Come è ampiamente noto, dopo
l’entrata in vigore dell’Euro, per effetto delle politiche monetarie della BCE,
i settori dell’abbigliamento e delle calzature nella provincia di Lecce ebbero
un repentino declino, dopo che per più di quaranta anni avevano sorretto una
buona parte dell’economia locale. Un crollo, quello di questi due settori,
peraltro, che non fu inatteso, anzi, in ambienti qualificati, già dal 1994-95
si conoscevano quali sarebbero state le sorti e gli sviluppi degli anni a
venire di questa componente dell’economia leccese, che addensava più di 20.000 addetti, secondo le statistiche ufficiali.
E così a partire dal 2003-2004
centinaia di imprese impegnate in questi settori ridussero il personale in
maniera drastica, avviando un processo di meccanizzazione più spinto, mentre
molte chiusero i battenti, soprattutto le unità più importanti. Si pensi alla
Filanto di Casarano, all’Adelchi di Tricase. Si ebbe dunque un drastico
ridimensionamento in tutte le direzioni delle attività aziendali, che produsse
uno shock nel sistema imprenditoriale
e di accumulazione, aggiungendo ulteriori tratti di forte discontinuità allo
sviluppo economico locale, che dal 1870 caratterizzano l’economia leccese.
Oggi del comparto produttivo rimane
ben poca cosa, sia in termini sociali sia economico e produttivi, fatta
eccezione per alcune attività quali quelle della Romano di Matino, che produce
il brand Meltin’pot, creato e realizzato qui nel Salento e noto in tutto il
Mondo, e Barbetta di Nardò, che tuttavia in estrema sintesi è una propagine
dell’industria e dei grandi brand
milanesi qui da noi, non avendo nella governance
alcun reale aggancio e tradizione locale.
Ma come è stato per la produzione
del vino, che dopo la crisi degli anni ’80, negli anni ’90 è stata
progressivamente riqualificata, passando da una produzione di vini da taglio ad
una produzione di vini da tavola -di ottima qualità e riconosciuti in Italia e
all’estero- associandosi a ciò anche una significativa evoluzione
imprenditoriale e manageriale, anche nei settori delle calzature e
dell’abbigliamento si sta registrando una reimpostazione di tutte le attività,
partendo dalla progettazione e lentamente anche dalla realizzazione di prodotti,
i quali hanno qui da noi l’intero ciclo imprenditoriale, evolvendolo così dal
contoterzismo.
E così da un decennio, a partire cioè dal 2010,
assorbito il colpo della crisi del primo decennio del 2000, sono comparsi nel
nostro territorio non pochi stilisti autoctoni, che si sono impegnati in tutto
ciò che riguarda l’abbigliamento e gli accessori, sino a giungere alla
progettazione e alla realizzazione di profumi, gioielleria e bigiotteria. Il
tutto in una formula Made in Salento.
Va da sé che, la chiave di volta per il rilancio dei
comparti citati sta nei processi formativi dei giovani, dove la scuola
superiore gioca e giocherà un ruolo determinante. Ma al riguardo ancora poche
in quest’ambito si presentano le forze propulsive. Tra queste, rare, un posto
principe riveste la professoressa Laura Petracca, stilista e pittrice e decoratrice, che
insegna presso l’I.I.S.S “Don Tonino Bello” di Tricase.
Un
personaggio strategico, oltre che importante, non solo per la sua forza ed
impatto nei processi formativi, la grande energia, ma anche per la sua
creatività tellurica. Negli ultimi tempi, con i suoi studenti, sono stati realizzati,
in prototipo, abiti da sera di alta qualità, tutti dipinti sapientemente a
mano, secondo la sua sapiente direzione. Ma da decenni, oramai, la sua dedizione alla formazione è nota in ambito
stilistico.
Insomma, con la Petracca stiamo
parlando delle eccellenze del nostro territorio, che di fatto danno una spinta
reale all’intero sistema moda locale, sebbene questo sia ancora alle prime
battute della sua nuova vita, dopo il contoterzismo. E’ chiaro che, al di là del curriculum della
nostra Petracca, peraltro di primo livello e con riconoscimenti decisamente
significativi, stiamo parlando di risorse altamente qualificate ed
indispensabili per lo sviluppo del nostro territorio in termini culturali e
produttivi, perché per questo non sono importanti i titoli, ma l’azione, il
contributo, il prodotto frutto della nostra terra e per la nostra terra in
un’ottica di autodeterminazione.
Ecco, la Petracca e le donne e gli
uomini come lei, sebbene ancora rare, sono le leve decisive per il riscatto e
la riscoperta del nostro territorio in termini di saperi, in termini di
patrimonio tangibile ed intangibile, che, soprattutto a partire dal Secondo Dopo
Guerra, è stato depauperato e bisogna ricostruire, riedificare. E tutto ciò,
ispirandosi anche alle donne come Laura Petracca, ovviamente, e non solo guardando ai
processi meramente produttivi e di progettazione, che, seppur indispensabili,
vanno inseriti in un “ragionamento a tutto tondo”, includendo in maniera
importante anche i processi formativi, soprattutto delle giovani generazioni,
per vivere ed avere un futuro.
Mauro
Ragosta
Grande artista, docente preparata e sensibile, ma soprattutto splendida persona, Laura Petracca rappresenta un reale motivo di speranza per un Salento spesso distratto rispetto alle sue vocazioni autentiche.
RispondiEliminaLa cara amica Laura Petracca abbina, alle doti di docente, un versatile ed inesauribile talento artistico che, al di là dei premi e dei riconoscimenti che lo hanno rimarcato, rappresenta per il nostro territorio una risorsa culturale ed umana significativa e preziosa. La solarità e il cromatismo dei suoi lavori sono sempre un inno alla gioia, il riverbero di un'anima bella e di una persona colta e raffinata come solo Laura sa essere in ogni momentodella sua vita quotidiana. per questo suo dono che non finiremo mai di ringraziarla
RispondiEliminaLaura, amica carissima, collega di alto spessore professionale, artista affermata, insignita di molteplici riconoscimenti. Laura, un giacimento umano di doti, sempre attenta, discreta, rispettosa. Ma quel che colpisce immediatamente è il suo costante sorriso, sempre acceso, carismatico, accogliente, dall'effetto rassicurante. Non occorre un fiume di parole: Laura, la squisitezza fatta persona
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