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lunedì 18 novembre 2019

Stile e buongusto (parte quinta): …circa l’abbigliamento e l’arredamento – di Mauro Ragosta


         Non può darsi l’abbrivo ad una dissertazione su abbigliamento e arredamento di buongusto e soprattutto di stile senza sottolineare subito che questi sono elementi della comunicazione, a volte decisivi. In tale direzione, l’abbigliamento e l’arredamento raccontano e ci raccontano, domandano e rispondono, nascondono, svelano e…..rivelano!
         Ed ecco che, ça va sans dire, che tutto dipende in primo luogo da ciò che abbiamo da comunicare e di pari passo dalle nostre capacità comunicative, espressive, narrative. Per comprendere meglio il perimetro all’interno del quale ci muoveremo, basti considerare la letteratura degli ultimi trent’anni, non tutta ovviamente. Questa ha assunto, nella maggior parte dei casi, quelli più commerciali e di successo, un linguaggio semplice, che non è tuttavia frutto di un processo di esemplificazione. E ciò in linea con certe tendenze della nostra società. E’ una semplicità tout court. In maniera più o meno articolata, gran parte della letteratura si rifà al sentito dire, a ciò che si è letto, il tutto assistito da una personalizzazione minima. Anche in molte biografie sono evidenti la semplicità degli strumenti con cui si narra e si osserva la propria esistenza: non v’è nulla che lasci intravedere scenari di un qualche interesse: è quasi cronaca.
         Del pari si verifica nell’abbigliamento e nell’arredamento. Qui è più esplicito ed evidente il rifarsi a, il comprare idee altrui. E’ noto che gli stilisti e gli arredatori, i designer sono i veri “intellettuali” di questo mondo, di questa sfera della comunicazione, che decidono cosa debba esprimere gran parte della società, quali concetti far utilizzare da questa e quali no. Ed ecco che l’abbigliamento e l’arredamento sono intrisi di politica, di status symbol, di territorialità. Insomma, perimetrano in definitiva l’appartenenza a quello o a quell’altro gruppo di partiti, il proprio status sociale, nonché la propria provenienza territoriale. Insomma, il più delle volte, ad esempio, è facile individuare, osservando l'abbigliamento e gli ambienti casalenghi, l’estrazione politica di una persona, e quindi gran parte del suo modo di pensare e relazionarsi, la classe sociale d'appartenenza e dove egli risiede abitualmente, giungendo, qualora fosse ignota, la sua professione, il suo lavoro.
Ma è chiaro che siamo all’interno di manifestazioni espressive omologate, come per i militari e le caserme, in definitiva. Nulla di più. E ciò senza andare negli aspetti feticistici dell’abbigliamento e dell’arredamento, e senza considerare che la moda è in gran parte dettata dalle esigenze di produzione e commerciali. Una per tutte, si tenga presente che la moda stagionale nell’abbigliamento venne inventata dai mercanti lionesi sul finire del Seicento, per battere la concorrenza italiana e soprattutto napoletana. Ma anche il vestire tutti in maniera diversa ha radici nelle problematiche industriali e sindacali degli anni ‘60.  E anche per l’arredamento, ad esempio, l’Art Dèco, che si affermò nei primi del Novecento, protraendosi sino agli anni ’50, è il prodotto della meccanizzazione dei processi produttivi nella costruzione dei componenti dell’arredamento e dall’introduzione di nuovi materiali.
         Chi ha stile, tuttavia, si abbiglia e arreda la propria casa senza tener conto della moda, dei luoghi comuni, insomma, o delle idee degli altri. Al più, come in letteratura si utilizzano i ghost writer, il soggetto che ha stile e buongusto assolda stilisti, designer o altri professionisti affinché progettino prodotti secondo le sue necessità espressive, secondo le sue elaborazioni esistenziali ed intellettuali. Ma tutto ciò sovente non è necessario a chi ha capacità espressive proprie, se non per “grandi operazioni”, ovviamente.
         Circa l’abbigliamento il soggetto che ha stile e buongusto, quindi, sa in quali circostanze vestire le gramaglie o con particolari capi, che non esaltino gli aspetti comunicativi dell’abbigliamento stesso, perché si predilige, in alcune circostanze ed in alcuni gruppi, sviluppare le relazioni su livelli comunicativi diversi. Al di là di queste circostanze, di cui in seguito se ne parlerà più diffusamente, l’abbigliamento di chi ha stile rispecchia, tutto, significati da ricondurre alle idee e alle intenzioni comunicative di chi li indossa. Ogni particolare ha un preciso significato, un messaggio specifico e rimanda in toto alle idee di chi le propone. Difficile che tale soggetto trascuri alcuni aspetti della sua mis. Naturalmente, solo chi riflette su tale situazione è in grado di cogliere, anche nel proprio interlocutore, tale tipo di comunicazione, e ciò nella sua portata e nei suoi contenuti più profondi. Ovviamente, c’è chi ha concetti che sa esprimere solo in maniera grossolana, che chi ha stile nota subito.
         Stessa cosa vale per l’arredamento. Qui la casa di chi ha buongusto è organizzata secondo precisi sistemi espressivi e nulla è lasciato al caso. In definitiva, ogni oggetto ha un suo perché e un suo valore comunicativo. Ecco, non si dovrebbero mettere i quadri solo per “riempiere” una parete. Non molto tempo fa si acquistavano le enciclopedie solo per “riempire” le librerie, per “arredare”, insomma. Di casuale non v’è niente in alcune case. Naturalmente, tutto dipende non solo dalle idee da mettere in campo, ma anche dalle capacità espressive. Ed ecco che, nella sua casa, la persona di stile racconta e si racconta, domanda e risponde, dichiara, nasconde, svela e….rivela.

Mauro Ragosta

4 commenti:

  1. [...]Chi ha stile, tuttavia, si abbiglia e arreda la propria casa senza tener conto della moda, dei luoghi comuni, insomma, o delle idee degli altri. [...]
    siamo purtroppo circondati da abbondante ipocrisia dell'essere e del mostrare di essere ciò che non si è...

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    1. Beh, il bluff fa parte del gioco.......da sempre. Certamente, v'è da dire che, ci sono bluff e bluff, da quelli matematici, che sono delle vere e proprie trappole, a quelli grossolani, che a smascherarli è un gioco da bambini.....
      Mauro Ragosta

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  2. e poi chi mi assicura che chi osserva ha stile? di certo avrà il suo di stile... e di stili bizzarri questa società è stracolma!

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  3. La persona di stile si vede subito.........da come racconta!

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