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domenica 16 giugno 2019

Archivio Ragosta - Cultura e mondanità nel leccese: un po' di Storia.- di Mauro Ragosta


         Un “pezzo” giornalistico questo che mira ad essere un primo contributo volto a fare il punto della situazione sulla recente storia culturale del leccese, intesa questa nell’accezione centrata su tutto ciò che gravita attorno al mondo delle produzioni della narrativa e della poesia, soprattutto nelle prospettive degli attori e della ritualità. Tentativo, peraltro, non nuovo, e che, infatti, ha episodi relativamente recenti. Ci si riferisce ai contributi di Ennio Bonea, dei primi anni ’90.
         Si tratta, questa, di un’operazione doverosa e necessaria in considerazioni delle dimensioni, della profondità e della penetrazione sociale che il fenomeno in questione ha assunto negli ultimi cinque anni, e che ha contribuito in maniera decisiva a far definire il nostro territorio come un distretto culturale di primaria rilevanza, non solo a livello meridionale, ma anche nel più ampio scenario nazionale.
         Qui abbiamo tracciato le fasi relativamente recenti che la letteratura salentina ha registrato. E un primo dato rilevante attiene al 1995, che abbiamo posto come anno spartiacque fra lo scenario tradizionale e quello contemporaneo. A partire dal 1995, infatti, il mondo culturale leccese si trasforma e si arricchisce di nuovi aspetti: si articola. Fino a quest’anno la cultura nel leccese, nell’accezione segnata in precedenza, è prerogativa accademica ed istituzionale: l’università e gli universitari giocavano un ruolo decisivo per lo sviluppo delle sue dinamiche. Qui, tra gli altri,  un ruolo importante giocano Carlo Alberto Augeri, Walter Vergallo, Arrigo Colombo, Ennio Bonea. A partire dalla metà degli anni ’90, però, la cultura a Lecce da fenomeno d’élite si muove progressivamente verso soluzioni di massa.
         Ma chi sono gli attori cardine che muovono le fila del “nuovo”? Tra questi un ruolo principe lo svolge Maurizio Nocera, ed assieme a lui, Ambra Biscuso, Mauro Marino -col Fondo Verri- e Pompea Vergaro – con l’associazione Mimose. Attori questi ancora oggi attivi. Sono loro che portano alla luce “nuovi” scrittori e “nuovi” poeti, con presentazioni in luoghi di ritrovo non istituzionali, nei bar, nei salotti e laddove c’è uno spazio per parlare sul piano culturale. Sono loro che in quel periodo avviano una prima fase di sviluppo, che durerà sino al 2002/2003, dove tra gli scrittori emergenti vanno citati Antonio Errico, Annalisa Bari e Livio Romano col suo libro Mindivò, edito da Einaudi, nel 2001.
         Dal 2003, segue un’altra fase di sviluppo, che si contraddistingue per la crescita di questo mondo, soprattutto sul piano quantitativo, in termini di ritualità e protagonisti. Qui vanno citati Stefano Cristante, poeta, e Luciano Pagano. E tuttavia solo dal 2010 che si avvia l’odierna impostazione –la terza fase- che si sovrappone alle precedenti: il fenomeno registra un’esplosione di protagonisti e si avviano i tour, “la cavalcate” letterarie: i libri cominciano a presentarsi in maniera seriale e corale. L’esempio più lampante oggi è costituito da Antonella Tamiano, la più seriale e commerciale, che ha realizzato in provincia più di cinquanta presentazioni in un anno. Ma tale incedere, fu avviato da Maria Pia Romano, già nel 2010-2011, altra autrice cha connota questa terza fase di sviluppo del mondo culturale leccese. A lei si associano Paolo Vincenti, Giovanna Politi, Angelo Donno.
         Un excursus questo, che meriterebbe ulteriori approfondimenti e una disamina più articolata, ma che nella prospettiva tracciata, dà contezza della nostra storia, del nostro incedere e della nostra identità, che va rinvigorita, affinché possa questo mondo avere ulteriori slanci e progressioni.

Mauro Ragosta

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