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martedì 26 gennaio 2021

Saper comunicare (parte nona): La comunicazione negli strati sociali – di Mauro Ragosta

 

             In prima battuta va marcato con forza che, la nostra società non si articola più in classi. Un tempo, almeno fino agli anni ’80 del secolo scorso, la popolazione che insisteva su un territorio sotto l’egida di uno Stato si distingueva in classi sociali specificate in base al ruolo lavorativo, dove alla base si collocavano i braccianti e gli operai, mentre ad un gradino più alto si trovava la cosiddetta classe media, composta da impiegati, professionisti, docenti. C’è chi collocava ad un gradino più alto ancora il management e al vertice i detentori di capitali o dei fattori produttivi. Questo in estrema sintesi. E come si osserverà, perché va rimarcato più volte, la tassonomia qui proposta è stata costruita in base al tipo di lavoro degli individui. Una classificazione oggi del tutto inutile e fuorviante.

            Orbene, tale impostazione, ovvero questa visione sociale oltre a non essere più attuale, non vale per il futuro, in parte perché l’Umanità, se in un primo tempo si è affrancata dalla Natura e dunque dai suoi cicli e dalle carestie, dunque, e da molti eventi naturali, che riesce a gestire con una certa agilità, in un secondo momento si è affrancata anche dalle pene del lavoro, il quale sta per essere completamente sostituito dalle macchine e dai robot, in quasi tutti gli impieghi dell’Uomo. D’altra parte poi, non tarderà molto, ché anche la moneta verrà messa da parte. Questa, nella prospettiva di strumento di controllo sociale, verrà sostituita da altri meccanismi, sicuramente informatici e informatizzati, di gestione delle risorse e del potere, capaci di garantire una forte centralizzazione ed una possibilità puntuale di controllo dell’individuo in tutti i suoi ambiti esistenziali.

            Ma veniamo all’oggi. Qui, in estrema sintesi, pare che l’unica possibilità di avere una visione della società in base ad un criterio, che l’articoli in qualche modo in maniera soddisfacente, è quella che si fonda sulla ricchezza finanziaria e immobiliare dell’individuo, mentre i titoli di cui egli gode, ovviamente sono distribuiti in base a questo criterio di classificazione, e dunque dipendono in gran parte dalla sua potenza economica. La ricchezza dunque come principale strumento di relazione e posizionamento sociale. Ma, attenzione, la ricchezza è un’arma a doppio taglio! E ciò in base alla concezione che se ne ha. Ovvero, la ricchezza può essere considerata un fine oppure un mezzo. Certamente, al di là di tale constatazione, la ricchezza è fondamento indispensabile per la formazione dell’individuo. Appare scontato far notare che chi dispone di grandi possibilità e disponibilità finanziarie presenta anche grandi possibilità di attività formative e dunque l’opportunità di farsi una ricchezza ed un bagaglio culturale, con significativi risvolti sul piano delle capacità comunicative, molto più consistenti di chi è in possesso di mezzi finanziari limitati. Da qui e dal tipo di modo di intendere la ricchezza, dipendono quindi la struttura culturale ed i saperi dell’individuo e di rimando le sue capacità e possibilità comunicative effettive. Ricchezza e comunicazione sono dunque correlate positivamente, dove ovviamente il fattore scatenante è soprattutto la ricchezza intesa in funzione strumentale.

Ma andiamo per gradi e osserviamo ora come lo sviluppo in ambito comunicativo segue la legge universale, che vuole che esso vada dal semplice al complesso. Una prima e quasi scontata caratteristica attiene il lessico. E così i gradi dello sviluppo vanno da individui che non usano più 500-1.000 vocaboli per esprimersi sino a coloro che riescono a gestire ed utilizzare con agilità, più di 35.000 termini. Una seconda caratteristica della comunicazione è la capacità di astrazione. Qui, nelle fasce base della popolazione, il linguaggio è decisamente concreto, mentre a mano a mano che si incontrano individui evoluti, sempre più ricco diventa l’uso di concetti e vocaboli con contenuti astratti. Ed ancora, circa la componente fisica della comunicazione stricto sensu, il linguaggio si presenta evoluto quando le gesta, i gesti, il contatto sono quasi assenti e comunque ridotti all’essenziale, all’indispensabile. In altre parole, quando in maniera sempre più frequente il gesto viene tradotto in parole. Circa la retorica, poi, va da sé che solo chi ha una cultura molto sviluppata si avvale di allegorie e metafore, climax, metonimie, ossimori, iperboli e via dicendo, essendo tali caratteristiche della comunicazione legate in qualche maniera alle capacità di astrazioni. Inoltre, il linguaggio popolare è quasi sempre esplicito, mentre quello evoluto ricorre all’implicito, dove la reticenza è di uso frequente. In tutto questo escludiamo i contenuti, sottolineando solo che con gli sviluppi della cultura e delle capacità comunicative si utilizzano frequentemente le retoriche delle diverse discipline scientifiche ed umanistiche in una prospettiva indiretta, metaforica, allusiva.

E per concludere, va sottolineato che se all’interno dei range sociali esiste tra soggetti una buona simmetria comunicativa, nelle relazioni tra livelli diversi la struttura comunicativa si presenta, invece, fortemente asimmetrica, nel senso che essa, nella quasi totalità dei casi, va prevalentemente dall’alto verso il basso e non viceversa.

 

Mauro Ragosta

 

Nota: chi fosse interessato alla mia produzione di saggi, può cliccare qui di seguito:
https://youtu.be/lhdKGKUfH6Q 

 


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