In prima battuta va messo in
evidenza che, la nostra società, soprattutto quella italiana, si va
caratterizzando sempre più per essere liquida, in maniera più secca il termine
giusto è: babelica. Ma non solo, è anche sterile, perché poco propensa al suo
perpetrarsi, alla sua riproduzione tout
court. E ciò dovuto in gran parte all’affermarsi del “pensiero debole”
ovvero del relativismo, soprattutto a partire dal 1992, anno dal quale si è
palesato in maniera sempre più spinto, e che ha generato uno stato di completa
confusione nelle masse, la parte più debole della nostra società. Il
relativismo, nella upper class è questione,
invece, antichissima, compensata però, ed egregiamente anche, dal potere
economico, che le conferisce spessore e valenza.
E così il relativismo è entrato in
tutti i campi del vivere quotidiano e sociale, contagiando anche il mondo della
politica, dove la diade destra-sinistra è stata pressoché azzerata, nella
sostanza. Il mondo politico così si è liquidificato, rendendo l’elettorato come
“le onde del mare, in balia delle
condizioni atmosferiche”. Molti degli aspetti del processo di
“ammorbidimento” delle masse sono stati trattati da Maison Ragosta. Ed in tali
processi una parte decisiva è stata recitata da grandi filosofi e sociologi a
noi contemporanei, come Popper, Dahrendorf, Obsbaum, Deleuze, ed in Italia,
Bobbio, Vattimo, ripresi poi dall’arte, dal teatro e dalla musica, come Gaber e
tanti altri poi.
Ora, va da sé che ogni classificazione
e definizione o perimetrazione di un termine, di un fatto o di un fenomeno,
presenta sempre confini sbiaditi e molto sfumati. Ad esempio, se si prendesse
il termine economia, ma va bene anche amore, libertà, Stato e via dicendo, non ne
esiste una puntuale definizione e quando se ne approfondisce lo studio dal
punto di vista etimologico ed ermeneutico, si giunge in un non nulla,
nell’indefinito. E così, anche per i nostri termini si usano definizioni date
per fede: sono degli assunti, dei dogmi, volendo usare un linguaggio cattolico,
degli assiomi, ricorrendo alla matematica. E come per le parole, che si basano
su un modello concettuale, anche per i fenomeni è lecito procedere nella stessa
maniera.
Ed ecco che, qui si provvederà alla
classificazione, o definizione o concettualizzazione del pianeta donna secondo
coordinate politiche. Cosa possibile e legittima, anche se per la classe
dirigente italiana ciò non si presenterà gradevole, essendo avversa, infatti, a
qualsiasi tipo di classificazione, se non sotto il profilo materiale-consumistico,
e comunque tale che non intacchi i principi relativistici sul piano soprattutto
sociale.
Ciò detto, osserveremo la donna
all’ombra del femminismo o della crociata femminile, che come è facilmente
intuibile ha una portata tipicamente politica, anche se tracima in quasi tutte
le sfere della nostra Civiltà. Ed ecco che all’occhio attento, pare che esista
un femminismo di destra e uno di sinistra, dove entrambi si sostanziano in un
processo che dovrebbe portare la donna ad una sostanziale autonomia dall’uomo e
da qui al suo dominio. Il femminismo, infatti, e fenomeno rivoluzionario. E non
solo! E’ questione esclusivamente popolare, come la classificazione
destra-sinistra. Nella storia, infatti, le donne della upper class non hanno mai avuto simili impellenze. Tali urgenze per
le donne d’alto rango sono prive di senso, sin dal Medioevo. Qui, al riguardo,
vanno ricordate Fatima Al Fihriya, fondatrice della prima università al mondo,
nell’859 d.c., Teodora, Matilde di Canossa, Anna Bolena. E andando oltre,
smisurati sono gli esempi di donne che hanno gestito il potere o hanno avuto
una posizione predominante. Così, passando da Virginia Oldoini, più nota come
la Contessa di Castiglione, Jeanne Antoinette Poisson, più nota come Madame di
Pompadour, Margarera Geertruida Zelle, nota come Mata Hari, e nel nostro tempo troviamo la Regina
Elisabetta, assieme a Madre Teresa di Calcutta, al cui funerale parteciparono e
si inchinarono tutti i Capi di Stato dell’intero pianeta Terra, ma vi sono
anche Coco Chanel, Jacqueline Kennedy, solo per citare alcuni casi famosi, e
che non escludono che a livello popolare vene siano di questi quantità
smisurate.
