Diecine,
anzi centinaia i giornali di moda, le interviste a stilisti “di grido”, i
trattati storici., poche tuttavia le teorizzazioni sull’argomento
dell’eleganza, come riferimento e strumento per utilizzare la moda. Ed ecco
che, Maison Ragosta riprende il suo percorso giornalistico nella prospettiva
dell’approfondimento proprio con questo tema, l’eleganza appunto, che si
presenta leggero e allo stesso tempo, quale spunto per ironie e proiezioni
socio-culturali interessanti.
Sono almeno tre i principi che
sorreggono l’eleganza, quella vera, ovvero la coerenza al proprio status, la pertinenza alla circostanza e
l’armonia con l’ambiente. Tre principi che si pongono in posizione gerarchica.
E’ chiaro che il primo principio,
che tutto governa, è la coerenza al proprio status,
il quale ovviamente varia da circostanza a circostanza. In ogni caso, la
persona elegante non dovrà mai indossare capi tali che facciano sfigurare che
si trova in posizione di superiorità, anche perché ciò è pericoloso per la
propria salute lavorativa, finanziaria, per limitarci solo ad alcuni aspetti
degli effetti indesiderati di un’appariscenza superiore, o troppo volgare,
rispetto a quella di chi vi precede nello status.
In definitiva, l’abbigliamento, nel caso di posizione inferiore, non deve
essere né più importante né tale da essere irriverente, indecente, o troppo
sotto tono.
Ed ecco che, abbigliati in maniera
coerente, subentra il principio della pertinenza con la circostanza. Qui un
paio di esempi valgono per tutti, ovvero è del tutto fuori luogo andare vestite
di rosso, indossare una camicia rosa ad una serata di gran gala. I motivi per
cui si vesta di nero li spiegheremo altrove, ma di sicuro l’uso del nero nelle
serate di gala non è legato al fatto che sia più bello di un altro colore, o
più “elegante” semplicemente. Ed ancora è del tutto fuori luogo indossare un Patek Philippe o un Piaget per fare la spesa presso un hard discount, anche se oggi i loro prezzi sono più abbordabili in
certe versioni.
Da qui si può applicare il terzo
principio, che è quello dell’armonia con l’ambiente. Qui il tutto si può
sintetizzare nel fatto che diverse sono le mise
a seconda, ad esempio, se si fa una passeggiata in Centro o in periferia,
vicino casa. Ed ancora, un conto è invitare una persona per una passeggiata nei
giardini della Regia di Caserta, un conto è andare a passeggiare in un parco
pubblico qualsiasi. Qui si richiedono abbigliamenti differenti, rispettando
ovviamente i primi due principi evidenziati.
La situazione, per chi non ha di
queste problematiche o perché non se le pone o perché crede che la propria
stravaganza sia come il sale, che va in tutte le pietanze, non è facilissima da
attuare e mettere in pratica, in maniera efficace. E la questione si complica
se si tiene conto che il concetto di status
è nella realtà veramente difficile da definire. E ciò perché nella società non
esiste una correlazione diretta, anzi è del tutto frequente la dissociazione
tra grado culturale, intelligenza, ricchezza, ruolo sociale e fama. Su altro
versante, tanto per intenderci, l’uomo muscoloso, insomma, non implica che questo
sia un grande amatore. L’uomo del popolo crede che un titolo importante, una
carica di rilievo racchiudano tutte queste qualità, ma purtroppo così non è, né
mai lo è stato. Da qui tutte le difficoltà di cercare di capire quale sia il
proprio status soprattutto in un ambiente
poco formalizzato, conviviale, mondano, ecco.
E per dare compiutezza a quanto si
scrive, va messo in evidenza che, l’eleganza non è di sicuro la “moda manichino”.
Ci si spiega meglio: la persona elegante non è quelle che vede in vetrina un
abito messo addosso al solito manichino, lo compra e lo indossa, sostituendosi
così solo al manichino. E questo vale sia nel caso si comprino capi con un brand di alto livello sia per quelli di livello
più modesto. Stesse considerazioni valgono per la “moda giornale” o la moda
“soap opera”, quella appunto per la quale il soggetto sembra appena uscito dal
set.
L’eleganza è ricerca, intuizione, follia addirittura,
nel raccontare, in definitiva, se stessi, con i colori, con i tagli, con le
lunghezze, con le varie orpellerie, dove tutto appartiene ad un linguaggio, ad
una relazione, ad un momento, ad un dialogo in sostanza “muto” ma di grande
valenza.
Mauro
Ragosta
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Grazie
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