E’ ponendo attenzione al linguaggio, al
tipo di lessico che si adotta è possibile scoprire i motivi profondi dell’azione
o il reale obiettivo che si persegue. E ciò vale anche in politica. Anzi,
soprattutto in politica le parole rivelano la filosofia recondita e profonda,
gli obiettivi di un personaggio o di un uomo politico.
A Lecce la campagna elettorale è nel
suo momento centrale, e se da un lato le posizioni e le problematiche pare che
abbiano una loro definizione, dall’altro non si deve escludere che lo scenario
possa proporre colpi di scena, anche eclatanti, nelle prossime settimane.
E se per il centrosinistra l’attività
di propaganda e promozione appare ben definita e lineare, per il centrodestra
la questione si pone un po’ più complessa e non solo per le questioni legate
alle primarie, ma anche perché questo deve decidere come essere, quali
strategie adottare.
In definitiva, per il popolo del
centrodestra è questo il momento di prendere delle decisioni di fondo e che
condizioneranno la sua vita a venire. E proprio osservando il linguaggio dei
vari concorrenti alla carica di Sindaco si possono scoprire tre posizioni di
principio.
Da un lato, troviamo i tradizionalisti,
ancorati alle logiche partitiche e ad un modo di fare politica interpretate
come azioni decise e calate dall’alto, non mancando tuttavia di un’azione di
ascolto delle esigenze popolari. E in quest’area troviamo Erio Congedo e il
candidato della Lega.
Dall’altro, c’è chi adotta politiche
più moderne e di stampo populista, legate al più puro concetto di
rappresentanza. E qui non si chiedono deleghe al popolo, ma si chiede a questo
di esprimere le sue volontà e determinazioni, le proprie idee, di partecipare,
in definitiva, attivamente alla definizione delle strategie, di cui il politico
è portavoce. Qui in questo ambito troviamo la Poli Bortone, sebbene non sia
ancora avvezza in maniera completa alle logiche populiste, dato il suo background politico.
In tutto questo troviamo anche una
posizione intermedia, decisamente innovativa, che è rappresentata dalla
strategia della condivisione, dove l’azione politica è la sintesi delle scelte
del popolo e delle determinazioni dei partiti. E qui il politico si pone in
posizione di intermediario. In quest’area troviamo Messuti, il quale dopo un
lungo percorso è riuscito ad approdare a questa soluzione che pare stia
gestendo con una certa agilità.
In buona sostanza, il centrodestra
leccese deve nelle prossime settimane determinare che tipo di strategia e
tecnica politica scegliere, se la tradizionale, se la populista, se l’innovativa.
E non è azzardato affermare che proprio in questi giorni e in queste precipue
decisioni si stia assistendo al mutamento di “pelle” del centrodestra, dopo un
lungo periodo di crisi.
Mauro
Ragosta
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