Dopo l’ultimo ammutinamento di truppe
ed alti graduati, il centrodestra leccese si intrattiene ancora in un
contraddittorio solitario dei suoi generali, in cerca dei colpevoli, perdendo
così ancora più forze ed energie. Si tratta, in definitiva, di una vera e
propria “guerra civile” tra i sopravvissuti ad un processo di abbandono
massificato e collettivo e che trova la sua causa efficiente nell’autoreferenzialità
proprio dei vertici del centrodestra e da postulanti ignorati e maltrattati.
Una
situazione questa che sta portando ad un’ulteriore, graduale e progressiva
presa di distanza del cittadino comune, come di quelle risorse che potrebbero forse
rianimare l’intero sistema di centrodestra.
Situazione,
comunque, già vista e che con molta probabilità porterà ad un intervento di
forze politiche ed economiche esterne alla provincia, che si tradurranno in perdita
di autonomia decisionale locale, a tutto vantaggio di quelle di caratura
nazionale, con netto peggioramento dell’intero sistema sociale leccese.
Tutto
lascia intravedere un certo cambiamento dello scenario con ottobre. E ciò, in
parte perché le contraddizioni interne del centrosinistra, già tutt’ora
operanti, arriveranno ad un certo grado di maturazione e creeranno crepe in quel
sistema che durante le elezioni si era compattato, in parte perché gran parte
delle battaglie politiche esplodono puntuali dopo la pausa estiva, nella quale
si maturano gli intenti e le strategie del nuovo anno.
Certamente,
l’efficacia del centrodestra in ottobre, le sue capacità di penetrare nelle
crepe del centrosinistra, che cominceranno a generarsi con la nomina degli
assessori, dipenderanno molto dagli esiti dell’attuale “guerra civile” non solo
in termini di risultati, ma anche in termini di tempi, che se dovessero
allungarsi oltre misura rinvierebbero di molto le azioni offensive.
In
tutto questo, il baronaggio di Emiliano, uomo che ha ben saldo il senso del
potere, sarà determinante, avendo avuto lui un ruolo “di tutto riguardo” per la
vittoria del centrosinistra, e molto probabilmente sposterà l’asse delle
dispute e delle trattative leccesi sul piano nazionale, dove ovviamente il
ruolo dei politici locali, da una parte e dall’altra, sarà del tutto molto
limitato e circoscritto ad operazioni di piccolo cabotaggio. Insomma, Lecce sarà
una delle carte da giocare in possesso di Emiliano e che rientrerà in sue
precise strategie, che verranno maturate a Bari.
E
a quanto pare, il risultato complessivo del confronto politico leccese degli
ultimi due anni, porterà ad una accelerazione del processo di
meridionalizzazione del capoluogo salentino ed il completo rientro nella sfera
barese, dopo che nel 2015 la città di Lecce ha registrato una posizione
apicale, facendo rilevare il reddito pro-capite più alto dei capoluoghi di Puglia.
Mauro Ragosta
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