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martedì 4 febbraio 2020

Recensione n° 10: Paladini e le nuove cromie dell’Islam – di Mauro Ragosta

          In un “Mondo” che procede per luoghi comuni, preconfezionati, da fast food culturale, dove l’individuo Occidentale è imbozzolito in un infernale gioco di specchi, l’ultimo lavoro narrativo di Giampiero Khaled Paladini si pone come cibo “indigesto e mortifero”, di rottura, perché il suo raccontare non porta a nessuna presa di posizione, pur disvelando alcune realtà di cui non può non tenersi conto. Paladini somministra al lettore, infatti, le dualità e le contraddizioni dell’esistenza, sia dell’universo musulmano sia di quello Occidentale ed “evoluto”, imponendo al lettore, così e di fatto, un lavoro di riflessione e da qui un esercizio sulle attività decisorie circa il proprio sistema valoriale in merito alle relazioni non solo interculturali, ma tutto sommato anche rispetto all’alterità. Insomma, Paladini, col suo ultimo lavoro dal titolo “…e adesso tutto cambia!”, pubblicato nelle ultime settimane dell’anno appena trascorso, scompone un ordine, quello del lettore appunto, per poi condurre a riproporne autonomamente uno nuovo e rinnovato ….più attuale, vivo. Nelle parole di Hugo von Hofmannsthal in Canto di Vita, si sottolinea d’altro canto che “…ogni conoscenza determina scomposizione e reintegrazione…”
            Ad ogni modo, qui va subito sottolineato che “…..e adesso tutto cambia!” è il quarto sforzo narrativo di Khaled, con riferimento agli ultimi dieci anni, e rispetto al quale, nonostante la strategia scrittoria del lavoro sia in linea con quella prevalente in Italia negli ultimi trent’anni, ovvero piana e con una terminologia poco ricercata e dunque accessibile a tutti, occorre enfatizzare sulla circostanza che presenta una densità emotiva e concettuale veramente importanti, rendendone la lettura particolarmente gradevole ed appassionante. Nel suo raccontare Paladini tiene ferma la penna sulla trama e, parimenti, tiene fermo il lettore sulle sue pagine. Gli accenti della narrazione, poi, sono posti sulle questioni importanti dell’esistenza, che dal volume si dispongono e si trasferiscono nella vita del lettore, rendendolo complice delle conclusioni………
            In quest’ultimo lavoro Paladini narra delle vicende di una coppia “mista” culturalmente: lei, Rosetta, leccese, lui, Mansoor, iraniano. Pare porre così al centro dell’attenzione le problematiche interculturali e di genere, ma il suo è un bluff, per far passare invece un’altra questione, ovvero il senso del vivere civile, che alligna in tutte le culture e prevale su qualsiasi distorsione e aberrazione del genere umano. Nel racconto Gianpiero si sfata la visione popolare che si ha dell’Islam, quale mondo violento e privo di ragione e soprattutto di ragionevolezza, per sottolinearne invece, in un gioco di chiari e scuri, le dinamiche, che nella sostanza sono uguali a quelle Occidentali. Insomma, per Paladini l’uomo è l’uomo, che pure nelle sue varianti culturali e religiose, alla fine, nei tratti essenziali, è sempre uguale a se stesso. Ecco che, i buoni e i cattivi non sono tali rispetto alle varianti religiose e di regime, ma rispetto al loro interagire col prossimo nella prospettiva del rispetto e dell’intelligenza di mediare le differenze culturali. Insomma, Paladini nel suo volume vuole tout court porre l’accento su un Uomo senza frontiere.
            Ma veniamo al quid. Rosetta, la protagonista, è donna che sin dalla più tenera infanzia convive con una sessualità vivacissima, cui si accompagna la sua capacità di “arrivare” all’orgasmo in un “batter di ciglio”. E se tutto ciò, per il lettore è motivo di ripetuti ed inusitati entusiasmi, assieme a profonde vergogne e riprovazioni, la questione di fatto costituisce il punto debole della donna, che viene ripetutamente strumentalizzata, non solo dal suo compagno iraniano, ma anche da i suoi concittadini, soprattutto quelli di ambienti molto alti. Su queste note, poi, si dipanano e si verificano gli effettivi valori sia della cultura Occidentale sia di quella Orientale-Musulmana, che alla fine paiono fondersi e confondersi e dove trionfa sicuramente la giustizia, intesa come armonia ed equilibrio nelle relazioni di qualsiasi specie.
            Giampiero, originario di Magliano, in provincia di Lecce, s’è convertito all’Islam circa sette anni fa, ma non ha voluto scrivere e pubblicare questo racconto per sdoganare il suo credo musulmano, almeno rispetto al suo entourage di lettori, che è veramente ampio, ma per porre l’accento sull’Uomo inteso in senso ampio e del vivere. Lui, d’altro canto, è un esperto di relazioni internazionali e forse ha voluto sottoporre ai suoi fans questo volume, per smistare delle sollecitazioni che portino ad una visione più ragionata e ragionevole non solo della nostra società, ma anche dell’esistenza. Se è vero, infatti, che siamo orientati verso il multiculturalismo, il quale tuttavia è ancora giovane e, come normale, è alla base di molte delle tensioni non solo sociali, ma anche individuali, dall’altra oggi più che mai occorre tenere sempre presente tutte le problematiche attinenti all’alterità. Insomma, il lavoro di Khaled è un invito a rivedere le nostre cognizioni rispetto a questa nuova società, ma anche a questo nuovo uomo che si sta edificando anno dopo anno.
            Ecco, dunque, che “…e adesso cambia tutto!” è un libro da leggere soprattutto per la portata culturale, che si presenta di estrema attualità e ampiezza. Un libro da leggere per intercettare quali dovrebbero essere le migliori coordinate del nostro agire quotidiano, dove questo oramai non è più “monocromatico”. Un libro da consigliare, per aprire importanti dialoghi e nuove sentieri relazionali con chi ci è caro e con chi si vuol conoscere più da vicino. Un libro da esperire anche per liberarsi da quegli specchi, che ci rendono schiavi di noi stessi, per aprirci, insomma, un varco foriero di esperienze che conducano alla pienezza e alla sazietà del vivere.

Mauro Ragosta

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