Come messo in evidenza nella parte precedente
della nostra rubrica, la prima scuola iniziatica che, seppur brevemente,
tratteremo è quella riconducibile ai Templari, monaci-guerrieri che, sin dalla
loro costituzione, intorno al 1100 e sino ad oggi, hanno fatto parlare di sé ed
hanno lasciato un solco profondo nel corso della storia dell’Occidente e nei
suoi attuali caratteri, non solo sotto il profilo delle pratiche esoterico-religiose,
ma anche per i loro principi economici e sociali.
Parlare oggi di Templari è, dunque, tutt’altro che
anacronistico. L’importanza assunta dal Sacro Ordine del Tempio in termini di
derivazioni storiche e di influenza su praticamente tutte le Obbedienze sorte
successivamente, è, per altro verso, tale da spingerci ad iniziare proprio da
qui, come accennato, la nostra seppur breve ed assolutamente inesaustiva
disamina di uno dei maggiori Ordini iniziatici,
che tuttavia può dare un’idea del fenomeno e spingere ad ulteriori
approfondimenti e riflessioni.
Fu un monaco cistercense, San Bernardo di
Chiaravalle, che ispirandosi alla regola benedettina, ma rendendola molto più
dura, stilò la regola etico-comportamentale destinata ad essere applicata alla
vita dei monaci-guerrieri, la cui
esistenza si basò sull’obbedienza, la povertà e la castità. La vita dell'Ordine
era regolata così in modo durissimo, dunque, ed era chiaro che tanto la Fede
quanto l’abnegazione degli adepti dovevano essere assolutamente totalizzanti.
Il Credo sarebbe stato la vera ed assoluta ragion d'essere di ogni frate, né
potevano essere tollerate fughe o diserzioni dal Tempio, cosa per la quale la Regola non poteva che risultare
rigidissima, al punto che venivano esortati gli stessi Maestri dell'Ordine a
selezionare nel modo più capillare e severo ogni vocazione di ciascun postulante.
Costoro erano successivamente sottoposti ad un esame che consisteva in una
prova tale da essere considerata davvero per pochi eletti, nel corso della
quale era necessario valutare se il postulante poteva veramente essere degno di
essere accolto nell’Ordine e divenire un Cavaliere Templare.
Fulcro di tutto era naturalmente l'obbedienza
assoluta e incondizionata ai superiori, a cui faceva da corollario un ferreo
convincimento, dettato, come dicevamo, da un'assoluta abnegazione che andava
ben al di la della propria stessa vita. In altri termini, la loro rinunzia alla
propria volontà era assoluta, si annullava e si inetgrava in quella del superiore incondizionatamente.
La documentazione ufficiale del Tempio, era
custodita dai Maestri. Negli statuti risalenti alla seconda metà del XIII
secolo, si evince come il postulante dovesse essere valutato o dal Precettore
della Magione ove avveniva l'Entratura, o da un Dignitario di rango superiore,
generalmente di passaggio ed appartenente ad altra Magione, che veniva invitato
a presenziare al Rito. Rito durante il quale doveva essere accertata la reale
attitudine e che consisteva nell’esaminare per ben tre volte il candidato.
Questa, ad esempio, è una delle domande tipiche che venivano rivolte
all’interessato:
“Signore, saprete sopportare
l'insopportabile?”
“Signore, con l'aiuto di Dio, saprà
sopportare qualunque cosa!”
A questo punto il postulante si spogliava delle vesti laiche per indossare
quelle monastiche (bianche) e quando il Precettore gli allacciava il mantello
al collo il candidato era consacrato Cavaliere Templare.
