Poliedrico, funambolico, indignato, arguto e anche comico,
appassionato, spassionato, ironico, frizzante, mordace, sferzante, tonico
e ipertonico, dionisiaco, apollineo, epigrammatico, satirico,
esametrico, simposiaste, spondaico – a volte trocaico – dattilico, di
certo incisivo, nostalgico, futurista, postmoderno, pervasivo mai
invadente, invasivo, molcente, pungente, brillante, a suo modo suadente,
convincente, vincente …Paolo Vincenti. Lo conosciamo per la sua vena
ironica, tratto saliente della sua attività di giornalista e scrittore di
cui ricordiamo “Neronotte Romanza d’amore e di morte (Libellula
Edizioni, 2013), “L’ombra della madre” (Kurumuny Edizioni, 2015), “L’una e
due. DiscorDanze” (La Fornace Edizioni, 2015), “L‘osceno del villaggio”
(Argomenti Edizioni, 2016), “Italieni” (Besa Editore,2017), “Avanti (o)
pop” (Argomenti Edizioni,2018).
Un tutto tondo forgiato dalla cultura classica, ma aperto ad
ogni possibilità o fonte di ispirazione, Paolo ha avviato una carriera
parallela collaborando con l’Università del Salento ed è socio
ordinario della Società di Storia Patria di Bari, affiliato a quella di Lecce.
Nello specifico mi riferisco alla sua attività di saggista, che lo vede
impegnato nella stesura di vari lavori, tra cui quello appena pubblicato
dedicato a Sabatino De Ursis, gesuita, astronomo, scienziato e botanico,
vissuto fra Cinquecento e Seicento, e molti volumi di studi a sua cura, fra i
quali quello sulla Grande Guerra e il Salento. Questa esperienza, senza dubbio
stimolante sotto il profilo del metodo storico- scientifico, potrebbe
costituire un‘arma a doppio taglio, perché in netta contraddizione con la
sua irruente creatività, sicché ora Paolo, e non è il solo in questo sforzo che
accomuna tanti artisti per il solo fatto di essere venuti al mondo e poi di
essere stati ammessi all’universo della conoscenza, ha anche acquisito una
forma di bilocazione del pensiero organizzato su più livelli strutturali
tra loro interconnessi tale da suggerire la santità speculativa.
Come avrete capito, ho per Paolo una stima che si è
trasformata in affettuosa condivisione dei suoi scritti e soprattutto della
sua varietà di interessi, condizione a mio parere essenziale per la
composizione di un affresco esistenziale e intellettuale degno di questa
definizione. Fra i vari interessi, mi confida con la sua inarrestabile
parlantina e due occhi accesi, la corsa, il popolare jogging, potente
rimedio contro lo stress, e le amate collezioni di fumetti della Marvel
con i supereroi importati dall’America, quali l’Uomo Ragno,
I Fantastici Quattro, Thor, Capitan America, l’Incredibile Hulk, ecc.
Attinge poi, come fonte di ispirazione, a tanta parte del cantautorato italiano
da quello più noto al pubblico a quello meno famoso ma di assoluta qualità, fra i
cui esponenti cita Stefano Rosso, Giorgio Lo Cascio, Pierangelo Bertoli,
Edoardo De Angelis, Jimmy Villotti, Luigi Grechi, quest’ultimo autore del testo
“Il bandito e il campione”, reso celebre dal suo più conosciuto fratello,
Francesco De Gregori.
Qualche sera fa abbiamo insieme condotto una piacevole
chiacchierata intorno al suo “L’una e tre. DiscorDanze”. Di parola. Di idee, di
intelligenza, di pensiero e di concetto, ma anche di senso e di sensi perché
Paolo fonda sui sensi il suo ritmo giocoso della vita e, anche nella parola
poetica, al suo arco non mancano frecce felicemente “Vincenti”.
Rossella Maggio
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