Dopo la fine dei partiti
novecenteschi e l’insediamento del personalismo, gli avversari del politico che
irruppe sulla scena politica italiana, ovvero Berlusconi, fu tutt’altro che
ragionata e organizzata. Coloro che si opposero al capo personalista
preferirono scagliarsi, anche negli aspetti più strettamente personali,
direttamente sulla sua figura, quasi questa fosse il reale ed unico problema.
Vennero, dunque, portati ben pochi argomenti alternativi, preferendo farsi
dettare la linea politica proprio da chi credevano di combattere sul piano
politico. E sin da questo momento occorre chiedersi come mai la sinistra a capo
dei migliori intellettuali del Paese, strutturati in un vero e proprio
esercito, data la sua consistenza numerica, non sia riuscita ad elaborare
strategie politiche efficaci ed efficienti, risolvendosi in un’azione di basso
profilo.
Ad ogni modo, come
accennato, la discesa in capo del primo politico che possiamo definire “nuovo”,
vale a dire Silvio Berlusconi, fu all’origine del nuovo assetto del dibattito
politico italiano. L’allora proprietario della società finanziaria Fininvest e
della società di produzione Mediaset, Berlusconi appunto, iniziò a farsi strada
nel potere politico italiano e nelle sue istituzioni a metà del 1994, quando
divenne Presidente del Consiglio per la prima volta, perché vittorioso con il
partito da lui fondato, Forza Italia. Da allora, i suoi oppositori si
concentrarono soprattutto sullo screditare, con ogni mezzo, la sua figura sul
piano personale e non sul piano strettamente ideologico.
V’è da dire che, Berlusconi,
nelle quattro esperienze da primo ministro della Repubblica Italia, sino al
2011, ha spesso dato ossigeno ai suoi detrattori, inanellando una serie di
leggi ad personam o ad aziendam, per le quali da più parti è
stato attaccato, ma mai in maniera incisiva. E forse che la sinistra ha fatto
volutamente una finta opposizione? In ogni caso, le motivazioni per le quali Berlusconi
è stato criticato, anche fortemente, erano comunque fondate: dall’essere un
amico dei mafiosi (Mangano e Dell’Utri, che lo aiutarono a fondare Forza
Italia, sono stati condannati per reati di mafia), alle leggi sulla proprietà
delle frequenze televisive (varie corti hanno più volte sentenziato il
passaggio illegittimo di Rete4 sul satellite, mai avvenuto), sino ai
comportamenti poco ortodossi, nel privato e nel pubblico (le olgettine o le
corna nei consessi internazionali, per esempio).
Detto ciò, però, i suoi
oppositori hanno decisamente sbagliato mira e modalità di sparo. Hanno incentrato
la strategia politica sugli attacchi personali contro un solo soggetto, Berlusconi
appunto, senza proporre un’alternativa politica credibile e senza discostarsi
dal suo operato quando sono stati al governo del Paese, o, ancora, non hanno prodotto
leggi che potessero mettere un freno all’espansione del suo impero economico.
Tutto ciò può considerarsi errato politicamente, oltre che deleterio per la propria
parte politica ed il proprio elettorato. E la sinistra tutta ha fatto proprio
questo. Ha provato a sconfiggere Berlusconi sul piano giudiziario e non
politico, sul piano della moralità e non su quello elettorale e delle idee.
Tutto ciò, da una parte non comprendendo verso dove stesse andando la società,
come osservava il Cavaliere, e cosa la attirasse, dall’altra parte facendone
proprio di Berlusconi un martire, e, si sa, questi, i martiri infatti,
raccolgono sempre una certa vocazione ed interesse.
Il centro-sinistra
insomma cercava di battere Berlusconi e, invece, gli spianava la strada verso
il potere ed il consenso, nonostante il capo di Forza Italia - Popolo delle
Libertà poi – nel tempo ha mancato la sua rivoluzione liberale, affossando il
mondo del lavoro con la Legge Biagi, che lo precarizzò, ingessando la ricerca e
l’Università con la Moratti e la Gelmini, emanando varie epurazioni di
giornalisti a lui scomodi, introducendo il divieto di processo per le più alte
cariche dello Stato e via dicendo. Anche se v’è da dire che durante il suo Governo
i debiti dello Stato sono stati fortemente contenuti e la tassazione meno
sperequata, circostanze queste che si deteriorano a partire dal 2010.
Massimiliano Lorenzo
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