Da più parti si conviene che la cultura leccese, intesa nell’accezione della produzione e della fruizione di opere narrative e poetiche, abbia registrato, intorno alla metà degli anni ’90, più di vent’anni fa, dunque, un passaggio da un assetto d’élite ad uno massificato. Nelle parole di Mauro Marino, la vita culturale leccese ebbe in quegli anni una “sfiammata” di vitalità. Un momento importante, questo, di trasformazione, che ha condotto lentamente ed in maniera costante al boom di questi anni, perché tale bisogna considerarlo. Dal 2010, infatti, i fattori di questo mondo, il mondo culturale appunto, hanno registrato un’amplificazione ed hanno portato a nuove dinamiche. In tale direzione, si sono avute un’espansione della domanda culturale e uno sviluppo dell’offerta di opere narrative e poetiche, e non solo. Circa la domanda, questa ha registrato un consistente allargamento dovuto a tre fattori: l’invecchiamento veloce della popolazione, che ha sempre più tempo libero e che insiste con frequenze incrementative in attività culturali e di intrattenimento; l’innalzamento del livello di istruzione, che ha portato allo sviluppo della sensibilità letteraria; la maggiore ricchezza: Lecce è il capoluogo col più alto reddito procapite di Puglia.
Circa l’offerta culturale, dal 2010 è invalso negli scrittori leccesi l’aspetto seriale, a tal punto che si potrebbe parlare di fordismo intellettuale. Questi, infatti, si impegnano in tour, realizzando decine di presentazioni del proprio lavoro, e dall’altro, i più, producono con frequenza quasi annuale un testo, un lavoro da immettere nel circuito leccese.
Tutti sono mossi in parte dal diletto letterario, in parte dalle gratificazioni sociali, dal successo e dalla fama. E tuttavia, sono pochi i casi di scrittori che sviluppano la loro attività al di fuori dei confini provinciali, ma sempre in maniera episodica. Ciò, in ogni caso, non è un dato assolutamente negativo. In un’ottica prospettica si può vedere il nostro territorio e la nostra società come un significativo laboratorio, che può in futuro dare soluzioni inusitate. Ad ogni modo, solo la forza sul mercato domestico dà la possibilità di un’attività espansiva all’esterno –export culturale, appunto- stabile e significativa.
E il fenomeno culturale sin qui tracciato non mostra tendenze ad affievolirsi. Anzi, in un crescendo, quasi impetuoso, mostra soluzioni nuove e nuove dinamiche. In tale direzione, è certa la tendenza per cui gli scrittori da attività prevalentemente artistiche e di presentazioni delle loro opere, si stanno muovendo verso nuovi paradigmi, quali quello di presentatori di altri scrittori sino a giungere nei casi più evoluti ad organizzatori di eventi culturali di portata significativa, tutt’altro che ordinaria, fino a diventare per giunta editori e manager per il lancio di altri scrittori o poeti.
In tutto ciò, il successo e la fama personale sono di sicuro i motori di tali dinamiche, ma dall’altro va considerato che tale incedere e dinamica pare che si giunga anche per altri motivi. E questi sembrano che siano ascrivibili a scopi prevalentemente sociali ed intellettuali, di un’intellettualità applicata. Attività che vengono poste in essere per portare avanti, infatti, in maniera più pregnante alcune idee personali, che il normale assetto seriale e fordista non consente.
Esiste nel mondo culturale leccese di oggi, quindi, una carica ideologica autoctona, che fa ben sperare per il futuro, sul piano dell’espansione territoriale, attraverso proprio i suoi attori, anche se già in tale direzione, vi sono segnali importanti e numerosi. Numerose sono infatti le incursioni dei nostri operatori all’esterno della provincia, in maniera metodica e sistematica, superando anche la questioni legate al Covid-Affaire. Tra questi vanno sicuramente segnalati, Giovanna Politi, la veterana Maria Pia Romano, Rossella maggio e la pluripremiata Antonella Tamiano.
Il tutto pare essere il risultato di una dinamica strettamente leccese, in senso lato, che favorisce l’export. Siamo così passati nell’ultimo lustro, soprattutto, da un incedere influenzato da modelli esterni, importati, a modelli originari e autopropulsivi, che porteranno il sistema all’espansione territoriale, a presidiare, con la nostra cultura, dunque, altri contesti. Questo, il futuro!
Siamo in presenza, in definitiva, di uno sviluppo espansivo sul piano territoriale, almeno negli aspetti considerati, ovvero reale ed autonomo, e non imitativo e di seconda mano, non centrato su modelli imitati, prevalentemente settentrionali.
Mauro Ragosta
https://youtu.be/lhdKGKUfH6Q
Nessun commento:
Posta un commento