Pare
che nelle ultime settimane il Mondo, e soprattutto in Italia, le cose vadano al
contrario. Per millenni si sono mosse solo in una direzione, da febbraio
scorso, invece, hanno invertito rotta e pare vadano in direzione opposta. E
cioè, da sempre l’uomo comune è stato sacrificato all’economia, alla guerra e
allo Stato, oggi, invece, tutta l’economia e tutto lo Stato si sacrificano per
l’uomo comune. In particolare, lo Stato si autoannienta per salvare qualche
migliaio di persone, quando poi fino a qualche decennio fa si dilettava assieme
agli altri Stati nella guerra, producendo milioni di morti (uomini comuni) e
l’economia, che sempre si è adoperata per l’efficienza ponendo all’uomo comune
obiettivi sempre più alti e stressanti, d’un tratto si mette a funzionare al contrario.
Certamente, è una questione che l’uomo comune non riesce a capire, soprattutto
se giovane, magari un venticinquenne, che non sa neanche lontanamente cosa siano
la guerra e il lavoro di fabbrica. Proviamo a pensare magari ad una giovane
aspirante attrice, anche carina, tutta protesa verso lo spettacolarismo e lo
spettacolo: che tipo di proiezione sociale e futura può avere oggi, al tempo
del coronavirus? Capirà mai l’inversione di marcia, solo apparente ovviamente,
di chi detiene le redini del potere?
Certamente, siamo all’apoteosi di
chi vede nell’aiuto del debole e della vita in sé il senso delle cose, ma
attenzione, questa congiuntura così strutturata, comoda ed adeguata per i
“professori” e i volontari dell’aiuto, potrebbe portare a sacrifici ben più
dolorosi e mille volte più mortiferi, una volta superata l’emergenza. Ma
procediamo per gradi.
E’
evidente che lo Stato Italiano si è consegnato nelle mani delle banche, avendo
e alimentando un debito che non potrà onorare. E proprio in questi giorni
dunque si sta marcando definitivamente e ufficialmente la cessione della cosa
pubblica al sistema bancario, ovvero alle grandi famiglie italiane e mittleuropee.
Il Governo ha varato manovre economiche e finanziarie, che favoriranno molti
soggetti, ma che tuttavia sostengono una spesa di danaro che non ha né potrà
mai avere. Tra le altre, le sue entrate si sono ridotte drasticamente e non si
prevede che nel medio periodo possano migliorare. Sarà dunque uno Stato sotto scacco......
Naturalmente, per l’attento osservatore, questo è un
incedere, un processo che si è avviato inesorabile dopo il crollo del Muro di
Berlino, e che un tassello dopo l’altro ha trasferito quasi tutto il sistema
statale al mondo privato e smarcato l’altra parte dei suoi poteri all’UE. Pochi
ancora i comparti dello Stato Italiano da dismettere ancora, ma siamo sulla
buona strada.
Quanto sin qui detto, però, non è
specifico solo del caso italiano, ma dell’intero Mondo Occidentale, dei paesi
più sviluppati, fatta esclusione dei paesi in via di sviluppo e della Russia, rispetto al qule va detto che è uno Stato tra i meno indebitati al mondo, forse l’unico tra le potenze
economiche del globo, sostanzialmente privo, quasi, di debiti.
Sul piano strettamente economico, il
sistema è oramai per lo più bloccato, fermo, con perdite importanti, che molte imprese probabilmente non riusciranno a ripianare. Ma non è
la sola conseguenza del blocco economico. La ripresa, quando avverrà, si
presenterà dolorosissima per l’imprenditoria appunto, che dovrà ridisegnare tutto il
suo sistema di rapporti con clienti e fornitori: molti di questi si allontaneranno, molti altri presenteranno nuove esigenze, e via dicendo. Con la crisi, infatti, si modificherà l'intera struttura dei consumi. Tutto ciò avrà conseguenze importanti sulle
tipicità produttive, che cambieranno in maniera rilevante. Sicché si creeranno
fortissime tensioni e il ricorso allo sviluppo della tecnologia nei processi
produttivi ed in particolare all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, agli
umanoidi insomma, i cui costi d’acquisto e gestione, oggi, sono oramai abbordabilissimi
e la sua efficienza operativa è a livelli di tutto rilievo. A ciò basti pensare
che già ora in Giappone si utilizzano gli umanoidi come giornalisti televisivi,
ma anche come personale addetto alle informazioni negli aeroporti e via dicendo.
E così, come da tradizione, come da sempre, dopo la crisi economica vi
sarà un’importante espulsione di manodopera dai settori maturi e da quelli
inseriti in contesti ad alta competitività, le cui attività si svilupperanno ancor di più sull'uso spinto della
tecnologia spinta. Da qui, le tensioni sul mercato del lavoro, che si scaricheranno interamente sui lavoratori. Ed ecco che fra non molto un
esercito di espulsi dai settori tradizionali andrà ad alimentare le fila, prima
dei disoccupati, poi delle "divisioni" di lavoratori che andranno a collocarsi nei
settori più evoluti dell’economia. E così una moltitudine di lavoratori altamente qualificati
avranno, per effetto dell’abbondanza di offerta, salari bassissimi, ancora più bassi
di quelli di oggi. Va da sé che vivranno in un assetto di altissima concorrenza
sul mercato del lavoro, che si tingerà di toni spesso drammatici.
Ma veniamo al nostro territorio: la provincia di Lecce.
L’ultima crisi economica, quella del 2008, in linea con quanto esposto a
livello generale, ha condotto a quattro fenomeni specifici: una disoccupazione
altissima; una riduzione in termini assoluti di chi lavora e sostiene l’economia
provinciale; lo sviluppo del Turismo e lo sviluppo del comparto dell’Arte,
dello Spettacolo e della Cultura. Dopo questa crisi, ovvero quella che stiamo
vivendo in questi giorni, tali fenomeni si accentueranno. Sicché, aumenteranno
anche questa volta i disoccupati, si ridurrà ancora di più il numero di chi
lavora, il turismo, invece, farà un salto di qualità, selezionando addetti con
professionalità altissima e nel comparto dell’Arte dello Spettacolo e della Cultura
si assisterà ad un incremento esponenziale di attori, scrittori, poeti, presentatori,
editori, musicisti e cantanti; gli eventi avranno una frequenza ancor più alta
e molti saranno i protagonisti di questo comparto che si proietteranno in
ambito nazionale con forza per trovare spazi di mercato e di consensi più
adeguati. Naturalmente, all’aumentare della competizione per effetto
dell’ingresso di nuovi operatori i profitti si contrarranno e riusciranno a
sopravvivere solo i migliori.
Mauro
Ragosta
Si Mauro, probabilmente accadrà quanto da te descritto, ma la new generazione dovrà veramente rimboccarsi le maniche x creare un'economia produttiva, consci di partire dal segno - molto al di sotto dello zero. Buona vita, Gigi
RispondiEliminagrazie, ma Gigi chi?
RispondiEliminaStraordinario testo questo del dr. Ragosta: da leggere e rileggere, sul quale riflettere e dal quale, si spera, ripartire.
RispondiEliminaSe "la necessità aguzza l'ingegno", auguriamoci di ridiventare il popolo ingegnoso che, dicono, noi siamo...
Grande Mauro, sempre! Grazie.
Professore, sono io che ringrazio lei, soprattutto per la sua prossimità intellettuale ed intuitiva..
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