E’
sempre più frequente sentirsi dire che nella comunicazione bisogna saper
ascoltare. E questo è vero, ma in pochi ci dicono in cosa consista veramente,
cosa significhi ascoltare. E ancor meno, ci evidenziano che prima di ascoltare
occorre che la nostra comunicazione deve avere degli obiettivi. Ed in effetti,
mancando di precise necessità la nostra attività di ascolto è del tutto
inutile, perché in definitiva non vogliamo comunicare nulla di significativo e
preciso.
In linea
generale, quando non abbiamo intenti precisi nella comunicazione il nostro dire
è fortemente inquinato dalle necessità istintive, dalla necessità di sopraffare
alla ricerca d’affetto, al consenso, al sesso. E questo non vale solo per noi,
ma anche per il nostro interlocutore. Non a caso, molto spesso siamo
catapultati in discussioni che non portano da nessuna parte. E questo perché il
nostro interlocutore non ha nessuna intenzione di arricchirci tramite le sue
parole, i suoi pensieri e cogitazioni, non ha nulla da dirci, in definitiva. Sovente
il suo unico scopo, infatti, è quello di “vomitarci” addosso i suoi rancori, i
suoi dolori e le sue frustrazioni, non poche volte parlando male dell’altro e,
soprattutto, senza andare al sodo, ma facendo infiniti giri di parole. Un
incedere impossibile a dargli corso, ovvero una risposta, anche perché in
questi frangenti il nostro interlocutore “mettere a cuocere” moltissimi
argomenti tutti assieme, senza una precisa intenzione e strategia comunicativa.
Da qui, prendono corpo le cosiddette “orge verbali”.
Mettersi
in posizione d’ascolto, quindi, presuppone, quasi sempre, avere dei precisi
obiettivi da raggiungere nell’interlocuzione. Anzi, più sono netti tali
obiettivi, più efficiente ed efficace diventano le nostre facoltà
nell’ascoltare. Ma da che cosa dipende la nostra capacità d’ascolto?
Saper
ascoltare, ed in definitiva comprendere gli obiettivi e le intenzioni della
nostra controparte per cercare una possibilità di scambio, dipende in prima
battuta dal nostro grado di cultura in merito all’argomento oggetto della
conversazione. Qui potremo rilevare una posizione di superiorità, che facilità
molto le nostre strategie comunicative, ma anche una posizione di inferiorità,
che ci deve indurre a molta prudenza e attenzione. Non capire in che rapporto è
la nostra cultura rispetto a quella della nostra controparte comprometterà
sicuramente il raggiungimento dei nostri obiettivi e darà corso ad una strategia
comunicativa del tutto errata.
Saper
ascoltare dipende anche dal nostro stato di coscienza o dalla nostra lucidità
mentale ed intellettiva. Qui, va da sé, che bisogna essere in grado di
comprendere il nostro grado di lucidità nel dettagliare la realtà e dunque le
manifestazioni verbali del nostro interlocutore ed i retrostanti obiettivi. Ci
sono momenti in cui siamo più lucidi ed altri meno. E non sempre ciò è dovuto a
fattori, tipo la stanchezza. Bisogna conoscersi bene dunque, altrimenti saremo
poco efficaci e poco efficienti. Peraltro, va aggiunto a ciò, che vi sono cose
che potranno essere comprese solo se si è particolarmente lucidi, più del
normale. E quando le nostre capacità di comprendere sono molto acuminate viene
da dire che siamo stati “illuminati”. Quindi, prudenza nel comunicare quando
non abbiamo uno stato di coscienza in allerta e tale che ci permetta di
ascoltare in maniera adeguata.
L’ascolto,
infine, dipende molto anche dalla nostra capacità di comprendere l’animo umano,
di inquadrare il soggetto che interagisce con noi, nelle sue peculiarità
caratteriali, psicologiche e comportamentali. Queste nostre qualità ci
permetteranno di capire le sensibilità e gli snodi sensibili del nostro
interlocutore e da qui il suo modo e le sue tecniche verbali con cui ci parla e
comunica. Insomma, capire la persona nei suoi aspetti animici ci permette di
ascoltarla e recuperare molte informazioni per decidere la nostra comunicazione
in termini di strategie e tattiche.
Fin
qui, dunque, i principali elementi, anche se ve sono molti altri, dell’ascolto,
che ci permetteranno più in là di affrontare temi, ad esempio, sulle strategie
e sulle tecniche d’ascolto e da qui sulle strategie e sulle tecniche
comunicative, sulla scelta del linguaggio e del lessico……….come si formula un
pensiero da comunicare.
Andrea Tundo
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