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venerdì 22 novembre 2024

Sintesi di Visioni e Previsione per il 2025 – di Mauro Ragosta

 

         Non è difficile dimostrare che ogni crisi, sia essa economica, militare o relazionale e politica, porta in sé il germe dello sviluppo, da non confondersi con il termine crescita. Lo sviluppo infatti implica contemporaneamente non solo la crescita, ma anche una profonda trasformazione.

            Molte le opinioni, ed anche molto seducenti, quelle che passano attraverso la Tele-Visione. Tuttavia, Noi di MR proponiamo qualcosa di alternativo, una Visione forse meno spettacolare rispetto a quanto circola correntemente, ma non meno valida sul piano del rimando speculativo e riflessivo.

            Il prossimo 2025 sarà un anno spartiacque, ricordato e famoso non solo per la fine della Guerra in Europa, ma soprattutto, con il prevedibilissimo raggiungimento della pace in Ucraina, anche per il cambio di passo di tutti i sistemi umani afferenti al Blocco della NATO e assieme al Sistema dei BRICS. Una pace, alla quale tuttavia non parteciperà il Mondo Medio Orientale… sebbene la Guerra che interessa questa parte del Mondo abbia dinamiche se non uguali, di certo molto simili a quella che si sta concludendo in Europa. D’altro canto tutte le non-guerre si assomigliano e anche molto…

            Ad ogni modo, con la pace in Ucraina, che sicuramente apparirà come orizzonte concreto dopo il primo quadrimestre del 2025, si risolverà una crisi, che in nuce da almeno tre lustri, si è palesata solamente nel 2022. Un processo relativamente lungo proprio per l’impatto dello stesso e che si chiuderà con buone probabilità solo dopo la prossima estate.

Al riguardo, va ribadito ancora una volta, che il superamento di una impasse porta con sé -e questo è storicamente dimostrato!- un efficentamento del Sistema interessato e un necessario quanto inesorabile spostamento della popolazione verso settori più evoluti sul piano produttivo e di impegno a vario titolo,  mentre, nel caso delle relazioni, anche politiche, queste approdano ad un uso di strumenti relazionali e comunicativi più raffinati, complessi, evoluti, insomma.

            Certamente, le crisi mietono molte vittime, coloro che non riescono a sopportare la durezza delle tensioni e, in seguito, il prodursi nel salto qualitativo, cambiando paradigma del proprio incedere. Di converso, immaginare che nella storia dell’Uomo, come nella propria, quella personale, possano non esserci delle crisi è solo una pia illusione. A tal proposito, va evidenziato che l’Uomo non è una macchina, ma un sistema biologico, fatto di equilibri precari, che facilmente e periodicamente si incrinano, generando frizioni più o meno dolorose, evidenti. Ed è proprio questo procedere per crisi che si pone alla base di qualsiasi sviluppo… Niente crisi? Niente sviluppo! Semmai solo crescita, che negli organismi biologici, sempre e ad un certo punto, conduce alla crisi per effetto dell’aumento dell’entropia, spesso…

            Sicché, il 2025 sarà ricordato e famoso per l’anno in cui, se da un lato si raggiungeranno tra Occidente e Oriente nuovi o rinnovati equilibri, dall’altro sarà l’anno delle grandi accelerazioni nelle applicazioni della robotica e dell’IA, che interessano circa il 90% della popolazione, da Est a Ovest. Qui, tutte le postazioni con prestazioni “fungibili” e a bassa complessità, imporranno una profonda riqualificazione, una nuova alfabetizzazione, mentre per coloro che non risentono dell’affermazione dell’informatica, si porranno questioni attinenti alla gestione della transizione, che non sarà semplice, indolore… E ciò soprattutto perché in tali congiunture da sempre non mancano le “sacche di resistenza”, che tendono a conservare il Vecchio Ordine, e che a queste spetta alle élite “rimuovere”.

