Ph. Lucio De Salvatore
E
veniamo, seppur nei tratti salienti, a dipingere una panoramica del terzo pensatore proposto dalla Nostra
rubrica. Dopo Karl Popper e Ralf Dahrendorf, qui è la volta di Norberto Bobbio,
che come i primi dà un contributo importante all’affermarsi del relativismo
-per alcuni aspetti ribattezzato dal comunista Gianni Vattimo “pensiero debole”- e da qui anche al consumismo. Bobbio è forse il più importante pensatore italiano in
tale direzione e per quanto riguarda il contesto e la dimensione politica. Ciò è
evidente se si mette in secondo piano la sua intera opera filosofica, che
certamente presenta una valenza di non poco conto, ma rispetto al suo impatto
sulle masse in Italia è stata ed è sicuramente minore, almeno direttamente,
rispetto alle sfaccettature più tipicamente aderenti al mondo politico.
Norberto Bobbio nasce a Torino nel
1909 in una famiglia decisamente benestante e facente parte della upper class italiana. Nel 1931 si laureò
in giurisprudenza, nel 1933 in filosofia e nel 1934 ottenne la Libera Docenza
in Filosofia del Diritto, che avviò la sua brillantissima carriera
universitaria, seppur, per lunghi tratti, contraddittoria. Fu infatti un
antifascista, nonostante “godette” del Regime e spesso colmò i vuoti generati
dalle leggi raziali, che portarono all’allontanamento di numerosi docenti universitari
di origine ebraica. Fu anche arrestato due volte, ma l’intervento della sua
famiglia decisamente votata al fascismo fu decisivo per la prosecuzione della
sua vita accademica. E ciò a tal punto che proprio su sollecitazione di Mussolini,
Gentile ottenne la Cattedra di Filosofia del Diritto all’Università di Camerino
e da qui una progressione importante riuscendo ad insegnare poi a Siena e a Pavia.
Dal 1948, infine, insegnerà a Torino fino a diventarne Professore Emerito nel 1979.
Nel 1984 fu elevato Senatore a Vita dal Presidente della Repubblica, Sandro
Pertini, iscrivendosi al Gruppo Misto e poi schierandosi prima nei Democratici
di Sinistra e poi nel Partito Democratico.
In Particolare, sul piano politico,
durante la Prima Repubblica, fu un socialista con impronta fortemente liberale,
non a caso il massimo successo come pensatore lo raggiunse durante la Seconda
Repubblica, che lo accompagnò sino alla sua morte, avvenuta nel 2004. Di
sicuro, tuttavia, già nei decenni precedenti agli ’90 fu un punto di
riferimento per la sinistra italiana, rappresentando, infatti, un intellettuale
di primissimo livello nella costruzione del percorso politico di socialisti e
comunisti. Si deve a lui il passaggio dai principi egualitaristici e
fondamentalisti della sinistra italiana ad una prospettiva decisamente più
morbida, ragionevole, si potrebbe affermare.
E’ un intellettuale, che sebbene di
sinistra ed in favore di un uso spinto della Ragione nell’accezione illuministica,
mai perde il contatto con la realtà e con l’evolversi della storia, nella sua
composizione e nelle sue dinamiche. Non è azzardato affermare che Bobbio sia
sempre stato espressione del suo tempo. E non a caso, fu lui che aprì la strada
al pensiero e alla cultura di sinistra nella Seconda Repubblica, abbattendo
tutti i pregressi rivoluzionari e statalisti, tipici del comunismo nella sua
proiezione intellettuale.
In quest’ultima direzione, punto di
partenza del pensiero di Bobbio fu l’abbattimento della diade destra-sinistra,
ritenuta inadeguata ai nuovi tempi (e forse al Nuovo Ordine?), per costruire un
nuovo dictat sociale, quale il disciogliere
i benefici e i vantaggi della grande borghesia a livello popolare, e certamente
questo in termini esclusivamente materialistici. Solo partendo da tale assunto
rielabora il concetto di uguaglianza, tanto amato dalla vecchia nomenclatura di
sinistra italiana, e ricostruisce il quadro di riferimento politico generale
del nostro Paese. Un concetto di uguaglianza che mostra accenti più spinti nella
nuova sinistra, pur non essendo assoluto e rivoluzionario, e meno marcati nella
destra, la cui permanenza nelle sue formazioni rimane comunque importante.
Numerose sono state le sue pubblicazioni
nel corso della sua esistenza, ma tra queste quella che ha lasciato una traccia profonda
nella società italiana deve essere ricondotta a Destra e Sinistra del 1994, ovvero
proprio quando si avviava in Italia la Nuova Repubblica. E’ uno dei volumi più
venduti negli ultimi trenta anni non solo nel Bel Paese, ma anche all’estero.
In Italia, ad oggi, si stima una tiratura superiore a 500.000 copie. Un lavoro
che ha inciso profondamente nella nostra società, in quanto, in accordo con
quanto sottolineato circa il suo pensiero, ha dissolto con forza tutte le
rigidità dell’incedere politico soprattutto di sinistra, rendendolo certamente
meno tensivo e avviandolo verso scenari più pertinenti al capitalismo e al
consumismo. Insomma, con Destra e Sinistra del 1994, in Italia cessa di
esistere una reale e profonda distinzione della centenaria diade e in breve
termine darà luogo, soprattutto sul piano pratico e fattuale a una nuova forma
di intendere la politica, che di destra e sinistra conserva solo il nome, ma
anche questo non per molto tempo ancora……
Mauro
Ragosta
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