Va
subito riferito, in questo scampolo giornalistico, che intendiamo per cultura
laica tutta quella produzione libraria legata alla narrativa, alla poesia, alla
saggistica, facente capo a chi non è accademico. In tale prospettiva, con grossi
margini di approssimazione, rientra in tale ambito anche il mondo della musica,
sganciato dal Conservatorio Musicale.
Come è noto, la cultura laica e
popolare nell’accezione segnata, si è sviluppata intorno alla metà degli anni
’90 del secolo scorso, e dopo il 2010 ha registrato una accelerazione così
tumultuosa, che pare non conosca precedenti in termini quantitativi, mostrando
dall’altra, procedure, prassi e ritualità molto spesso nuove.
Negli
ultimi sette anni, in effetti, si è assistito in provincia di Lecce oltre che
ad una enorme produzione libraria e l’ingresso sul mercato di una miriade di
scrittori, anche lo sviluppo di eventi, manifestazioni e premi, che si
susseguono a ritmi incalzanti tutto l’anno. Dopo il 2010 compaiono, inoltre, le
presentazioni di libri in maniera seriale da parte di molti autori, e negli
ultimi anni, le presentazioni corali. Nascono nuove case editrici con strategie
più innovative e aderenti al momento, in ciò favorite anche dallo sviluppo di
certe tecnologie. In contemporanea, si sono create reti di location e rassegne
per accogliere l’intensa attività pubblica degli autori laici. Molte poi sono
le rassegne e l’organizzazione seriale degli eventi non solo promosse da
associazioni culturali e librerie, ma anche dai Comuni e dai loro assessorati
alla cultura.
Insomma, si è venuto a delineare un
vero e proprio sistema di produzione, pubblicizazione e scambio di libri e
affini, di tutti i generi. Anche il mondo della musica ha conosciuto dinamiche
simili e pare che si muova in sintonia e in parallelo col mondo dei libri di
autori locali.
Tutto ciò ascrivibile, come s’è detto,
alla cultura laica, che ha costruito un’arena competitiva sulla quale poi,
negli ultimi anni si è innestata la cultura accademica, che, sfruttando il
proprio status, ha trovato in questo terreno sistemico delle risposte alla
crisi che sta attraversando l’università, nuovi ruoli all’interno del
territorio di riferimento. A tal riguardo, si parla di Terza Missione.
Si sa, l’università, negli ultimi
trent’anni, ha registrato una profonda metamorfosi e da agente formatore della
classe dirigente si è trasformata in struttura delegata a rimanere nel mondo
della prima alfabetizzazione della popolazione. Certamente, conserva ancora
buona parte dei saperi alti, che tuttavia continuano progressivamente a
rifluire in altri ambiti e strutture istituzionali.
Ed ecco che, i luoghi della cultura
laica, sorta spontaneamente venticinque anni fa, sono diventati, soprattutto
nell’ultimo lustro, anche i luoghi della cultura accademica, in cerca di nuove
funzionalità, nuovi stimoli, nuovi compiti, nuove opportunità di sviluppo.
Ma la relazione tra cultura laica e
cultura accademica non è unidirezionale. Esiste tra i due mondi un processo
osmotico, una reciprocità, una sorta di equilibrio alchemico.
In tale direzione, la cultura
universitaria, infatti, si pone come modello estetico per la cultura
laica, che, subendone il fascino, tenta di riprodurre i suoi modelli formali. Insomma, l'aplomb del docente universitario ha ancora il suo fascino. E
ciò anche se il mondo laico negli ultimi anni pare stia elaborando soluzioni
estetiche sue proprie, tipizzanti, più al passo con i tempi e vicine al
mercato. Un mercato dove il consumatore finale comincia a reagire a tutte
queste sollecitazioni rivenienti dagli attori culturali autoctoni,
indirizzandone così i loro processi decisionali. Certamente, ciò si manifesta a
livello embrionale, ma è sicuro che tale tendenza prenderà corpo in maniera
evidente da qui a qualche lustro, incidendo così sull’offerta culturale e
avviando con questa un processo dialogico.
Mauro Ragosta
Percorso di andata e ritorno, ma anche di circolarità direi, innestato nelle dinamiche del territorio, con il rischio però di guardare alle presentazioni dei libri come a degli eventi pubblici, alla stregua di una festa, una sagra o una partita di champions... Equivoco che genera almeno due conseguenze non irrilevanti: da una parte la necessità di rinnovarsi continuamente nell'ideazione e nell'organizzazione degli eventi, pena la ripetitività e la noia, con inevitabile abbandono da parte dei non strettamente addetti ai lavori; dall'altra la sostanziale ciclicità degli avvenimenti, che è quanto di peggio si possa immaginare in occasione della pubblicazione di opere artistiche e di pensiero, che invece nascono come esseri unici e originali, per sempre viventi nell'assoluto relativo dell'universo umano.
RispondiEliminaGaetano Mercadante
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RispondiEliminaProfessore, i mieie migliori ringraziamenti per la breve, ma significativa considerazione, che mette in luce una delle tante e possibili riflessioni, necessarie per il progresso, e che si spera si realizzino a iosa nei lettori di Maison Ragosta, come nel suo caso d'altro canto, affinché possano finalmente spirare venti di novità