            E però, in tale quadro, non va dimenticato che il 2025 sarà anche l’anno del Giubileo, dove il Mondo Cattolico, in qualche modo e a vario titolo, addizionandosi alle dinamiche laiche, contribuirà nel complesso ad una rimodulazione degli equilibri sociali sia nella prospettiva micro sia in quella macro.

            Sicché, si assisterà, col 2025, all’avvio di significativi movimenti sociali  assieme ad una più spinta industrializzazione dell’agricoltura, ad una robotizzazione decisiva, se non quasi definitiva, nell’industria, mentre i campi in cui la presenza dell’Uomo è ancora rilevante  -ovvero le comunicazioni in senso lato, il commercio e l’edilizia, ma anche la formazione e la sanità nonché molte delle attività giuridiche- saranno il terreno più importante per il take off, ovvero l’insediamento diffuso, stabile e preponderante, delle macchine assistite da IA. Dall’altro, nelle aree economicamente più evolute, la popolazione comincerà a ridursi, a tratti, anche in maniera significativa.

            E così, come è facile constatare, nei due trienni precedenti -quello che va dal 2019 al 2021 e quello che va dal 2022 al 2024, anno che sta per concludersi- l’intero Sistema, sia nelle sue parti più basse che in quelle più alte, ha vissuto un tempo preparatorio. E questo perché si è contraddistinto da continue fibrillazioni dello stesso, ovvero per un vistoso incedere magmatico, confuso, tensivo e dalle contraddizioni oramai eccessive, tali cioè da compromettere le sue strutture fondamentali, che di fatto sono state “picconate” ed in parte rese inefficaci. A partire dal 2025, invece, si aprirà un tempo di ricostruzione, di nuove o rinnovate convergenze, dell’apparire di orizzonti inediti, scenari e -perché no?- significati nuovi nonché forme e formazioni più aderenti alla nuova Realtà. Qui, tutti i giochi alla fine, rimarranno ovviamente quelli di sempre, ma all’interno di un contesto formale se non profondamente diverso rispetto al passato, di sicuro molto, ma molto distante. Concetto questo ben messo in evidenza, meno di un secolo fa, in maniera egregia sebbene indiretta da Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

            Insomma, eccoci qui, tutti, alle soglie di una Nuova Rivoluzione/Non-Rivoluzione, che, si inaugurerà appunto col 2025, e sarà tanto incensata e famosa, quanto blasonata e ricordata come quelle di fine ‘700…

 

Mauro Ragosta (p.n.)

 

 


giovedì 14 novembre 2024

Il prossimo 2025, un anno famoso? …da ricordare, dunque? – di Mauro Ragosta

 

            Non è difficile dimostrare che ogni crisi, sia essa economica, militare o relazionale e politica, porta in sé il germe dello sviluppo, da non confondersi con il termine crescita. Lo sviluppo infatti implica contemporaneamente non solo la crescita, ma anche una profonda trasformazione.

            E il prossimo 2025 sarà un anno spartiacque, ricordato e famoso non solo per la fine della Guerra in Europa, ma soprattutto, con il prevedibilissimo raggiungimento della pace in Ucraina, anche per il cambio di passo di tutti i sistemi umani afferenti al Blocco della Nato e assieme al Sistema dei BRICS. Una pace, alla quale tuttavia non parteciperà il Mondo Medio Orientale… sebbene la Guerra che interessa questa parte del Mondo abbia dinamiche se non uguali, di certo molto simili a quella che si sta concludendo in Europa. D’altro canto tutte le non-guerre si assomigliano e anche molto…

            Ad ogni modo, con la pace in Ucraina si risolverà una crisi, che era in nuce da almeno un decennio e che si è palesata solamente nel 2022. Al riguardo, va ribadito ancora una volta, che il superamento di una impasse porta con sé -e questo è storicamente dimostrato!- un efficentamento del Sistema interessato e un necessario quanto inesorabile spostamento della popolazione verso settori più evoluti sul piano produttivo e di impegno a vario titolo,  mentre, nel caso delle relazioni, anche politiche, queste approdano ad un uso di strumenti relazionali e comunicativi più raffinati, complessi, evoluti, insomma.

