Tra un anno e mezzo, forse, si vedranno i primi segnali di ripresa da questa crisi, La Grande Crisi del 2020. Il blocco totale di quasi tutte le attività produttive per più di due mesi e mezzo l’anno scorso, l’imposizione della “distanza sociale”, il sostanziale blocco di tutte le attività culturali, dell’accoglienza e del ristoro, uno Stato indebitato “sino al collo” nonché il forte e vistoso rallentamento del PIL, non potranno non incidere, da un lato sulle abitudini, gli stili di vita e da qui sulla struttura dei consumi della gente, dall’altro sulla radicale riorganizzazione di tutto il sistema di produzione e scambio che fino al 2019 ha caratterizza il mondo del lavoro. E tutto ciò senza voler mettere in campo variabili di tipo sociale, demografiche e -perché no?- anche etico-morali e politiche.
Insomma, l’economia e la società che a partire dall’autunno del 2021 caratterizzeranno la nostra Italia saranno profondamente diverse rispetto a quelle a cui siamo abituati a vedere. Un cambiamento che avverrà lentamente nei prossimi mesi, e che, dunque, lascerà il tempo di adeguarci e di trovare nuove soluzioni, nuovi orizzonti agli scenari futuri, ma che consentirà anche di avere il tempo per conferire nuovi sensi e nuovi significati, rispetto quelli che hanno contrassegnato la nostra esistenza sino a qualche mese fa.
Interessante appare capire quali siano gli snodi significativi attraverso cui si transiterà nel grande processo di cambiamento del nostro modo di produrre, consumare ed intrattenersi nell’esistenza? Di certo, qui non sarà possibile una disamina esaustiva ed approfondita, ma ciò non significa che non sia possibile tracciare alcuni dei passaggi più significativi e “vistosi” che ci attendono nei prossimi mesi, e che, comunque, si imporrano con forza solo a partire dal prossimo autunno.
Ed ecco che, non è fuor di luogo sottolineare in prima battuta, tra poche settimane assisteremo ad un movimento generale dei prezzi. Molti prodotti subiranno un calo nelle ragioni di scambio, mentre altri registreranno un’impennata. Appare chiaro a tutti che il modo di lavorare sta cambiando rapidamente nella direzione del telelavoro, soprattutto nella scuola, nell’università, nelle banche e negli uffici, in genere. Ciò implicherà una riduzione di molti consumi legati agli spostamenti e alla mobilità e alla vita fuori da casa, che porteranno ad una contrazione della spesa delle famiglie ed imporranno agli operatori economici una riduzione dei prezzi, ma anche, nel breve periodo, la rimodulazione dell’offerta, soprattutto in termini di prodotti e servizi, ovviamente in relazione alle nuove abitudini “casalinghe”. In tale prospettiva, tra le altre, si assisterà alla comparsa di nuovi prodotti e nuovi servizi sino a questo momento poco considerati dai consumatori o prerogativa di ristrette élite.
Ma il cambiamento vistoso nel sistema produttivo e di consumo si registrerà anche per effetto dell’applicazione delle “distanze sociali”, che, a causa dell’aumento dell’incidenza dei costi fissi sul prodotto/servizio, imporrà la chiusura di molte attività e la necessità di un aumento dei prezzi. E ciò sino al punto che alcuni consumi saranno prerogativa solo di chi ha guadagni medi annuali medio-alti. In tale contesto va considerato che la chiusura di molte imprese creerà nuovi spazi operativi per chi riuscirà a mantenere la posizione, dove non è azzardato ipotizzare che si accentui e si inasprisca il gioco della concorrenza.
Insomma si assisterà nei prossimi mesi una specie di rivoluzione dei prezzi, la quale placherà la sua portata solo nel medio periodo.
In ultima istanza, tuttavia, l’economia che ne verrà fuori sarà sicuramente più efficiente della prima, e non solo. Se da un lato la produttività del lavoro registrerà un forte miglioramento, dall’altro l’impatto ambientale e dunque i costi in termini sanitari, di riuso o eliminazione saranno decisamente minori.
In particolare, gli effetti sulle attività turistiche, dell’accoglienza e dell’intrattenimento saranno quelli più vistosi e si sostanzieranno in una riduzione sociale di questi comparti, mentre, in parallelo si assisterà ad uno sviluppo veloce del tipo di offerta, che si presenterà molto più qualificata, in termini di qualità e varietà di prodotti/servizi offerti. Nella sanità si assisterà ad un profondo efficentamento dell’intero comparto, per effetto dell’aumento di tutti i prezzi delle prestazioni professionali, che molti stimano in un incremento del 25-30%. Sicché se per le fasce più deboli socialmente vi potranno essere dei disagi. In generale, tuttavia, si assisterà ad una riduzione degli sprechi.
Nel medio periodo, inoltre, un forte sviluppo registreranno tutte le attività interessate dall’arte, la cultura e lo spettacolo, che, nella proiezione economica, costituiranno il momento centrale per una buona fetta della popolazione, mentre nella prospettiva sociale, quale forma di aggregazione o impiego del tempo libero, in alternativa al turismo, se non proprio come ammortizzatore sociale, vedrà un coinvolgimento più importate della popolazione rispetto al passato.
Sin qui, solo delle brevi considerazioni, che lasciano intravedere tuttavia modificazioni importanti della società nei prossimi anni e che non possono che portare alla conclusione che stiamo entrando in un nuovo mondo e in una nuova concezione dell’esistenza, che sebbene connessa al passato, con questo, probabilmente, avrà ben pochi punti in contatto. Una rivoluzione in atto, dunque?
Mauro Ragosta
https://youtu.be/t1mKnYGyVC8
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