Oramai è da tempo (forse troppo?)
che la Senatrice Segre è sulla ribalta giornalistica e televisiva italiana, con
risonanze importanti da molti mesi sia sul piano politico sia su quello sociale. Ci si chiede
se ciò debba essere apprezzabile e condivisibile. Eh sì, perché la Nostra Senatrice (che
dovrebbe avere senno) è donna dalla logica, sì stringente, ma incompiuta e non
ragionevole, dove per ragionevole si intende ciò che è logico e razionale abbinato
tuttavia alla saggezza, che è qualcosa che li trascende, va oltre.
Ci pare opportuno ricordare alla
Nostra Senatrice che, emeriti studiosi a lei molto vicini e insigniti dallo
Stato italiano, come Karl Popper e Ralf Dahrendorf, hanno dimostrato al Mondo Occidentale
che la ragione, anche sulla scia di quanto dimostrato matematicamente anche dal
suo “compaesano” Albert, Albert Einstain, non è in grado di esprimere verità
assolute e che pertanto queste quando formulate vanno condannate e con esse tutti gli assolutismi
(è questo anche un altro assolutismo?) perché aberranti sia nel
quotidiano sia in politica, e, al contrario, va difesa a spada tratta la
democrazia e la libertà di pensiero e parola, come forme di esistenza possibile e ingredienti di regimi
ragionevoli, in quando dovrebbero dare voce a tutti, dove nessuno può accampare
una posizione incontrovertibile. Insomma, vanno banditi tutti gli eccessi, in
tutte le direzioni!
Ciò premesso, la Nostra Senatrice,
contravvenendo ai principi universalmente riconosciuti dal Mondo Occidentale e
civile, pare ignorare dunque le principali regole ispiratrici e fondanti della democrazia. E
bisognerebbe chiedersi se scientemente o per debolezza intellettiva. Ad ogni
modo, lei dovrebbe di più ad uno Stato democratico, come quello italiano che l’ha
nominata senatrice a vita dall’estabilshment
nazionale del Secondo Dopoguerra, senza mai esser stata selezionata dal popolo
italiano, senza esser stata mai sottoposta a questo moderno rito iniziatico, quale appunto quello delle elezioni, sebbene popolare e discutibile. Una privilegiata, forse troppo, se anche i suoi ragionamenti sono al
limite dell’accettabilità democratica, se non attraverso poderose forme di
tolleranza nei confronti del suo pensiero.
A riprova di ciò basti considerare
le sue ultime asserzioni sulla questione Almirante, circa l’intitolazione a
questo statista italiano di una via veronese. Uno statista, peraltro, che al
contrario della nostra Segre, è stato selezionato dal popolo italiano, e non
una volta, ma per decenni, esprimendo tale sua condizione come una delle
ragioni profonde del nostro Paese.
Nella querelle veronese la Segre
vede incompatibilità delle sue onorificenze e dei suoi riconoscimenti operati
dal Comune di Verona, con l’intitolazione di una via del centro veneto
al suo decennale collega Almirante, che ha di fatto pari dignità.
In ciò e con ragionamenti
ragionevoli, semplici si può facilmente arguire che la Nostra senatrice esclude
qualsiasi logica democratica e, sbrigativamente, la ignora e, forse, la oscura
pure. Va da sé, infatti, che la democrazia è tale quando riesce a far convivere
idee inconciliabili, opposte, contraddittorie, proprio perché l’esistenza di una
verità assoluta il Mondo Occidentale, ed anche l’Italia, l’ha esclusa come
opzione di ogni ragionamento. Da qui, se tutti gli eccessi vanno banditi, è facile arguire che se la democrazia non è in
grado di far convivere le contraddizioni umane, politiche e sociali, si trasforma
rapidamente e automaticamente in assolutismo, o come certi usano dire, ma poi
bisognerebbe vedere, in fascismo o nazismo.
E così la nostra Segre cavalca l’onda
dell’antisemitismo, riproducendolo in qualcosa di assoluto, da affermare contro
tutti e su tutto, senza tenere in considerazione della complessità della
realtà. La Nostra Senatrice, infatti, non si è mai prodigata e adoperata per
altri olocausti a noi più vicini, molto più vicini a noi italiani e che sono
stati perpetrati nello stesso periodo in cui ci fu la persecuzione raziale nazista.
