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venerdì 8 gennaio 2021

Giuseppe Colafati si è dimesso da Sindaco di Poggiardo - di Paolo Rausa

Quando la politica si mangia i suoi figli migliori, come Crono.

Costretto alle dimissioni Giuseppe Colafati, sindaco di Poggiardo (Le)

                  

Con una lettera di dimissioni datata 4 gennaio 2021, sette consiglieri del Comune di Poggiardo (Le) hanno decretato la fine della legislatura che è agli sgoccioli. Fra qualche mese si sarebbe giunti alla sua fine, ma tant’è. Assistiamo purtroppo ad un atteggiamento diffuso di “cupio dissolvi”. Senza entrare nel merito delle problematiche, nobili o meno, che pure avranno spinto i vari consiglieri, fra cui il vice sindaco e un’assessora, c’è da riflettere sulle modalità che portano le varie parti a chiudere un’esperienza prima ancora di discutere sui problemi e cercare di affrontarli, prima ancora di decidere la fine di un rapporto, una relazione, una storia sentimentale o amministrativa. Abbiamo perso la capacità di ascoltare le ragioni degli altri e di porvi attenzione, assumendole per risolverle. Invece si chiude con disprezzo una consigliatura che a pochi mesi avrebbe avuto la sua fine naturale. Giuseppe Colafati, al secondo mandato, è stato costretto a sua volta a dimettersi. Conosco il sindaco di Poggiardo e Vaste, come era solito aggiungere, da molto tempo: una persona per bene, ligia, comprensiva, tendente al fare, a volte senza il necessario coinvolgimento, ma molto appassionato e che nutre un grande amore per il suo paese che ha cercato di elevare, pur tra le mille difficoltà economiche e progettuali, visionarie, che vivono tutte le realtà soprattutto al Sud. Non pare che i problemi posti, o non posti, che comunque si agitavano in modo sotterraneo, siano stati portati all’attenzione pubblica o siano stati affrontati coinvolgendo i cittadini. Perciò azioni di questo tipo appaiono granguignolesche, più da Crono che progetta di mangiare i suoi figli che da Mattarella che nell’ultimo discorso agli italiani ha incoraggiato i costruttori di pace o di ponti, a seconda dei punti di vista. Ci si comporta come Achille che mentre ama Pentesilea e la bacia, nello stesso tempo la trafigge. Andrebbe recuperata a tutti i livelli la capacità di dialogo, altrimenti non c’è evoluzione nei nostri rapporti interpersonali e istituzionali, attingendo al pensiero di Machiavelli nei “Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio”, secondo il quale Roma era diventata grande per la capacità di risolvere i conflitti sociali e politici fra la plebe e il senato trovando una sintesi al livello superiore. Una lezione che deve essere ripresa e praticata, per il bene di tutti!

 

Poggiardo, 07/01/2021

                                                                                            Paolo Rausa

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