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sabato 1 febbraio 2020

La donna di destra e di sinistra – di Mauro Ragosta


            In prima battuta va messo in evidenza che, la nostra società, soprattutto quella italiana, si va caratterizzando sempre più per essere liquida, in maniera più secca il termine giusto è: babelica. Ma non solo, è anche sterile, perché poco propensa al suo perpetrarsi, alla sua riproduzione tout court. E ciò dovuto in gran parte all’affermarsi del “pensiero debole” ovvero del relativismo, soprattutto a partire dal 1992, anno dal quale si è palesato in maniera sempre più spinto, e che ha generato uno stato di completa confusione nelle masse, la parte più debole della nostra società. Il relativismo, nella upper class è questione, invece, antichissima, compensata però, ed egregiamente anche, dal potere economico, che le conferisce spessore e valenza.
            E così il relativismo è entrato in tutti i campi del vivere quotidiano e sociale, contagiando anche il mondo della politica, dove la diade destra-sinistra è stata pressoché azzerata, nella sostanza. Il mondo politico così si è liquidificato, rendendo l’elettorato come “le onde del mare, in balia delle condizioni atmosferiche”. Molti degli aspetti del processo di “ammorbidimento” delle masse sono stati trattati da Maison Ragosta. Ed in tali processi una parte decisiva è stata recitata da grandi filosofi e sociologi a noi contemporanei, come Popper, Dahrendorf, Obsbaum, Deleuze, ed in Italia, Bobbio, Vattimo, ripresi poi dall’arte, dal teatro e dalla musica, come Gaber e tanti altri poi.
            Ora, va da sé che ogni classificazione e definizione o perimetrazione di un termine, di un fatto o di un fenomeno, presenta sempre confini sbiaditi e molto sfumati. Ad esempio, se si prendesse il termine economia, ma va bene anche amore, libertà, Stato e via dicendo, non ne esiste una puntuale definizione e quando se ne approfondisce lo studio dal punto di vista etimologico ed ermeneutico, si giunge in un non nulla, nell’indefinito. E così, anche per i nostri termini si usano definizioni date per fede: sono degli assunti, dei dogmi, volendo usare un linguaggio cattolico, degli assiomi, ricorrendo alla matematica. E come per le parole, che si basano su un modello concettuale, anche per i fenomeni è lecito procedere nella stessa maniera.
            Ed ecco che, qui si provvederà alla classificazione, o definizione o concettualizzazione del pianeta donna secondo coordinate politiche. Cosa possibile e legittima, anche se per la classe dirigente italiana ciò non si presenterà gradevole, essendo avversa, infatti, a qualsiasi tipo di classificazione, se non sotto il profilo materiale-consumistico, e comunque tale che non intacchi i principi relativistici sul piano soprattutto sociale.
            Ciò detto, osserveremo la donna all’ombra del femminismo o della crociata femminile, che come è facilmente intuibile ha una portata tipicamente politica, anche se tracima in quasi tutte le sfere della nostra Civiltà. Ed ecco che all’occhio attento, pare che esista un femminismo di destra e uno di sinistra, dove entrambi si sostanziano in un processo che dovrebbe portare la donna ad una sostanziale autonomia dall’uomo e da qui al suo dominio. Il femminismo, infatti, e fenomeno rivoluzionario. E non solo! E’ questione esclusivamente popolare, come la classificazione destra-sinistra. Nella storia, infatti, le donne della upper class non hanno mai avuto simili impellenze. Tali urgenze per le donne d’alto rango sono prive di senso, sin dal Medioevo. Qui, al riguardo, vanno ricordate Fatima Al Fihriya, fondatrice della prima università al mondo, nell’859 d.c., Teodora, Matilde di Canossa, Anna Bolena. E andando oltre, smisurati sono gli esempi di donne che hanno gestito il potere o hanno avuto una posizione predominante. Così, passando da Virginia Oldoini, più nota come la Contessa di Castiglione, Jeanne Antoinette Poisson, più nota come Madame di Pompadour, Margarera Geertruida Zelle, nota come Mata Hari,  e nel nostro tempo troviamo la Regina Elisabetta, assieme a Madre Teresa di Calcutta, al cui funerale parteciparono e si inchinarono tutti i Capi di Stato dell’intero pianeta Terra, ma vi sono anche Coco Chanel, Jacqueline Kennedy, solo per citare alcuni casi famosi, e che non escludono che a livello popolare vene siano di questi quantità smisurate.
            Uno dei punti di forza della donna rivoluzionaria, templare, quella comune insomma, è che, invece, nella storia, soprattutto nel Medioevo, essa veniva considerata alla stregua dell’animale e utilizzata solo come struttura o laboratorio chimico atto quasi unicamente alla riproduzione della specie, senza tener di conto che dall’altra, gli uomini, quelli comuni ovviamente, venivano considerati “carne da cannone” e che, in più, a migliaia, sino ai primi decenni del XX secolo, furono quelli evirati, per varie ragioni, dove quelle principali sono legate alle dinamiche del mondo musicale e militare, ma anche religioso.
            Ad ogni modo, la rivoluzione della donna, che pare centrata sul togliere ogni potere all’uomo, attribuendolo a se stessa, presenta due strategie fondamentali, che si sostanziano in altrettanti modelli di riferimento. Da una parte troviamo la donna di sinistra, marcatamente mascolinizzata, dove nei ceti meno abbienti, si presenta sovente severa e spiccatamente formale e, prediligendo i tailleurs con taglio maschile, vuole vistosamente imporre la sua volontà all’uomo, reclamando per lui modelli specificamente femminili. Al riguardo, tipica è la scusa della collaborazione in casa. Ed ecco che, in tale caso, lei disprezza il ruolo di Regina della Casa, e pretende che tale scena sia ricoperta dall’uomo. In genere, sono culturalmente molto preparate, aggressive, pungenti e vogliono palesemente piegare a loro il cosiddetto “sesso forte”, nella cui forza vedono la violenza, il pericolo, giustamente.
            Dall’altra troviamo le donne di destra, che per sottomettere l’uomo adottano strategie diverse, non meno efficaci ovviamente, le quali prevedono una prostrazione spontanea maschile al loro cospetto, rappresentando esse, quasi una divinità. E’ questo il caso della femme fatale, che strega l’uomo per la sua eleganza e la sua sensualità: per lui non vi è scampo! Qui, importantissimi e abbondanti sono i richiami sessuali adottati.
            Tra il modello prettamente mascolino, che si ispira al modello maschile per l’appunto, ed il modello della femme fatale, tipicamente di destra, esiste un modello intermedio e moderato di donna, che si rifà invece al dialogo con l’uomo, non negando la tradizione e il ruolo naturale del maschile e del femminile, anzi facendo di questi dei veri punti di forza, in una prospettiva tipicamente volta alla costruzione, anche sul piano esistenziale.
            Come ogni classificazione o modellizzazione della realtà, anche quella qui proposta vuole solo sostenere dei criteri di orientamento, dovendosi valutare, poi, ogni donna caso per caso. I modelli di riferimento, per definizione sono approssimativi e presentano molte eccezioni, ma questo non toglie la loro validità, che rimane ancorata e lascia intravedere le logiche di fondo di un fenomeno, al quale poi bisogna avvicinarsi e, se possibile, esperirlo.
            E così, come si trovano sulla scena molti luoghi comuni, o modelli interpretativi, sull’uomo, eccone qui alcuni sulla donna, non meno validi dei primi, i quali, tutti assieme, richiedono una verifica puntuale e un allontanamento deciso dai pregiudizi, fonte di molti dolori esistenziali, di uomini e donne.

Mauro Ragosta

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