Com’è ampiamente noto, nel distretto
culturale leccese la poesia e il suo mondo svolgono oggi una parte da leone. Nel
giro di appena tre lustri da fenomeni d’élite si sono trasformati in manifestazioni
sociali di ampio respiro, insinuandosi in ogni anfratto del conglomerato umano
del Basso Salento. La poesia, infatti, anima diecine di serate nei più
disparati contenitori culturali: un vero fenomeno, che per densità e profondità
non è azzardato ipotizzare sia tra i più rilevanti del Bel Paese. In tale
contesto, moltissimi i poeti degni di rilievo, a più livelli e sotto vari
aspetti. Ad ogni modo, tra questi una nota particolare meritano Maria Pia
Romano e Stefano Zuccalà per segnanti e non comuni specificità stilistiche ed
espressive.
Nel più ampio scenario salentino, e sebbene
esordiente, particolare attenzione merita Maria Grazia Pispico, che l’anno
scorso ha pubblicato con Milella la sua prima raccolta di versi, ovvero
Viaggiando Oltre. Un volume che si distingue non poco nello scenario generale,
per il gioco di specchi che Maria Grazia usa per narrare della sua anima,
delle sue parti più recondite, dei suoi recessi più nascosti e arcani,
certamente ammalianti pur rimanendo espressione generale di un’umanità sempre
uguale a se stessa. Un gioco nel quale la Nostra si avvale di simboli,
metafore, metonimie, sinestesie capaci di tracciare le emozioni e le componenti
del suo essere nelle loro dinamiche diadiche, contradditorie e allo stesso
tempo irriducibili, orfane di qualsiasi sintesi e convergenza. Anche l’eros,
molto presente e ben congegnato, nei suoi versi si presenta come qualcosa che
rimanda ad altro, funzionale al gioco degli specchi e all’esplicitazione del
suo animo.
La Pispico certamente si esercita
nella poesia per venire in chiaro con se stessa, senza alcuna intenzione di
arrivare ad una qualche conclusione di sorta, ma scegliendo questa, il verso
appunto, come “treno” per viaggiare nelle sconfinate plaghe del suo animo, in
un incedere che la cambia irreversibilmente e non le dà la possibilità di
tornare indietro, di riavvolgere coscientemente la vita. Insomma, la poesia è
vettore e assieme viatico per sviluppare stati di coscienza sempre più evoluti,
e forieri di un piacere che dà pienezza, compiutezza, rotondità, essendo per eccellenza novità incerta e travolgente sul piano dei sentimenti.
Ma non finisce qui, perché occorre
sottolineare lo specifico della Nostra poetessa, che sceglie nel suo Viaggiando Oltre un linguaggio
semplice, quotidiano e non letterario, non colto dunque, riuscendo però sempre a
scuotere il lettore, in quanto lo pone con forza di fronte a questa
inconciliabilità delle incoerenti mozioni e richieste dell’essere, con
destrezza compositiva e rara sensibilità. Insomma, Mariagrazia conosce in profondità il valore
delle parole, che non scrive e pronuncia per caso e a caso.
Con Viaggiando Oltre, Maria Grazia
ha voluto aprire uno spazio per il dialogo con il suo lettore, trovando anche
questa opzione decisamente interessante per il suo percorso di vita. Nata nel
1967 da genitori salentini, Mariagrazia ha vissuto alcuni anni della sua vita,
quelli giovanili, a Monteruga, luogo che ha segnato profondamente la sua
spiritualità. Oggi risiede a San Pancrazio, dove è Maestra e titolare di una
scuola di equitazione, molto innovativa e avanti rispetto al contesto pugliese.
D’altronde ci si trova di fronte ad una personalità particolarmente evoluta,
capace appunto di concepire Viaggiando Oltre, un libro di poesie singolare per
profondità e dal punto di vista stilistico. Un libro che nasce dal suo rapporto
osmotico e dunque privilegiato con la Natura, madre e fonte di vita eterna.
Mauro
Ragosta
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