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venerdì 9 ottobre 2020

Recensione n°14: piccolo e prezioso il primo lavoro di Roberto Lupo – di Mauro Ragosta

 

            Poche settimane fa, sulla piazza culturale leccese, si è palesato il primo lavoro di Roberto Lupo, medico, a volte anche di prima linea, originario di Salve. Si tratta di un saggio tanto breve quanto prezioso, per noi Meridionali e salentini soprattutto, perché centrato sul fenomeno del tarantismo, che costituisce nelle sue forme originarie una questione passata, anche se, forse, non è da escludersi che ancora oggi sopravviva con vesti culturali e rituali diversi, attuali, che nascondono l’arcaicità di alcuni comportamenti, sulla cui natura con difficolta si riesce ad intravederne le funzioni.

            Al di là di ciò, il nostro Roberto non è un neofita nella produzione letteraria, questa volta, però, il suo sforzo s’è perfezionato e compiuto in una bella pubblicazione targata Museo Pietro Cavoti – Galatina, il cui titolo presenta una rara limpidezza: Tarantolismo, complicanze ed esiti. È un volume che fa parte di una collana, promossa proprio dal Museo Pietro Cavoti di Galatina e diretta dal professor Salvatore Luperto, che, designata con l’affascinante parola francese Chaier, si sostanzia in strumento di crescita e dibattitto, partendo dalle ampie attività e dalle non poche ramificazioni museali e non solo, del Cavoti, appunto, di Galatina.

 


            Come s’è marcato nell’incipit di questa recensione, il saggio del dottor Lupo, dunque, è breve, non andando oltre le trenta pagine. Tuttavia, non è azzardato affermare che in esso vengono toccati quasi tutti i punti nodali del fenomeno, o forse sarebbe meglio dire, della questione, legata al tarantismo o al tarantulismo. E ciò, non solo sotto il profilo disciplinare, ma anche nella proiezione spazio-temporale. E così, attraverso una prospettiva storica, giungendo sino ai mostri giorni, il nostro Lupo sintetizza, sovente con specifiche osservazioni personali, i cardini del fenomeno inquadrati dalle diverse discipline e dai più noti studiosi che si sono occupati del tarantismo.

            Si tratta di un’esaustiva ed entusiasmante carrellata di quasi tutte le ipotesi con le quali i diversi uomini di scienza e di cultura in qualche modo hanno cercato di spiegare le origini e, quando necessario, le funzioni del tarantismo. Tra queste non poche presentano tratti suggestivi ed intriganti, altre un po’ meno, perché troppo tecniche e palesemente incapaci di com-prendere un fenomeno complesso come quello che fino a qualche decennio addietro, nelle piazze salentine, muoveva ed agitava freneticamente le donne “morse” dal famosissimo ragno.

            E così tracciando le diverse prospettive d’analisi, Roberto Lupo illustra le determinazioni che nel tempo si sono formulate in campo medico, psichiatrico, psicologico, biologico, psicosociologico, antropologico e sociologico. Se ne illustrano i vari aspetti, dove tuttavia Lupo sembra sottolineare che si tratti di un fenomeno che ha radici, origini e dinamiche composite, e nel quale non pochi elementi di carattere rituale e simbolico, forse anche esoterico, si producono in qualcosa la cui valenza sembra duplice, ovvero bivalente, producendosi e proiettandosi, infatti, nella prospettiva individuale, da una parte, e nella prospettiva collettiva, dall’altra. In definitiva, si spinge a guardare al di là della tarantata in sé, quasi a voler suggerire una prospettiva in qualche modo collettiva, fino ad una dimensione “olistica”.

            Roberto Lupo, peraltro, fa capire che forse il tarantolismo non è mai scomparso e che trova una chiave moderna di espressione, in noti fenomeni di massa, che solo apparentemente si presentano scollegati rispetto a pratiche e prassi antiche, originarie…senza tempo.

            A corredo della sezione letteraria del bel volume di Lupo, quale appunto Tarantolismo, complicanze ed esiti, presentato già varie volte in provincia di Lecce, a partire dallo scorso agosto, numerose sono le fotografie d’epoca di Giovanni Valentini, che illustrano le ultime realtà pubbliche legate al tarantismo nel centro galatinese, in una prospettiva storica, in quella che, in definitiva, conosciamo, in una consapevolezza, insomma, ordinaria, che apparentemente manca di molti elementi di non poco rilievo.

 

Mauro Ragosta

           

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