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venerdì 14 maggio 2021

Saper Comunicare (parte undicesima): Sulla chiacchiera, il dialogo e la conversazione – di Mauro Ragosta

 

           È solo dopo aver affrontato i principali temi della comunicazione che si può trattare di alcuni modelli interpersonali in cui essa si realizza. Per i lettori di Maison Ragosta abbiamo scelto quelli di base, ovvero “la chiacchiera”, il dialogo e la conversazione, i quali si dispongono tutti su un unico asse ideologico. Nello specifico, il filo conduttore a cui si farà riferimento nell’analizzare questi modelli è costituito dalla razionalità, dalla coerenza interna e dalle capacità intellettive di realizzarle.

            E proprio con riferimento a quest’ultimo, “l’arte della chiacchiera” non tiene conto dell’elemento razionale nella concatenazione degli argomenti e delle proposizioni in cui si articola. Si potrebbe al riguardo utilizzare l’espressione “a pioggia” molto cara a politici ed economisti per comprendere cosa sia. Nella chiacchiera, infatti, non vi è un’organicità delle proposizioni degli interlocutori: si salta di qui e di lì senza avere un obiettivo specifico, dove ad un’asserzione non deve seguirne un’altra pertinente e concatenata. È l’interlocuzione del relax, del disimpegno, del piacere conviviale e amicale nei tempi dedicati alla rigenerazione e al riposo.

            Diverso, invece è il caso del dialogo, più impegnativo, che richiede attenzione crescente. Qui infatti, l’interlocuzione è finalizzata ad ottenere un risultato, che, tra i tanti, ad esempio, può essere la chiarificazione di un argomento o un problema, ma anche un confronto volto a stabilire la leadership. Nel dialogo decisiva si presenta la concatenazione logica delle proposizioni degli interlocutori, che diventa vieppiù soddisfacente in relazione alla robustezza intellettuale ed intellettiva dei “partecipanti”. Robustezza che deve essere sempre tenuta in considerazione, perché è a carico del singolo interlocutore comprendere quando chi ha di fronte non è più capace di mantenere la linea logica del discorso. In tal caso, deve ritirarsi o ritrarsi dal dialogo, che non è più tale. Non sempre, infatti, chi non regge l’interlocuzione capisce che è incapace di relazionarsi ulteriormente sul piano razionale e delle conoscenze, e se dovesse accorgersene non sempre è onesto intellettualmente e tale da avere il coraggio di dichiarare la propria incapacità.

            Può essere che nessuno degli interlocutori si accorga che l’interlocuzione sia ad un certo punto priva di orientamento, direzione e visione dell’obiettivo finale. In tal caso, di fatto, il dialogo sfocia inconsapevolmente nella chiacchiera, che ovviamente non consente di approdare ad alcunché di concreto.

            Simile al dialogo è la conversazione, con la differenza che qui siamo nel campo della ricercatezza oratoria, della scelta della parola giusta, che non sempre è quella per la quale bisogna fare una ricerca sul vocabolario, della capacità di concatenare le parole in maniera elegante o innovativa, o addirittura di essere capace di formule letterarie inedite.

            Al contrario del dialogo, che ha delle finalità specifiche e concrete, la conversazione non ha un obiettivo specifico, è una sorta di esercizio al buon gusto e di buon gusto. Tuttavia, si differenzia anche dalla “chiacchiera”, perché qui si ha un perimetro relazionale.  Nella conversazione generalmente si stabilisce, infatti, un tema attorno al quale ruotare, che si presenta strumentale all’esercizio oratorio. Infine, specifico della conversazione sono le capacità degli interlocutori di non giungere mai a posizioni di principio, a esposizioni razionalmente stringenti e del pari dovranno aver cura di non essere troppo irrazionali o di “precipitare” in volgarità di sorta. Insomma, negli interlocutori dovrà prevalere quell’atteggiamento che li fa convergere sempre in una posizione media, dove far privilegiare il bello, l’originale, l’elegante, scopi ultimi della conversazione.

            Anche in questo caso, la robustezza intellettiva ed intellettuale, oltre che culturale, si presenta decisiva, dove proprio la capacità di parlare nei tempi giusti e tali da lasciare spazio al proprio referente, si presenta decisiva, anzi, imprescindibile.

 

Mauro Ragosta

 

Nota: chi fosse interessato alla produzione di saggi di Mauro Ragosta, può cliccare qui di seguito per le principali delucidazioni:
https://youtu.be/lhdKGKUfH6Q 

 


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