            Certamente, le crisi mietono molte vittime, coloro che non riescono a sopportare la durezza delle tensioni e, in seguito, il prodursi nel salto qualitativo, cambiando paradigma del proprio incedere. Di converso, immaginare che nella storia dell’Uomo, come nella propria, quella personale, possano non esserci delle crisi è solo una pia illusione. A tal proposito, va evidenziato che l’Uomo non è una macchina, ma un sistema biologico, fatto di equilibri precari, che facilmente e periodicamente si incrinano, generando frizioni più o meno dolorose, evidenti. Ed è proprio questo procedere per crisi che si pone alla base di qualsiasi sviluppo… Niente crisi? Niente sviluppo! Semmai solo crescita, che negli organismi biologici, sempre e ad un certo punto, conduce alla crisi per effetto dell’aumento dell’entropia, spesso…

            Sicché, il 2025 sarà ricordato e famoso per l’anno in cui, se da un lato si raggiungeranno tra Occidente e Oriente nuovi o rinnovati equilibri, dall’altro sarà l’anno delle grandi accelerazioni nelle applicazioni della robotica e dell’IA, che interessano circa il 90% della popolazione. Qui, tutte le postazioni con prestazioni “fungibili” e a bassa complessità, imporranno una profonda riqualificazione, una nuova alfabetizzazione, mentre per coloro che non risentono dell’affermazione dell’informatica, si porranno questioni attinenti alla gestione della transizione, che non sarà semplice, indolore… E ciò soprattutto perché in tali congiunture da sempre non mancano le “sacche di resistenza”, che tendono a conservare il Vecchio Ordine, e che spetta alle élite “rimuovere”.

            E però, in tale quadro, non va dimenticato che il 2025 sarà anche l’anno del Giubileo, dove il Mondo Cattolico, in qualche modo e a vario titolo, addizionandosi alle dinamiche laiche, contribuirà nel complesso ad una rimodulazione degli equilibri sociali sia nella prospettiva micro sia in quella macro.

            Sicché, nel complesso si assisterà, col 2025, all’avvio di significativi movimenti sociali  assieme ad una più spinta industrializzazione dell’agricoltura, ad una robotizzazione decisiva, se non quasi definitiva, nell’industria, mentre i campi in cui la presenza dell’Uomo è ancora rilevante, ovvero le comunicazioni in senso lato, il commercio e l’edilizia, ma anche la formazione e la sanità, saranno il terreno più importante per il take off, ovvero l’insediamento diffuso, stabile e preponderante, delle macchine assistite da IA. Dall’altro, nelle aree economicamente più evolute, la popolazione comincerà a ridursi, a tratti, anche in maniera significativa.

            E così, come è facile constatare, nei due trienni precedenti -ovvero quello che va dal 2019 al 2021 e quello che va dal 2022 al 2024, anno che sta per concludersi- l’intero Sistema -sia nelle sue parti più basse che in quelle più alte- si è contraddistinto per un incedere magmatico, confuso, tensivo e dalle contraddizioni oramai eccessive, tali cioè da compromettere le sue strutture fondamentali, che di fatto sono state “picconate” ed in parte rese inefficaci. A partire dal 2025, invece, si aprirà un tempo di ricostruzione, di nuove o rinnovate convergenze, dell’apparire di orizzonti inediti, scenari e -perché no?- significati nuovi nonché forme e formazioni più aderenti alla nuova Realtà. Qui, tutti i giochi alla fine, rimarranno ovviamente quelli di sempre, ma all’interno di un contesto formale se non profondamente diverso rispetto al passato, di sicuro molto, ma molto distante. Concetto questo ben messo in evidenza, meno di un secolo fa, in maniera egregia sebbene indiretta da Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

            Insomma, eccoci qui, tutti, alle soglie di una Nuova Rivoluzione/Non-Rivoluzione, che inaugurerà appunto il 2025, e sarà tanto incensata e famosa, quanto blasonata e ricordata come quelle di fine ‘700…

 

Mauro Ragosta

martedì 5 novembre 2024

Nell’anno del Giubileo, quale la Politica Italiana? – di Mauro Ragosta

 

            E mentre la Chiesa Cattolica per il 2025, in un certo senso, concede “un’amnistia generale”, almeno sul piano ufficiale, tutto lascia intravedere che la Politica Italiana continui la sua marcia nel solco tracciato negli ultimi trenta anni, ovvero quello di essere sempre più esclusiva e allo stesso tempo rumorosa.