Sappiamo che le origini dei Riti di Iniziazione
affondano le loro radici nella preistoria e sono strettamente legate ai riti
religiosi sin dagli albori dell’umanità. L'iniziazione è ritenuta una
procedura di fondamentale importanza perché è simbolo di una Morte Sacra a cui
segue la Rinascita ad una nuova Vita Superiore. Noi, oggi, sappiamo, dalla consultazione
degli atti del processo contro l’Ordine, voluto da Filippo il bello di Francia
nel 1307, che nel caso dei Templari, l'investitura prevedeva tre momenti
paradigmatici: la Liturgia, l’Interrogatorio ed infine le Promesse d’onore.
Durante il processo avvenuto per eresia e sodomia,
Il Papa Clemente V comprese come alla base di tale cerimoniale ci fosse
l'esigenza di mettere alla prova il futuro Cavaliere per verificarne la
capacità di sopportare la disciplina durissima e l'obbedienza assoluta che il
Tempio avrebbe esatto da loro. In questo contesto, i Precettori potevano anche
impartire spesso un ordine totalmente assurdo per saggiare la totale attitudine
dei nuovi Frati-Cavalieri alla cieca obbedienza. Eccone un esempio fin troppo
celebre perché utilizzato come argomento principe negli atti d’accusa contro
l’Ordine del Tempio:
“È obbligatorio per te rinnegare tre
volte quel Cristo, che quest'immagine rappresenta, e tre volte sputare
sull'immagine e sulla croce” Lui rispose che non lo avrebbe mai fatto, allora
il precettore lo rimprovero in maniera durissima, dicendogli. “Osi mostrarti
disobbediente ad un comando che ti è stato dato?”
Questo apparente rinnegamento del Cristo, insieme
allo sputo sulla Croce, che Filippo il Bello seppe manipolare a far passare per
una prova di eresia, facendosi aiutare dai suoi migliori avvocati del tempo
quali Guglielmo di Nogaret, apparteneva in realtà quindi ad un cerimoniale
segreto d'ingresso effettivamente in uso presso l'ordine del Tempio, ma aveva
tutt’altro significato che quello dichiarato durante il processo: il postulante
che chiedeva di entrare nell'ordine era messo a confronto con le violenze che i
Saraceni compivano sui Templari catturati per costringerli a rinnegare Cristo e
oltraggiare la Croce sotto minaccia di morte. Il Rito di Iniziazione era quindi
una messinscena il cui scopo era di spaventare il Postulante per metterlo alla
prova e consentire ai suoi superiori di verificare immediatamente di che tempra
fosse il futuro Confratello, la sua capacità di autocontrollo e la
subordinazione agli ordini dei suoi superiori.
Fu proprio per tutto ciò che, l’Ordine non fu
soppresso, ma sospeso. A 700 anni da quel drammatico processo, che si concluse nel 1312, si può
tranquillamente confermare, infatti, che il Sacro Ordine del Tempio era
totalmente estraneo dall’accusa di eresia, un fatto, questo, storicamente
riconosciuto e confermato ulteriormente dalla la restituzione dei sacramenti ai
Cavalieri, cosa che il Papa non avrebbe mai permesso, se non fosse stato sicuro
della loro completa innocenza.
Tra gli atti d'accusa vi fu anche l’altrettanto
noto – e caro ad una certa letteratura anche di oggi - “bacio sul sedere” che, stando a quanto
emerso dagli interrogatori dell’epoca, aveva tuttavia la finalità di saggiare
la capacità del Postulante di umiliarsi dinanzi ai Cavalieri più anziani. E
tutto ciò può dare l’idea di quale livello di abnegazione e totale rinunzia a
se stessi ed alla propria volontà praticavano i frati Templari. Ad ogni modo, è
significativo che ancora oggi, tale pratica risulti tipica di rituali in uso
presso comunità orientali, a cui i Templari potrebbero con tutta probabilità
aver attinto durante la Loro permanenza in Terra Santa. Questi gruppi
iniziatici medio-orientali praticano infatti cerimonie d'iniziazione a cui si
usa baciare l'osso sacro -non le natiche quindi- in quanto considerato
fulcro di energie Divine nell'uomo.
Andrea Antonello Nacci
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