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lunedì 21 marzo 2022

Pensatori Contemporanei (parte ottava): Marcello Veneziani - di Filippo Petruzzelli e Mauro Ragosta

 

A metà della strada percorsa dalla rubrica di Maison Ragosta, ovvero Pensatori Contemporanei, dove significativi contributi sono stati offerti in tema di relativismo, o come da conio del nostro Vattimo, in tema di pensiero debole, qui si pone l’attenzione su una questione solo apparentemente autonoma, ma di fatto fortemente connessa al pensiero e alle influenze delle idee di Popper, che oggi caratterizzano la società moderna e contemporanea.

L’argomento principe qui proposto è legato al concetto di bellezza, spesso confusa con l’estetica o forse troppo spesso soggettivizzata. Va tenuto presente, infatti che la bellezza si colloca all’interno di un processo ideologico, politico e culturale in definitiva, dove le formule della bellezza non sono mai fini a sé stesse, ma si affiancano sempre ad elementi di senso e significato, e da qui ça va sans dire si presentano tangenti la questione morale.

Al riguardo, meritorio ci appare il contributo di Marcello Veneziani, uno tra i migliori pensatori contemporanei che in tale ambito ha espresso un pensiero significativo e sicuramente in linea col percorso tracciato dalla rubrica per la quale si scrive.

Giornalista, scrittore, filosofo Marcello Veneziani, nato a Bisceglie il 17 febbraio del 1957, attualmente vive tra Roma e Talamone, una frazione di Orbetello, in Toscana, esattamente in provincia di Grosseto. Di formazione umanistica, ha condotto gli studi filosofici, iniziando la sua carriera nel 1977. Da allora ha scritto sui maggiori quotidiani italiani, a prescindere dal loro taglio politico. Penna rispettata e gradita da gran parte degli editori italiani. In ogni caso, è stato anche ideatore e fondatore di alcune riviste di successo, non mancando significative presenze in televisione, presso sia la Rai sia Mediaset. Inoltre, è stato membro del Consiglio di Amministrazione della RAI e membro del Consiglio di Amministrazione di Cinecittà. Come scrittore la sua bibliografia si presenta estremamente vasta, impegnandosi sia su temi di filosofia politica, ma anche affrontando argomenti spiccatamente esistenziali e letterari.

            Come si è accennato e con riferimento alla perimetrazione del concetto di bellezza, Veneziani affronta l’argomento in un suo elaborato dal titolo: Manifesto della Bellezza. Qui, contrappone ventidue aggettivi, alcuni “amici della bellezza”, altri, invece e giustamente, vengono denominati “nemici”.

            Va da sé che in questo contesto non è possibile una disamina esaustiva dell’intero e noto elenco, ma abbiamo scelto per i lettori di Maison Ragosta, alcuni elementi dell’elenco di Veneziani, quelli più pregnanti, in relazione all’elenco stesso e al contesto socio-culturale nel quale noi siamo immersi.

All’interno di questo quadro, per Veneziani amico del bello è ciò che “si misura” nei suoi confini, e ciò sia in termini quantitativi sia qualitativi, poiché un confine, un limite, permette di evocare e ridare una profondità e, da qui, far risaltare all’illimitato, all’infinito... alla “vertigine”. Tutto ciò che non ha confini, perimetri e limitazioni, per definizione non può rientrare nel paradigma del bello e far godere, paradossalmente, il senso dell’illimitato e dell’infinito. Ciò che non ha dei confini evoca disordine, assoluta assenza di comunicabilità, e quindi mancanza di un reale senso se non quello del caos.

Va precisato, al riguardo, che non si bandisce il caos, in sé per sé, ma si ridimensiona nella sua reale funzione, ovvero contrapposizione all’ordine e al limitato: due facce, stranamente, della stessa medaglia… la Realtà.

Dunque, ciò che è bello secondo Veneziani può far sì che chi lo osservi trae infiniti stimoli sia sul piano più intellettivo e intellettuale sia sul quelli dei sensi esterni ed interni, nella prospettiva dell’alternanza e dell’alternativa. La vista di un tramonto, ad esempio, con il suo sole, spesso di colore arancio, con sullo sfondo un cielo blu cobalto, che ogni giorno si ripropone con tutta la sua bellezza, si colloca in un contesto limitato, sempre, e tuttavia questo accade in un modo irripetibile, unico, ed infinite volte: sempre lo stesso, sempre diverso, sempre “unico”. È un dono di grazie per chi l’osserva e ad ognuno è dato riceverlo nelle sue infinite, e allo stesso tempo sempre uguali, soluzioni, secondo le sue possibilità. Perché la bellezza è gratis, poi, non chiede nulla in cambio, essa è come il sole, dona il suo essere al mondo e chiunque voglia può farne uso a proprio gusto.

Secondo Veneziani, diversamente, il bello non si può trovare nel caos, in un misto di colori dis-ordinati, dove non si vede né principio e né fine delle cose e dei colori. 

        In conclusione, il monito del Nostro Pensatore è più ampio di quanto si possa pensare, in quanto ponendo il limite come condizione di pienezza, si contrappone alla cultura dominante, che invece professa, spesso l’opposto, in soluzioni che ovviamente ognuno deve sperimentare per decidere cosa fare della propria vita e del proprio sentire

 

Filippo Petruzzelli – Mauro Ragosta



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