Superato
il primo anno di attività, focalizzata prevalentemente a Lecce ed in provincia,
Maison Ragosta, nel 2020, amplia il
suo raggio d’azione per portarsi a formare ed informare il più ampio territorio
di Terra d’Otranto, richiamandosi, così, ad una entità
geografico-amministrativa, che fino a poco meno di cento anni fa rappresentava
uno dei perni dell’economia meridionale, dove Lecce costituiva un centro
finanziario ed economico di primaria rilevanza. Un primato, quello di Lecce,
che non le è stato tolto, malgrado l’amputazione territoriale, essendo ancora
oggi la città, tra i capoluoghi di Puglia, col più alto PIL pro-capite.
Una questione delicata quella
relativa allo smembramento di Terra d’Otranto, che fu realizzato per far
perdere a questo territorio soprattutto forza economica e finanziaria: fu forse
l’ultimo atto per farlo capitolare, con lo smembramento appunto, alla nefasta e
devastate conquista del Meridione del 1860. Benché oscurato dalla storiografia
settentrionale e del Secondo Dopoguerra, il potenziale economico ed
imprenditoriale di Terra d’Otranto, tuttavia rimase pressoché intatto sino agli
anni ’50 del Novecento: sono negli anni ’60 il divario economico tra Nord e Sud
diventa concreto ed evidente. Una statistica per tutte: nel 1870 Terra
d’Otranto risultava un territorio più industrializzata della provincia di
Torino e pari solo alla provincia di Milano (fonte: Istituto Tagliacarne -
Roma). Ma c’è di più. In tali anni, oltre il 20% della moneta estera che
entrava in Italia, derivava dalle attività produttive di Terra d’Otranto. E ci
si ferma qui!
Dal 2020, dunque, Maison Ragosta, guarda e si rivolge
finalmente ad un territorio, che forse continua a mantenere nel suo “animo
antico” una particolare unità, che per oltre 2500 anni l’ha caratterizzata. E
l’incipit a questo nuovo corso lo fa
trattando di uno dei settori chiave per lo sviluppo economico dei prossimi
decenni.
Al riguardo, qualche tempo fa, un
noto politico italiano asserì che “con la cultura non si mangia!”, mettendo in
evidenza tutta la sua povertà, non solo sul piano storico, economico e
sociologico, ma anche esistenziale e di vita. Ora, lasciando da parte questa
asserzione, che non è azzardato affermare che non si presenta comica, perché
-come soleva dire “un certo” Carmelo Bene- eccede la comicità stessa, va subito
puntualizzato che lo sviluppo economico induce ad uno spostamento della
popolazione dai settori meno evoluti a quelli più evoluti. Chi pensa che
l’industria sia l’ultimo stadio di sviluppo di un’economia, non solo sbaglia,
ma deve assolutamente mettersi da parte nella progettazione socio-economica di
un territorio. A ciò basti considerare che la superiorità militare ed economica
di uno Stato è nulla se non affiancata dalla superiorità culturale. E da qui, v’è
da chiedersi: quanta parte ha giocato, nella conquista del Meridione d’Italia
da parte dei Settentrionali, la cultura? Quanta parte ha giocato l’eliminazione
dei maggiori centri culturali nel Mezzogiorno e la decuplicazione di questi
nelle regioni Settentrionali? Va da sé che, un ignorante non saprà e non potrà
mai difendersi………….e la supremazia culturale è l’elemento chiave per la
subordinazione definitiva e stabile di un territorio.
E veniamo allo specifico di quanto
si vuol trattare. In Terra d’Otranto, il comparto dell’Arte, lo Spettacolo e la
Cultura presenta uno sviluppo relativamente recente, risalendo ai primi degli
anni ’90 del secolo scorso. E tuttavia, se nel tarantino e nel brindisino questo
si connota da un fortissimo ritardo, nel leccese, invece, oggi riesce a
produrre un PIL che va oltre il 7-8% di quello provinciale. Questa asimmetria che connota Terra d’Otranto è dipesa dalle scelte di fondo in materia economica operate dalle
tre province, negli anni ’60 del secolo scorso: il tarantino preferì
l’industrializzazione spinta e nel brindisino si privilegiò lo sviluppo delle
attività portuali e di alcune mega attività industriali, nel leccese si scelse,
invece, l’insediamento dell’Università, di alcune scuole artistiche e solo di
rimando ci si adoperò sul piano industriale. Nel lungo periodo queste scelte di
politica economica hanno gravato sugli sviluppi dei tre territori. Oggi, il
brindisino ed il tarantino sono alle prese con la profonda necessità di riqualificare
la propria economia, che non può più sorreggersi solo sulle attività
industriali, nei processi di sviluppo economico e sociale, mentre Lecce è in
una fase, post industriale, in cui i due settori portanti della sua economia, ovvero il turismo e
l’arte, lo spettacolo e la cultura (ASC per brevità) sono nelle fasi di pieno take off, e rappresentano attività estremamente
moderne, che connotano le economie più evolute.
Negli ultimi sette, otto anni,
tuttavia, sia nel brindisino sia nel tarantino il settore dell’ASC ha registrato
fermenti importanti. Non solo è cresciuto il numero degli operatori di base,
quali scrittori, poeti e artisti di vario genere, ma si evidenzia anche una
certa tensione a voler procedere ad operazioni di sintesi. Peraltro, molti
degli operatori brindisini e tarantini hanno avuto esperienze e respirato le
atmosfere leccesi, molto più avanti nello sviluppo delle problematiche del
settore, e che di rimando cominciano a costituire una riserva di saperi
necessari per la crescita del settore in questi territori per il prossimo futuro.
Certamente, le fasi d’avvio, di startup
di un processo produttivo, soprattutto quando ha contenuti culturali complessi,
si presentano lunghe e irte di difficoltà. Ed in effetti, nel leccese, il
settore ha avuto un’incubazione di circa vent’anni e solo a partire dal 2010 ha
mostrato un’evoluzione in termini sistemici ed esponenziali. E si figuri che
negli ultimi due anni nel leccese sono emersi anche i presentatori seriali di
libri e serate mondane, che, sebbene di qualità professionale ancora non molto modesta, lasciano intravedere un grado di sviluppo importante del settore.
In ogni caso, in tutto questo, una
spinta rilevante è venuta dalla crisi del 2008-9, che ha generato un livello di
disoccupazione importante, soprattutto giovanile. E’ stata la causa per cui
molti giovani e persone di mezza età hanno cercato di risolvere la loro
condizione difficile giocandosi “le carte” nel mondo dell’ASC. Da qui, una
crescita esponenziale di scrittori, nuovi editori, musicisti, pittori, attori, giornalisti
e via dicendo, che hanno di fatto rivoluzionato l’asseto culturale del
territorio e dato una spinta allo sviluppo dell’ASC. Una tensione questa ancora
a livello embrionale nel brindisino e nel tarantino, ma che nel leccese ha portato
ad un primo stadio di maturità del settore e a dinamiche dirompenti e tumultuose,
che lasciano intravedere che daranno una spinta allo sviluppo anche sui territori
confinanti, che, per questi, si sommerà a quella già esistente, autoctona, con beneficio
per tutta Terra d’Otranto.
Mauro
Ragosta
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