Come si è accennato,
eccoci qui al secondo dei tre simboli che tratteremo, ovvero il diamante. E qui
va subito evidenziato che, la visione che se ne ha oggi è diversa che in
passato, date le recenti acquisizioni scientifiche. In ogni caso, è bene sottolineare che il suo
significato tradizionale è di
grandissimo valore sul piano esistenziale ed esoterico, pur in presenza delle
recenti elaborazioni scientifiche.
La cosa più particolare e
contraddittoria di un diamante, infatti, è che alla “fine esso scomparirà...”
Chimicamente è solo un pezzo di carbone la cui formazione avviene in profondità
nelle viscere della Terra, circa 250 chilometri sotto la superficie ed a
temperature di oltre 1.500° C nel corso di interi millenni. Ma a differenza di
un rubino o di altre pietre preziose la cui struttura resta inalterata anche a
temperature o pressioni molto elevate, un diamante nel tempo sarà consumato
completamente, trasformandosi in un residuo di gas di acido carbonico.
Conoscenze queste che fine a qualche tempo fa erano sconosciute e che hanno
conferito al simbolo del diamante valenze che qui di seguito espliciteremo.
Le origini dell’utilizzo simbolico
del diamante affondano le loro radici nell’antichità. Gli antichi Greci
festeggiavano con essi i loro Dei e sia la spada di Cronos che l'elmo di
Eracle che le catene che legavano Prometeo erano realizzate con questo
minerale. Successivamente i poeti Romani “copiarono” l'idea, descrivendo le
porte dell'Ade come fatte anch’esse di diamante. Nel Medioevo i diamanti
vennero chiamati "lacrime degli Dei" e spesso venivano anche
indossati come talismani sui campi di battaglia.
Il diamante rappresenta sia il
Mondo Terreno sia qualcosa che dura perpetuamente, collegandoli e simboleggiando così l’eternità ovvero uno
stato più elevato raggiungibile dall’essere umano, che, privo di illusioni e un
assenza della valenza del tempo, culmina nell’acquisire capacità fisiche e
spirituali superiori. Così il diamante simboleggia:
”Il più sacro dei corpi” (wujud al-Aqdas) e “il corpo sopraceleste” (jism asli Haqiqi) nella spiritualità Sufi;
”Il corpo di diamante” nel Taoismo e nel Vajryana;
”Il corpo di luce” o “corpo arcobaleno” nel buddismo tibetano;
”Il corpo di beatitudine” nel Kriya Yoga;
”Il corpo immortale” (soma Athanaton) nell’Ermetismo;
”Il corpo superconduttore” nel Vedanta;
”Il corpo radiante” nello gnosticismo e nel neo-platonismo;
”La gloria di tutto l’universo” e “il corpo d’oro” nella tradizione alchemica;
”Il corpo astrale” secondo l’alchimista Paracelso;
”Il corpo solare” per alcune scuole misteriche;
”Il corpo del tempio di Dio” tra i Rosacroce;
”Il corpo o l’essere luminoso” nell’antico Egitto;
”La potenziale dimora Divina” (fravashi fravarti) nell’antica Persia;
”Il corpo perfetto” (soma teilion) nella liturgia mitraica;
In moltissimi casi quindi, il
diamante è stato preso per rappresentare il simbolo del Processo Evolutivo
degli esseri umani. La stessa "Via del Diamante" delle filosofie
Orientali quindi, non è che la simbolica rappresentazione dell’immagine di
questa pietra, utilizzata per illustrare il Cammino dell'umanità che, con un
continuo lavoro interiore, conduca all’ideale Trasmutazione. Si potrebbe
facilmente concludere che questa pietra, in quanto rappresentazione di un
compimento o di una realizzazione si debba considerare, nel linguaggio proprio
delle tradizioni Orientali, l’equivalente della Pietra Filosofale della
tradizione alchimistica Occidentale. Notiamo qui anche quanto sia significativo
che gli Ermetisti Cristiani ne parlino spesso a proposito della stessa figura
del Cristo, come della vera Pietra Filosofale, a volte definita anche come Pietra Angolare.
Nella Bibbia, però, il diamante viene
utilizzato per descrivere la durezza e l’impenetrabilità del cuore degli
uomini, ciechi di fronte alla parola di Dio:
“Ma essi rifiutarono di ascoltare, voltarono ostinatamente le spalle e si
turarono gli orecchi per non udire. Resero il loro cuore come il
diamante, per non
ascoltare la legge e le parole che l’Eterno degli eserciti mandava loro per
mezzo del suo Spirito, attraverso i profeti del passato. Così ci fu grande
indignazione da parte dell’Eterno degli eserciti”.
[Zaccaria 7,
11-12]
Nella sua “Naturalis Historia”
Plinio Il Vecchio descrive le caratteristiche del diamante in relazione alla
sua etimologia, evidenziandone le caratteristiche:
“L’adamante fra le
cose umane, non solo fra le gemme, ha il massimo valore; a lungo conosciuto
solo da re, e solo a pochi di essi... La durezza è indicibile, e ugualmente la natura vittoriosa dei fuochi, ma che
non si scalda mai, e da lì prese il nome, con
il significato greco, di forza indomita”.
[XXXVIII, 55-57]
Ed infine, nelle “Odi”,
Orazio utilizza il termine
adamans (diamante) in
riferimento al Fato ineluttabile e alla necessità della morte.
“O tu che sei ricco più degli intatti tesori dell’Arabia e della preziosa
India, e ti prendi la licenza di occupare con i tuoi fabbricati cementizi ogni
terra e ogni tratto di mare: se il crudele Destino con le sue
clave adamantine s’abbatterà sui
sommi vertici dei tuoi palazzi tu non sottrarrai il tuo animo al terrore e il
tuo capo ai lacci della morte”.
[Orazio, libro III - XXIV]
Andrea Antonello Nacci
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