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mercoledì 2 settembre 2020

Ritratto foto-letterario n°10: Paolo Vincenti - di Rossella Maggio

Poliedrico, funambolico, indignato, arguto e anche comico, appassionato, spassionato, ironico, frizzante, mordace, sferzante, tonico e ipertonico, dionisiaco, apollineo, epigrammatico, satirico, esametrico, simposiaste, spondaico – a volte trocaico – dattilico, di certo incisivo, nostalgico, futurista, postmoderno, pervasivo mai invadente, invasivo, molcente, pungente, brillante, a suo modo suadente, convincente, vincente …Paolo Vincenti. Lo conosciamo per la sua vena ironica, tratto saliente della sua attività di giornalista e scrittore di cui ricordiamo “Neronotte Romanza d’amore e di morte (Libellula Edizioni, 2013), “L’ombra della madre” (Kurumuny Edizioni, 2015), “L’una e due. DiscorDanze” (La Fornace Edizioni, 2015), “L‘osceno del villaggio” (Argomenti Edizioni, 2016), “Italieni” (Besa Editore,2017), “Avanti (o) pop” (Argomenti Edizioni,2018).
Un tutto tondo forgiato dalla cultura classica, ma aperto ad ogni possibilità o fonte di ispirazione, Paolo ha avviato una carriera parallela collaborando con l’Università del Salento ed è socio ordinario della Società di Storia Patria di Bari, affiliato a quella di Lecce. Nello specifico mi riferisco alla sua attività di saggista, che lo vede impegnato nella stesura di vari lavori, tra cui quello appena pubblicato dedicato a Sabatino De Ursis, gesuita, astronomo, scienziato e botanico, vissuto fra Cinquecento e Seicento, e molti volumi di studi a sua cura, fra i quali quello sulla Grande Guerra e il Salento. Questa esperienza, senza dubbio stimolante sotto il profilo del metodo storico- scientifico, potrebbe costituire  un‘arma a doppio taglio, perché in netta contraddizione con la sua irruente creatività, sicché ora Paolo, e non è il solo in questo sforzo che accomuna tanti artisti per il solo fatto di essere venuti al mondo e poi di essere stati ammessi all’universo della conoscenza, ha anche acquisito una forma di bilocazione del pensiero organizzato su più livelli strutturali tra loro interconnessi tale da suggerire la santità speculativa.
Come avrete capito, ho per Paolo una stima che si è trasformata in affettuosa condivisione dei suoi scritti e soprattutto della sua varietà di interessi, condizione a mio parere essenziale per la composizione di un affresco esistenziale e intellettuale degno di questa definizione. Fra i vari interessi, mi confida con la sua inarrestabile parlantina e due occhi accesi, la corsa, il popolare jogging, potente rimedio contro lo stress, e le amate collezioni di fumetti della Marvel con i supereroi importati dall’America, quali l’Uomo Ragno, I Fantastici Quattro, Thor, Capitan America, l’Incredibile Hulk, ecc. Attinge poi, come fonte di ispirazione, a tanta parte del cantautorato italiano da quello più noto al pubblico a quello meno famoso ma di assoluta qualità, fra i cui esponenti cita Stefano Rosso, Giorgio Lo Cascio, Pierangelo Bertoli, Edoardo De Angelis, Jimmy Villotti, Luigi Grechi, quest’ultimo autore del testo “Il bandito e il campione”, reso celebre dal suo più conosciuto fratello, Francesco De Gregori. 
Qualche sera fa abbiamo insieme condotto una piacevole chiacchierata intorno al suo “L’una e tre. DiscorDanze”. Di parola. Di idee, di intelligenza, di pensiero e di concetto, ma anche di senso e di sensi perché Paolo fonda sui sensi il suo ritmo giocoso della vita e, anche nella parola poetica, al suo arco non mancano frecce felicemente “Vincenti”.

Rossella Maggio

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