Uno dei punti di forza della donna
rivoluzionaria, templare, quella comune insomma, è che, invece, nella storia,
soprattutto nel Medioevo, essa veniva considerata alla stregua dell’animale e
utilizzata solo come struttura o laboratorio chimico atto quasi unicamente alla
riproduzione della specie, senza tener di conto che dall’altra, gli uomini,
quelli comuni ovviamente, venivano considerati “carne da cannone” e che, in
più, a migliaia, sino ai primi decenni del XX secolo, furono quelli evirati, per
varie ragioni, dove quelle principali sono legate alle dinamiche del mondo
musicale e militare, ma anche religioso.
Ad ogni modo, la rivoluzione della
donna, che pare centrata sul togliere ogni potere all’uomo, attribuendolo a se
stessa, presenta due strategie fondamentali, che si sostanziano in altrettanti
modelli di riferimento. Da una parte troviamo la donna di sinistra,
marcatamente mascolinizzata, dove nei ceti meno abbienti, si presenta sovente severa
e spiccatamente formale e, prediligendo i tailleurs
con taglio maschile, vuole vistosamente imporre la sua volontà all’uomo, reclamando
per lui modelli specificamente femminili. Al riguardo, tipica è la scusa della
collaborazione in casa. Ed ecco che, in tale caso, lei disprezza il ruolo di
Regina della Casa, e pretende che tale scena sia ricoperta dall’uomo. In genere,
sono culturalmente molto preparate, aggressive, pungenti e vogliono palesemente
piegare a loro il cosiddetto “sesso forte”, nella cui forza vedono la violenza,
il pericolo, giustamente.
Dall’altra troviamo le donne di
destra, che per sottomettere l’uomo adottano strategie diverse, non meno
efficaci ovviamente, le quali prevedono una prostrazione spontanea maschile al
loro cospetto, rappresentando esse, quasi una divinità. E’ questo il caso della
femme fatale, che strega l’uomo per
la sua eleganza e la sua sensualità: per lui non vi è scampo! Qui,
importantissimi e abbondanti sono i richiami sessuali adottati.
Tra il modello prettamente
mascolino, che si ispira al modello maschile per l’appunto, ed il modello della
femme fatale, tipicamente di destra,
esiste un modello intermedio e moderato di donna, che si rifà invece al dialogo
con l’uomo, non negando la tradizione e il ruolo naturale del maschile e del
femminile, anzi facendo di questi dei veri punti di forza, in una prospettiva
tipicamente volta alla costruzione, anche sul piano esistenziale.
Come ogni classificazione o
modellizzazione della realtà, anche quella qui proposta vuole solo sostenere
dei criteri di orientamento, dovendosi valutare, poi, ogni donna caso per caso.
I modelli di riferimento, per definizione sono approssimativi e presentano
molte eccezioni, ma questo non toglie la loro validità, che rimane ancorata e
lascia intravedere le logiche di fondo di un fenomeno, al quale poi bisogna
avvicinarsi e, se possibile, esperirlo.
E così, come si trovano sulla scena
molti luoghi comuni, o modelli interpretativi, sull’uomo, eccone qui alcuni
sulla donna, non meno validi dei primi, i quali, tutti assieme, richiedono una
verifica puntuale e un allontanamento deciso dai pregiudizi, fonte di molti
dolori esistenziali, di uomini e donne.
Mauro
Ragosta
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