Anzi, forse s’è pure adoperata per adombrarli, usando un eufemismo. Si allude
alla faccenda delle Foibe, dove centinaia di migliaia di italiani, e forse
anche di più, furono massacrati e uccisi senza un evidente e chiaro motivo.
Almeno l’olocausto degli Ebrei degli anni ’30 del Novecento ebbe un motivo, una
possibilità di riflessione. Per noi italiani neanche quello: uccisi a migliaia
e basta. E non solo, ma anche tutto “coperto”, e pure con perizia, quasi
scientifica.
Ma si dirà che la posizione dello
scrivente è razzista. La posizione dello scrivente è invece democratica, perché
il razzismo è una delle tante opzioni, le quali in democrazia tutte dovrebbero avere
dignità politica, escludendo, ovviamente, ogni eccesso. Il razzismo infatti è l’opposto delle politiche che si
adoperano per il “meticciato”. Chi mai ha provato che uno sia più esatto dell’altro,
escludendo dall’analisi ovviamente, ogni forma demagogica?
La democrazia per definizione non
può condannare il razzismo come non si può condannare la politica volta a favorire
il meticciato. E’ chiaro che prodigarsi per questa o quella posizione è lecito
democraticamente fino al punto in cui il tutto non diventa esclusivo ed
assoluto. E la nostra Segre ignora questi elementari ragionamenti ragionevoli,
incalzando con l’antisemitismo, che oltre ad aver prodotto vittime, da tutte le
parti e posizioni, ha avuto tuttavia come risultato finale la circostanza che
gli uomini più potenti del Globo, capaci di condizionarne in maniera significativa
la sua esistenza, sono proprio Ebrei, che non ammetto, nel loro caso, diritto
di cittadinanza, adoperandosi però che gli italiani in ciò siano molto prodighi,
e né per loro ammetto il “meticciato”. E se l’antisemitismo ed il razzismo hanno
simili prodotti, di cosa si lamenta la Nostra Segre, effettivamente? Mica gli Ebrei
sono stati ridotti come i Sioux, la cui unica possibilità di esistenza concessa
è stata ed è quella della Riserva, per usare un travestimento verbale: meglio e più
appropriato sarebbe il termine, musealizzazione.
Insomma, non si capiscono i reali obiettivi della
Nostra Senatrice, né tantomeno le sue logiche di fondo. O forse, sebbene più
evoluto, il suo è pur sempre un populismo alla Salvini? Un populismo che
richiede, come gli altri, una sana commiserazione?
Mauro Ragosta
…chi di relativismo colpisce, di
relativismo perisce!
No, carissimo amico Mauro, ho letto il tuo scritto e con rammarico ti dico che non lo condivido. Provocazione la tua? Lo spero.
RispondiEliminaDa parte mia è sincera l'ammirazione persino per il coraggio che hai dimostrato nell'esporre tesi che non solo trovo discutibili (se va bene) o infondate (leggendo bene), ma anche incoerenti nel loro impianto complessivo. Certo, nessuno mette in discussione la libertà di pensiero, e in via assolutamente teorica o nel mondo dove il tutto convive con il contrario di tutto, si potrebbe anche riscrivere totalmente la storia e dare cittadinanza a idee che nel tuo scritto affiorano in modo neanche troppo celato, ma forse dovremmo chiederci se possano coesistere in modo autentico libertà, democrazia e razzismo... La democrazia (se è sana) non corre il rischio di essere assolutistica, perché dovrebbe tutelare anche (in alcuni casi soprattutto) le minoranze. Ciò detto, anche a me la Segre, a pelle, non risulta tanto simpatica. Ma la ragione va oltre l'irrazionalità della pelle e delle sue "regole". Con affetto.
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RispondiEliminaBenché non riesca a capire chi tu sia, ti ringrazio con veri sensi di stima, perché lì dove alberga la buona educazione tutto è consentito. In verità anche l'ineducazione ha diritto di cittadinanza, dove invece è completamente bandito alla maleducazione, ché neanche il più alto senso della carità riesce ad accettare, perché dietro una cattiva educazione si cela sempre violenza e desiderio incontrollato, compulsivo di "sangue"
RispondiEliminaEccomi: Gaetano Mercadante 👋
RispondiEliminamerçi........
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