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martedì 3 marzo 2020

Coronavirus: quali gli effetti sull’economia? – di Mauro Ragosta

           Attenendosi solo ai fatti certi e non alle previsioni future, fondate su congetture di pandemia o alle ipotesi di vario genere, nel giro di trenta giorni e fino ad ora il coronavirus ha causato solo 52 morti negli ultimi 14 giorni, mentre i casi di guarigione ammontano a circa 150. Inoltre, 1.600 circa dovrebbero essere le persone contagiate. Naturalmente, dal punto di vista statistico, la questione si presenta assolutamente irrilevante, si potrebbe azzardare, inesistente, non essendo esprimibile percentualmente, rapportandosi al numero della popolazione, se non con infinitesimali ad otto cifre. Molte altre patologie, invece, possono essere espresse con i numeri decimali e mietono migliaia di vittime ogni mese. Ma c’è di più, l’anno scorso, secondo i dati pubblicati da Il Sole 24 Ore il 22 agosto 2019, in Italia ci sono stati circa 4.800.000 influenzati, di cui 800 circa sono morti, per lo più quasi tutti con un’età oltre i 50 anni e la regione più colpita è stata la Lombardia. Questo è quanto, tutto il resto è da verificarsi e non è ipotecabile, neanche ricorrendo ai conforti della scienza. Insomma, il coronavirus, stando al buon senso, sarebbe una semplice influenza e nulla più.
            Ora, già il 5 dicembre del 2019 Maison Ragosta aveva previsto, rifacendosi alle tendenze di lungo periodo della politica italiana, che non sarebbe tardato molto per entrare in un regime in cui la popolazione avrebbe avuto scarsa manovra di movimento sul piano fisico ed economico. E così è stato! Oggi, per effetto dei Media e dei provvedimenti del Governo tutti i processi sociali sono stati vistosamente rallentati, con effetti dirompenti sull’economia. In sostanza, il rallentamento della vita quotidiana, la vistosa riduzione della possibilità di aggregarsi e viaggiare, muoversi, in ogni caso, ha portato ad una modificazione della struttura dei consumi. Tale circostanza sta portando ad una frizione dei vari comparti della struttura produttiva nazionale. Se per alcuni di questi si è avuto un boom, per altri è crisi piena. Uno per tutti vale l’esempio dell’agroalimentare e della grande distribuzione, da un lato e dall’altro, quelli che stanno patendo fortemente, quali il turismo, la ristorazione etc.
            La forte tensione nella struttura economica, che certamente si riverbererà ovviamente nei rapporti di potere tra grandi famiglie, ed un futuro politico reale vieppiù incerto, con molte probabilità, porterà a contenere gli investimenti del sistema impresa in Italia. Da qui una riduzione della produzione nel suo complesso e di rimando una riduzione del reddito e dell’occupazione. Ma non finisce qui.
            La riduzione del reddito e dunque dei consumi avrà effetti devastanti sulla finanza pubblica, che costringeranno il Governo ad aumentare il suo debito per effetto della riduzione delle entrate fiscali, sia dirette sia indirette. Questo, di poi, significa che il sistema bancario nazionale, ma anche quello Francese e Tedesco (quelli che maggiormente sostengono il debito pubblico italiano) dovranno intervenire con forza per sostenere il Nostro apparato statale, che sarà, così ancora più soggetto alle direttive della finanza ed in definitiva delle grandi famiglie mittleuropee, che ne detengono la proprietà.
           Insomma, il coronavirus? Un durissimo ed ulteriore colpo alla democrazia ed alla Repubblica, che di pubblico, nella sostanza e così procedendo, avrà sempre meno, mentre dall'altra il capitalismo nel suo complesso vedrà un'importante espansione del suo potere e della sua possibilità di influenzare i processi di sviluppo sociale ed economico.

Mauro Ragosta

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