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giovedì 11 aprile 2019

Dalla Seconda alla Terza Repubblica (parte terza): berlusconismo e antiberlusconismo - di Massimiliano Lorenzo




     Dopo la fine dei partiti novecenteschi e l’insediamento del personalismo, gli avversari del politico che irruppe sulla scena politica italiana, ovvero Berlusconi, fu tutt’altro che ragionata e organizzata. Coloro che si opposero al capo personalista preferirono scagliarsi, anche negli aspetti più strettamente personali, direttamente sulla sua figura, quasi questa fosse il reale ed unico problema. Vennero, dunque, portati ben pochi argomenti alternativi, preferendo farsi dettare la linea politica proprio da chi credevano di combattere sul piano politico. E sin da questo momento occorre chiedersi come mai la sinistra a capo dei migliori intellettuali del Paese, strutturati in un vero e proprio esercito, data la sua consistenza numerica, non sia riuscita ad elaborare strategie politiche efficaci ed efficienti, risolvendosi in un’azione di basso profilo.
    Ad ogni modo, come accennato, la discesa in capo del primo politico che possiamo definire “nuovo”, vale a dire Silvio Berlusconi, fu all’origine del nuovo assetto del dibattito politico italiano. L’allora proprietario della società finanziaria Fininvest e della società di produzione Mediaset, Berlusconi appunto, iniziò a farsi strada nel potere politico italiano e nelle sue istituzioni a metà del 1994, quando divenne Presidente del Consiglio per la prima volta, perché vittorioso con il partito da lui fondato, Forza Italia. Da allora, i suoi oppositori si concentrarono soprattutto sullo screditare, con ogni mezzo, la sua figura sul piano personale e non sul piano strettamente ideologico.
    V’è da dire che, Berlusconi, nelle quattro esperienze da primo ministro della Repubblica Italia, sino al 2011, ha spesso dato ossigeno ai suoi detrattori, inanellando una serie di leggi ad personam o ad aziendam, per le quali da più parti è stato attaccato, ma mai in maniera incisiva. E forse che la sinistra ha fatto volutamente una finta opposizione? In ogni caso, le motivazioni per le quali Berlusconi è stato criticato, anche fortemente, erano comunque fondate: dall’essere un amico dei mafiosi (Mangano e Dell’Utri, che lo aiutarono a fondare Forza Italia, sono stati condannati per reati di mafia), alle leggi sulla proprietà delle frequenze televisive (varie corti hanno più volte sentenziato il passaggio illegittimo di Rete4 sul satellite, mai avvenuto), sino ai comportamenti poco ortodossi, nel privato e nel pubblico (le olgettine o le corna nei consessi internazionali, per esempio).
    Detto ciò, però, i suoi oppositori hanno decisamente sbagliato mira e modalità di sparo. Hanno incentrato la strategia politica sugli attacchi personali contro un solo soggetto, Berlusconi appunto, senza proporre un’alternativa politica credibile e senza discostarsi dal suo operato quando sono stati al governo del Paese, o, ancora, non hanno prodotto leggi che potessero mettere un freno all’espansione del suo impero economico. Tutto ciò può considerarsi errato politicamente, oltre che deleterio per la propria parte politica ed il proprio elettorato. E la sinistra tutta ha fatto proprio questo. Ha provato a sconfiggere Berlusconi sul piano giudiziario e non politico, sul piano della moralità e non su quello elettorale e delle idee. Tutto ciò, da una parte non comprendendo verso dove stesse andando la società, come osservava il Cavaliere, e cosa la attirasse, dall’altra parte facendone proprio di Berlusconi un martire, e, si sa, questi, i martiri infatti, raccolgono sempre una certa vocazione ed interesse.
     Il centro-sinistra insomma cercava di battere Berlusconi e, invece, gli spianava la strada verso il potere ed il consenso, nonostante il capo di Forza Italia - Popolo delle Libertà poi – nel tempo ha mancato la sua rivoluzione liberale, affossando il mondo del lavoro con la Legge Biagi, che lo precarizzò, ingessando la ricerca e l’Università con la Moratti e la Gelmini, emanando varie epurazioni di giornalisti a lui scomodi, introducendo il divieto di processo per le più alte cariche dello Stato e via dicendo. Anche se v’è da dire che durante il suo Governo i debiti dello Stato sono stati fortemente contenuti e la tassazione meno sperequata, circostanze queste che si deteriorano a partire dal 2010.
Massimiliano Lorenzo

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