tecnologia mi ha aiutato poco. Non si trattava, infatti, di riprodurre la realtà visibile, nella maniera più veritiera possibile, ma l’obiettivo era perlappunto esprimere una realtà invisibile: la mia anima, le mie atmosfere, i respiri del mio pensiero. Certamente, la tecnologia, nella fase di post produzione, mi ha molto sostenuto, ma mai in maniera determinante.

            Ed ecco che, negli ultimi venti anni, i miei filoni di ricerca, che hanno visto non solo il coinvolgimento dell’Arte Fotografica, ma anche quello dell’Arte dello Scrivere, sono stati centrati sul riuscire primariamente a capire ed esprimere le conformazioni della mia anima, del mio “cuore”, ma anche le leggi universali all’interno delle quali essi si muovono.  Inoltre, di ugual intensità è stata la ricerca focalizzata sulle atmosfere della mia città, Lecce, che per me non è fatta solo di monumenti, barocco, ma anche di persone, luci, energie, aria, spesso leggera, in un tutto che io trovo letteralmente magico. Sì, Lecce è magìa. Una ricerca che solo negli ultimi cinque anni ha condotto a risultati di sicuro interesse, in cui ciò che percepivo e “vedevo” era ben rappresentato. Ovviamente, qui i miei lunghi e corposi studi hanno dato uno spread decisivo.

Una lunga strada, insomma, che mi ha permesso di giungere a realizzare una serie di prodotti fotografici tutti rigorosamente esclusivi e destinati a coloro, amici parenti e conoscenti, che erano sulla mia stessa lunghezza d’onda, lontani dalle logiche di mercato e commerciali. Prodotti destinati ad essere momenti di riflessione, introspezione, memoria, speculazione. Sicché le mie fotografie si sono trasformate da strutture dell’illusione, dove mi illudevo e illudevo, a strumenti dialogici, alla stregua di lettere con destinatari precisi, capaci di contribuire a costruire e a vivere le diverse relazioni, che caratterizzano la mia esistenza.

Certamente, non sono mancate le consuete e canoniche mostre, tutte personali, ma il canale che ho sempre privilegiato con forza e convinzione è stato quello ad personam, all’interno di relazioni specifiche.

E così il mio amore con l’Arte Fotografica, si è trasformato da passione e passionale a strumentale, regalandola così un ruolo di pregiato vettore di idee nelle relazioni intime, confidenziali, esclusive. Ruolo che questa avrà forse nel futuro in maniera più pregnante, liberandola finalmente da esclusivo strumento di semplice e illusoria riproduzione della realtà nonché di propaganda commerciale e politica, anche se di buona qualità.

 

Mauro Ragosta

           

1 commento:

  1. Ci devo pensare sulla descrizione che l'autore fa della storia di un fotografo, storia che sembra essersi svolta per libera scelta e grande passione... ma forse anche e soprattutto perché le ha fatto assumere, come egli stesso afferma, un ruolo di grande vettore di idee, e aggiungerei, di comunicazione, nelle relazioni con il resto del mondo. Insomma, uno strumento per comunicare, per comunicarci la sua sensibilità, la sua intelligenza, la sua visione... Ha così via via tracciato e caratterizzato egli stesso la sua vita nel silenzio, nella riflessione allontanandosi dal mondo materiale

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