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sabato 13 marzo 2021

Pensatori Contemporanei (Parte settima): Massimo Recalcati – di Grazia Renis e Mauro Ragosta

 

            Nelle parti precedenti di questa rubrica, i Pensatori Contemporanei appunto, si è centrata l’attenzione su coloro che hanno avuto un ruolo di primo piano per l’insediamento e lo sviluppo del pensiero relativista, o del pensiero debole, volendo usare la terminologia cara a Gianteresio Vattino, posto sotto la nostra “lente di ingrandimento” nella parte a questa precedente. E tutto ciò, mettendo in luce le principali caratteristiche delle conseguenze del relativismo, ovvero la libertà di pensiero, la libertà d’azione e la libertà di parola, i cui risvolti salienti sono il disorientamento esistenziale e la trasformazione dell’individuo in soggetto prevalentemente consumistico. Un pensiero quello relativista, tutto funzionale non solo allo sviluppo, ma anche alla piena affermazione del capitalismo, il quale, proprio e soprattutto a causa di questo pensiero, è stato condotto, forse, al suo stesso superamento.

            Qui, in questa parte, se ne analizzerà una declinazione che ha distrutto la relazione tra i giovani e gli adulti e che ha sostanzialmente portato ad una generale e generalizzata solitudine, e da qui all’assenza di qualsiasi riferimento esistenziale per tutti. Si allude alla “grande rivolta”, avviatasi trent’anni fa, dei genitori contro i docenti e che assieme al dissolvimento dei legami familiari ha di fatto tolto qualsiasi appoggio esistenziale alle giovani generazioni, che sono rimaste in balia delle sollecitazioni consumistiche e ideologiche dei Media e dei Social. Una situazione aggravata oggi dalla Didattica a Distanza, che ha anche tolto fisicamente i riferimenti istituzionali a chi è nella difficile fase della formazione. Così, in definitiva, i reali formatori dei giovani di oggi sono solo i Marketing Manager e i giornalisti d’assalto.

            Contro tale stato di cose, alta si leva la “voce” di un grande e relativamente giovane pensatore italiano: Massimo Recalcati. La sua proposta è quella di ristabilire l’indispensabile rapporto tra docenti e discenti e da qui ricostruire anche la famiglia, perché lo sviluppo culturale ed emotivo, lo sviluppo della persona insomma passa attraverso l’eros. È l’amore il condotto attraverso il quale transita lo sviluppo cognitivo ed informativo di un soggetto. In particolare, l’amore e l’innamoramento per il Maestro sono la leva più importante, che permette la formazione di un allievo, di un discepolo. E questa non è una novità!!!!! Da Socrate e da Platone in poi, molti sono stati i pensatori, fino al nostro Galimberti, che hanno sottolineato la centralità dell’eros per il Maestro nello sviluppo e nella crescita della cultura di un individuo. Chi di noi non riconosce che le proprie eccellenze culturali le si devono all’innamoramento in gioventù per un docente, per un professore?

            Va da sé, che quello per il Maestro non si tratta di un semplice innamoramento, dettato da esclusive necessità ed impellenze istintive. L’amore per il Maestro è qualcosa di molto più complesso e che tocca tutti gli ambiti e le attività “dell’anima”. Il Maestro è colui che allarga e arricchisce gli orizzonti dell’allievo, è colui che dà la vista sul mondo, in tutte le sue declinazioni. Da qui il suo fascino, necessario a spingere alla conoscenza il giovane innamorato. Non a caso studiare nella sua accezione più profonda significa desiderare, amare la conoscenza, la quale può essere stimolata o tradotta solo da una persona fisica: il Maestro.

            Il maestro, insomma, trasforma l’oscurità profonda in luce, dando gli strumenti all’allievo per porsi le domande giuste dalle quali scaturiranno le risposte giuste. Il maestro accende il desiderio del viaggio con l’amore e quello che conta nella formazione di un giovane non è il contenuto del sapere, ma la trasmissione dell’amore per il sapere. Non si può sapere senza amore per il sapere, ché il sapere raggiunto senza desiderio è sapere morto. E non si può arrivare alla testa se non attraverso l’emotività, il sentimento. Da qui, il mestiere del Maestro è una vera e propria arte, dove la Didattica a Distanza azzera ogni forma di trasmissione culturale, perché attraverso di essa è impossibile l’amore, ovvero l’esistere del principale vettore.

            Certamente, oggi, in una “società” in cui nessuno è socio di niente, dove l’individualismo si presenta esasperato, dove l’egoismo è marcito nell’egotismo, tali argomenti sono “duri”, soprattutto nella prospettiva di chi concepisce i figli come proprietà esclusiva e non invece patrimonio di tutti, di chi concepisce lo studio come un dovere, di chi concepisce il sapere come chiave d’accesso ad un titolo e ad un ruolo sociale, ed in definitiva ad una possibile ricchezza materiale, consumistica.

            In tale direzione Massimo Recalcati -psicoanalista di stampo lacaniano- ha dato un contributo intellettuale di grandissima portata, anche se insufficiente a contenere queste manifestazione di una modernità degenerata, se non proprio avariata. Moltissime le sue pubblicazioni, tra le quali ricordiamo L’Ora di Lezione, Le Mani della Madre, Non è Più Come Prima, La tentazione del Muro –Lezioni Brevi per un Lessico Civile, La Notte del Getsemani, Le Nuove Melanconie, Cosa Resta del Padre. Naturalmente, all’attività di saggista Recalcati fino ad oggi ha svolto anche un’intensa vita convegnistica, molti i suoi interventi in televisione, numerosi i suoi incarichi di alto profilo in ambito professionale, ma anche editoriale.

            Va da sé che quanto qui riportato, come sempre per Maison Ragosta, sono solo degli spunti e un invito all’approfondimento, soprattutto oggi, in questo Covid-Time, che si pone come spartiacque tra la società di ieri, che si è appena congedata, e la società che presto verrà…tra non più di un lustro!

Grazia Renis – Mauro Ragosta

Nota: chi fosse interessato alla produzione di saggi di Mauro Ragosta, può cliccare qui di seguito:
https://youtu.be/lhdKGKUfH6Q 


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