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mercoledì 18 marzo 2020

La Grande Crisi del 2020 (parte seconda): le prassi correnti e gli scenari futuri – di Mauro Ragosta

        Pare che nelle ultime settimane il Mondo, e soprattutto in Italia, le cose vadano al contrario. Per millenni si sono mosse solo in una direzione, da febbraio scorso, invece, hanno invertito rotta e pare vadano in direzione opposta. E cioè, da sempre l’uomo comune è stato sacrificato all’economia, alla guerra e allo Stato, oggi, invece, tutta l’economia e tutto lo Stato si sacrificano per l’uomo comune. In particolare, lo Stato si autoannienta per salvare qualche migliaio di persone, quando poi fino a qualche decennio fa si dilettava assieme agli altri Stati nella guerra, producendo milioni di morti (uomini comuni) e l’economia, che sempre si è adoperata per l’efficienza ponendo all’uomo comune obiettivi sempre più alti e stressanti, d’un tratto si mette a funzionare al contrario. Certamente, è una questione che l’uomo comune non riesce a capire, soprattutto se giovane, magari un venticinquenne, che non sa neanche lontanamente cosa siano la guerra e il lavoro di fabbrica. Proviamo a pensare magari ad una giovane aspirante attrice, anche carina, tutta protesa verso lo spettacolarismo e lo spettacolo: che tipo di proiezione sociale e futura può avere oggi, al tempo del coronavirus? Capirà mai l’inversione di marcia, solo apparente ovviamente, di chi detiene le redini del potere?
            Certamente, siamo all’apoteosi di chi vede nell’aiuto del debole e della vita in sé il senso delle cose, ma attenzione, questa congiuntura così strutturata, comoda ed adeguata per i “professori” e i volontari dell’aiuto, potrebbe portare a sacrifici ben più dolorosi e mille volte più mortiferi, una volta superata l’emergenza. Ma procediamo per gradi.
           E’ evidente che lo Stato Italiano si è consegnato nelle mani delle banche, avendo e alimentando un debito che non potrà onorare. E proprio in questi giorni dunque si sta marcando definitivamente e ufficialmente la cessione della cosa pubblica al sistema bancario, ovvero alle grandi famiglie italiane e mittleuropee. Il Governo ha varato manovre economiche e finanziarie, che favoriranno molti soggetti, ma che tuttavia sostengono una spesa di danaro che non ha né potrà mai avere. Tra le altre, le sue entrate si sono ridotte drasticamente e non si prevede che nel medio periodo possano migliorare. Sarà dunque uno Stato sotto scacco......
   Naturalmente, per l’attento osservatore, questo è un incedere, un processo che si è avviato inesorabile dopo il crollo del Muro di Berlino, e che un tassello dopo l’altro ha trasferito quasi tutto il sistema statale al mondo privato e smarcato l’altra parte dei suoi poteri all’UE. Pochi ancora i comparti dello Stato Italiano da dismettere ancora, ma siamo sulla buona strada.
            Quanto sin qui detto, però, non è specifico solo del caso italiano, ma dell’intero Mondo Occidentale, dei paesi più sviluppati, fatta esclusione dei paesi in via di sviluppo e della Russia, rispetto al qule va detto che è uno Stato tra i meno indebitati al mondo, forse l’unico tra le potenze economiche del globo, sostanzialmente privo, quasi, di debiti.
          Sul piano strettamente economico, il sistema è oramai per lo più bloccato, fermo, con perdite importanti, che molte imprese probabilmente non riusciranno a ripianare. Ma non è la sola conseguenza del blocco economico. La ripresa, quando avverrà, si presenterà dolorosissima per l’imprenditoria appunto, che dovrà ridisegnare tutto il suo sistema di rapporti con clienti e fornitori: molti di questi si allontaneranno, molti altri presenteranno nuove esigenze, e via dicendo. Con la crisi, infatti, si modificherà l'intera struttura dei consumi. Tutto ciò avrà conseguenze importanti sulle tipicità produttive, che cambieranno in maniera rilevante. Sicché si creeranno fortissime tensioni e il ricorso allo sviluppo della tecnologia nei processi produttivi ed in particolare all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, agli umanoidi insomma, i cui costi d’acquisto e gestione, oggi, sono oramai abbordabilissimi e la sua efficienza operativa è a livelli di tutto rilievo. A ciò basti pensare che già ora in Giappone si utilizzano gli umanoidi come giornalisti televisivi, ma anche come personale addetto alle informazioni negli aeroporti e via dicendo.
 E così, come da tradizione, come da sempre, dopo la crisi economica vi sarà un’importante espulsione di manodopera dai settori maturi e da quelli inseriti in contesti ad alta competitività, le cui attività si svilupperanno ancor di più sull'uso spinto della tecnologia spinta. Da qui, le tensioni sul mercato del lavoro, che si scaricheranno interamente sui lavoratori. Ed ecco che fra non molto un esercito di espulsi dai settori tradizionali andrà ad alimentare le fila, prima dei disoccupati, poi delle "divisioni" di lavoratori che andranno a collocarsi nei settori più evoluti dell’economia. E così una moltitudine di lavoratori altamente qualificati avranno, per effetto dell’abbondanza di offerta, salari bassissimi, ancora più bassi di quelli di oggi. Va da sé che vivranno in un assetto di altissima concorrenza sul mercato del lavoro, che si tingerà di toni spesso drammatici.
Ma veniamo al nostro territorio: la provincia di Lecce. L’ultima crisi economica, quella del 2008, in linea con quanto esposto a livello generale, ha condotto a quattro fenomeni specifici: una disoccupazione altissima; una riduzione in termini assoluti di chi lavora e sostiene l’economia provinciale; lo sviluppo del Turismo e lo sviluppo del comparto dell’Arte, dello Spettacolo e della Cultura. Dopo questa crisi, ovvero quella che stiamo vivendo in questi giorni, tali fenomeni si accentueranno. Sicché, aumenteranno anche questa volta i disoccupati, si ridurrà ancora di più il numero di chi lavora, il turismo, invece, farà un salto di qualità, selezionando addetti con professionalità altissima e nel comparto dell’Arte dello Spettacolo e della Cultura si assisterà ad un incremento esponenziale di attori, scrittori, poeti, presentatori, editori, musicisti e cantanti; gli eventi avranno una frequenza ancor più alta e molti saranno i protagonisti di questo comparto che si proietteranno in ambito nazionale con forza per trovare spazi di mercato e di consensi più adeguati. Naturalmente, all’aumentare della competizione per effetto dell’ingresso di nuovi operatori i profitti si contrarranno e riusciranno a sopravvivere solo i migliori.

Mauro Ragosta

4 commenti:

  1. Si Mauro, probabilmente accadrà quanto da te descritto, ma la new generazione dovrà veramente rimboccarsi le maniche x creare un'economia produttiva, consci di partire dal segno - molto al di sotto dello zero. Buona vita, Gigi

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  2. Straordinario testo questo del dr. Ragosta: da leggere e rileggere, sul quale riflettere e dal quale, si spera, ripartire.
    Se "la necessità aguzza l'ingegno", auguriamoci di ridiventare il popolo ingegnoso che, dicono, noi siamo...
    Grande Mauro, sempre! Grazie.

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  3. Professore, sono io che ringrazio lei, soprattutto per la sua prossimità intellettuale ed intuitiva..

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