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lunedì 12 agosto 2019

Saper comunicare (parte quinta)- L’ascolto: primi rudimenti – di Andrea Tundo


         E’ sempre più frequente sentirsi dire che nella comunicazione bisogna saper ascoltare. E questo è vero, ma in pochi ci dicono in cosa consista veramente, cosa significhi ascoltare. E ancor meno, ci evidenziano che prima di ascoltare occorre che la nostra comunicazione deve avere degli obiettivi. Ed in effetti, mancando di precise necessità la nostra attività di ascolto è del tutto inutile, perché in definitiva non vogliamo comunicare nulla di significativo e preciso.
In linea generale, quando non abbiamo intenti precisi nella comunicazione il nostro dire è fortemente inquinato dalle necessità istintive, dalla necessità di sopraffare alla ricerca d’affetto, al consenso, al sesso. E questo non vale solo per noi, ma anche per il nostro interlocutore. Non a caso, molto spesso siamo catapultati in discussioni che non portano da nessuna parte. E questo perché il nostro interlocutore non ha nessuna intenzione di arricchirci tramite le sue parole, i suoi pensieri e cogitazioni, non ha nulla da dirci, in definitiva. Sovente il suo unico scopo, infatti, è quello di “vomitarci” addosso i suoi rancori, i suoi dolori e le sue frustrazioni, non poche volte parlando male dell’altro e, soprattutto, senza andare al sodo, ma facendo infiniti giri di parole. Un incedere impossibile a dargli corso, ovvero una risposta, anche perché in questi frangenti il nostro interlocutore “mettere a cuocere” moltissimi argomenti tutti assieme, senza una precisa intenzione e strategia comunicativa. Da qui, prendono corpo le cosiddette “orge verbali”.
         Mettersi in posizione d’ascolto, quindi, presuppone, quasi sempre, avere dei precisi obiettivi da raggiungere nell’interlocuzione. Anzi, più sono netti tali obiettivi, più efficiente ed efficace diventano le nostre facoltà nell’ascoltare. Ma da che cosa dipende la nostra capacità d’ascolto?
         Saper ascoltare, ed in definitiva comprendere gli obiettivi e le intenzioni della nostra controparte per cercare una possibilità di scambio, dipende in prima battuta dal nostro grado di cultura in merito all’argomento oggetto della conversazione. Qui potremo rilevare una posizione di superiorità, che facilità molto le nostre strategie comunicative, ma anche una posizione di inferiorità, che ci deve indurre a molta prudenza e attenzione. Non capire in che rapporto è la nostra cultura rispetto a quella della nostra controparte comprometterà sicuramente il raggiungimento dei nostri obiettivi e darà corso ad una strategia comunicativa del tutto errata.
         Saper ascoltare dipende anche dal nostro stato di coscienza o dalla nostra lucidità mentale ed intellettiva. Qui, va da sé, che bisogna essere in grado di comprendere il nostro grado di lucidità nel dettagliare la realtà e dunque le manifestazioni verbali del nostro interlocutore ed i retrostanti obiettivi. Ci sono momenti in cui siamo più lucidi ed altri meno. E non sempre ciò è dovuto a fattori, tipo la stanchezza. Bisogna conoscersi bene dunque, altrimenti saremo poco efficaci e poco efficienti. Peraltro, va aggiunto a ciò, che vi sono cose che potranno essere comprese solo se si è particolarmente lucidi, più del normale. E quando le nostre capacità di comprendere sono molto acuminate viene da dire che siamo stati “illuminati”. Quindi, prudenza nel comunicare quando non abbiamo uno stato di coscienza in allerta e tale che ci permetta di ascoltare in maniera adeguata.
         L’ascolto, infine, dipende molto anche dalla nostra capacità di comprendere l’animo umano, di inquadrare il soggetto che interagisce con noi, nelle sue peculiarità caratteriali, psicologiche e comportamentali. Queste nostre qualità ci permetteranno di capire le sensibilità e gli snodi sensibili del nostro interlocutore e da qui il suo modo e le sue tecniche verbali con cui ci parla e comunica. Insomma, capire la persona nei suoi aspetti animici ci permette di ascoltarla e recuperare molte informazioni per decidere la nostra comunicazione in termini di strategie e tattiche.
         Fin qui, dunque, i principali elementi, anche se ve sono molti altri, dell’ascolto, che ci permetteranno più in là di affrontare temi, ad esempio, sulle strategie e sulle tecniche d’ascolto e da qui sulle strategie e sulle tecniche comunicative, sulla scelta del linguaggio e del lessico……….come si formula un pensiero da comunicare.

 Andrea Tundo

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