            E questo lo mettono bene in evidenza in parte i dati statistici storici sul livello di partecipazione alle elezioni, che si presenta sempre più basso, toccando il punto più basso quest’anno con le ultime elezioni, con un 50% circa di votanti. Una tendenza che pare inarrestabile e che la classe dirigente di fatto volutamente ignora, considerandolo un non problema. E così anche nel 2025 continuerà a restringersi il campo dei processi decisionali, escludendo le voci dei delusi e dei disillusi, per i quali, sempre più numerosi, si sta prospettando, in maniera più che evidente uno scenario di emarginazione.

            Ma il processo di emarginazione e impoverimento di fasce sempre più corpose di popolazione appare inarrestabile, anche perché la Politica Italiana esalta le problematiche della sussistenza, sulle quali va tutto il suo impegno, senza alcun tipo di provvedimento volto al superamento della povertà che in Italia sta diventando una dimensione di sicuro rilievo, visibile.

            In tutto questo, seppur brevemente tracciato, ci si chiede se il ruolo della Politica Italiana sia mutato o si stia avviando sulla strada del declino, dove il 2025, anche in considerazione dei grandi mutamenti dello scenario internazionale, rappresenterà un anno cruciale.

            È noto che la Politica Italiana ha sempre avuto il compito di mantenere coeso il popolo, all’interno di un percorso unitario volto allo sviluppo, sebbene attraverso dinamiche dialogiche e contraddittorie, democratiche in definitiva. La presenza crescente di poveri ed emarginati, una presenza silenziosa e “senza voce in capitolo” tuttavia contraddice la missione principe della Politica Italiana, sempre più elitaria ed esclusiva. E qui la domanda è: la Politica Italiana sta creando una massa di “nuovi schiavi” funzionale a i suoi progetti, che al momento non appaiono visibili, oppure ha fallito nella sua missione e da qui il 2025 sarà l’anno in cui può decretarsi la sua cronica agonia.

            Nella prima ipotesi, ci si trova di fronte ad un Regime, che sebbene non dichiarato, condurrà a soluzioni inedite rispetto a quanto ci insegna la Storia, oppure, nella seconda ipotesi, la situazione impone osservare, riflettere e capire cosa potrà sostituire la Politica Italiana, destinata alla scomparsa nel medio periodo.

            In tale direzione, un punto di partenza per una proficua riflessione è la considerazione che fino a trent’anni fa la Politica Italiana godeva un’esclusiva sul popolo, gestendo “la piazza” e tutti i sistemi di comunicazione, ovvero la “carta stampata” e la TV. Oggi, tutto questo sistema di formazione e informazione delle masse rappresenta solo il 10% delle possibilità offerte e consentite dalla tecnologia moderna, dove il “rumore” della Politica Italiana è sempre più flebile. Gli strumenti della formazione e dell’informazione oggi presentano una complessità, che paradossalmente esclude la Politica Italiana, aprendo le porte a nuove forme di anarchismo, di destra e di sinistra, a tutte le sollecitazioni che vengono dall’esterno, consentendo, per finire, forme e soluzioni esistenziali inedite e scarsamente controllabili, perché incomprensibili….

            In conclusione, il 2025 sarà un anno cruciale, un anno spartiacque per l’Italia, e da qui per la Nostra Politica, sia essa codificata nelle forme ufficiali e istituzionali sia essa nelle forme che stanno emergendo negli strati della popolazione emarginata e abbandonata a se stessa, spesso nella povertà e nell’indigenza.

 

Mauro Ragosta