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martedì 29 settembre 2020

Punto Nave: settembre 2020 – di Mauro Ragosta

 

 
           

            Ed eccoci qui al consueto appuntamento di fine mese col bilancio di Maison Ragosta. Settembre, si sa, è un mese di passaggio: lentamente vengono dismesse le attività vacanziere e, con sempre maggior forza, si prendono gli attrezzi da lavoro. È  dunque, settembre, un mese che non presenta connotazioni unidirezionali e monolitiche, soprattutto se si considera che non più di due settimane fa si è tenuta un’importante tornata elettorale.

              La chiamata alle urne del 20 e 21 settembre è stata piuttosto tranquilla, anche perché la campagna elettorale che l’ha preceduta non ha assunto connotazioni particolarmente veementi. Pochi i colpi di scena, insomma, e la partecipazione dell’elettorato (attivo) si è mossa in schemi alquanto ordinari, quasi fosse una routine quotidiana. Forse il popolo è stanco di essere chiamato in causa ogni anno, dopo essere stato sollecitato per mesi in direzione del momento elettorale. Insomma, la prova delle urne, in Italia, da questione apicale, straordinaria e decisiva è diventata il déjà vu, l’incedere monotono di ogni anno……quasi noiosa.

            Da noi, in Puglia, ha vinto la sinistra, che pare oramai essere il luogo delle migrazioni. All’attento osservatore appare chiaro che, oggi il punto di forza della sinistra in Puglia, siano infatti i migranti di tutti i tipi, da quelli che vengono dai paesi extracomunitari a quelli che vengono dalla destra politica. La sinistra, dunque? Il luogo dell’accoglienza, potrebbe dirsi. D’altro canto, il capitano con i sergenti ed i caporali, riescono sempre a predisporre luoghi comodi e “pasti caldi” per tutti.

            Non è azzardato affermare che la sinistra sia di fatto un grande calderone etnico-politico ed economico. Sul piano più strettamente politico, tuttavia, sbaglia chi afferma che si tratti di trasformismo. Siamo, in effetti, in presenza di un vero e proprio esodo dalle posizioni di destra verso quelle di sinistra. E, solo una è la direzione! Un esodo che oramai si sta strutturando, anzi cronicizzando, a tal punto che la bicentenaria diade, destra-sinistra, comincia, in maniera vistosa, a perdere di significato, costituendo sempre meno un momento identitario o un sicuro punto di riferimento sociale, e, in definitiva, sta così dissolvendo la sua qualità di strumento di lettura della Realtà.

            E la destra? Perde pezzi o fa finta di perdere pezzi?

            Sul piano culturale, in settembre molte sono state le attività che hanno ripreso velocità nel Mondo dell’intrattenimento e della felice distrazione. Il Lecce, seppur con risultati non sorprendenti, ha ricominciato ad animare le grandi discussioni dei salentini. Su altro versante, il mondo del libro e del teatro, ma anche quello della musica e della poesia stanno registrando una vivacità tipica dei tempi preCovid.

            V’è da notare, tuttavia, che il mondo degli eventi mostra dinamiche diverse sul piano territoriale. E ciò nel senso che, mentre a Lecce città questo non ha mutato gli schemi qualitativi, nella provincia invece, in tale direzione si respirano atmosfere superiori, più evolute e raffinate. È ipotizzabile che la provincia nella rincorsa imitativa del capoluogo, lo abbia abbondantemente superato, sebbene non sia fuor di luogo ipotizzare che, questa non se ne sia accorta. Ciò possibile perché mentre a Lecce si sono cristallizzate alcune posizioni monopolistiche, nelle quali si pone attenzione solo a gestire e conservare il potere di cui godono, posizioni che di fatto impediscono una crescita veloce, o comunque una crescita, nella provincia, invece, si sceglie il meglio e si opera con estrema attenzione ed impegno, si esce dagli schemi tradizionali.

            Venendo al piano economico e del lavoro, lo shock-covid non mostra chiari ancora i suoi effetti, che forse si evidenzieranno nella loro effettiva portata solo nel prossimo mese. Al momento, si sanno solo poche cose e cioè che si è in presenza di una contrazione del numero degli occupati, circostanza questa che tuttavia non si traduce in un aumento della disoccupazione. La vera novità della Grande Crisi del 2020 è il forte incremento di gente che ha gettato la spugna e non cerca più lavoro. Insomma, sempre maggiore è la quantità di persone che hanno abbandonato il mondo del lavoro, un lavoro, tra le altre, che sta cambiando anche di significato, oltre che di modalità. Stiamo forse entrando in un’altra civiltà? Stiamo forse cambiando il paradigma tradizionale con cui ci approcciamo alla vita?

 

Mauro Ragosta

 

Nota: chi fosse interessato alla produzione di saggi di Mauro Ragosta, può cliccare qui:https://youtu.be/lhdKGKUfH6Q 

 


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