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domenica 25 agosto 2019

La famiglia: una possibile chiave di lettura per la politica – di Mauro Ragosta


            In prima battuta va messo in luce che, per analizzare un fenomeno sociale e poter realizzare proficue speculazioni occorre fare riferimento ad un modello di lettura del fenomeno stesso. Modello che è un’esemplificazione della realtà, ma che dà la possibilità di formulare riflessioni di ampio respiro, le uniche in grado di permettere di tarare l’agire politico. Se si entrasse nel caso concreto saremmo, invece, nel campo della cronaca, che di per sé non può dare o far accedere a visioni d’insieme. E qui va ancora specificato che cosa si intenda per politica. Se nella Prima Repubblica si attribuiva il significato di arte dell’amministrazione dello Stato, con la Seconda Repubblica, avendo questo dismesso molti settori prima di sua pertinenza in favore delle grandi e potenti famiglie italiane, che oggi determinano le sorti di molti comparti della vita nazionale, per politica si deve intendere la visione che si ha della società nel suo insieme.
            Ciò premesso, utile per la nostra breve disquisizione si presenta la schematizzazione della famiglia nelle sue attuali varianti, almeno in Italia, prodotti delle recenti modificazioni culturali, avviatesi negli anni ’70 del secolo scorso. E così, un primo tipo di famiglia che si può trovare nella nostra società è quella tradizionale, tendenzialmente deputata alla procreazione. Questa è composta da una donna, che ha la funzione “dell’accoglienza” che mette al mondo dei figli e li accompagna alla vita sociale, e un uomo che rappresenta la parte spirituale di questo piccolo aggregato umano, il quale ha la funzione di rimanere elemento fisso attorno al quale ruota tutta la famiglia, che viceversa si disperderebbe. A questa si associa la famiglia mista, senza precisi ruoli specifici tra maschio e femmina e senza un preciso perimetro. Si parla spesso in tali casi anche di famiglia allargata. Anche questa famiglia, comunque, tendenzialmente è vocata alla procreazione. A queste due si associa la famiglia senza identità di genere, sovente sterile, ma che può educare dei bambini. Si pensi alle coppie gay e tutto ciò che a queste si assimila.
            Tale schematizzazione, sebbene esemplifichi molto la realtà, dà la possibilità tuttavia di formulare le direttrici della politica. A questo punto però accorre definire se la politica debba adottare orientamenti propositivi, e cioè debba rifarsi a valori ed obiettivi formulati a tavolino ed ideali, o procedere in un’ottica che strumentalizza la realtà, ovvero verifica la morfologia sociale del fenomeno famiglia e formula una politica sulla base dell’incedere popolare, che dunque segue e promuove.
            Nell’una e nell’altra ipotesi, la politica, e quindi l’orientamento delle grandi famiglie italiane e dei grandi aggregati religiosi e spirituali, deve definire se essa deve passare dallo Stato, che si fa carico del processo evolutivo della famiglia, o essere oggetto di azione fondamentalmente privata. In tale direzione la politica, con i suoi principii e i suoi alfieri, dovrà decidere come intervenire sugli aggregati familiari individuati poco sopra.
            In tutto questo non si può tener conto della diminuzione della popolazione italiana, che, dal 1993 ad oggi, vede perdere, per effetto della diminuzione delle nascite, sei milioni di unità, circa il 10% della popolazione. Tutto ciò compensato solo dalla grande immigrazione, tale che negli ultimi trent’anni ha fatto mantenere invariato il numero di abitanti in Italia, e cioè a livello di 63 milioni di unità. Naturalmente, la diminuzione delle nascite di italiani è dovuta solo in parte a cause strettamente economiche. A queste vanno aggiunte altre cause, tra le quali vanno segnalate la modificazione della cultura in senso individualistico ed edonistico, ma anche la mancata emancipazione, in senso esistenziale, dei giovani, che rimangono a livelli adolescenziali anche a tarda età, lo sviluppo di forme alternative della vita sessuale.
            E così, per concludere, non è facile intercettare una politica, soprattutto oggi, che soddisfi la complessa articolazione del fenomeno famiglia nel suo insieme, ma non è neanche impossibile dare più significative direttive, capaci, se si tiene alla sopravvivenza del popolo italiano, di dare impulso a certi orientamenti. Certamente, se la sussistenza del popolo italiano non è una priorità, allora, si provvederà diversamente e così nel giro di vent’anni al massimo, di italiani ne rimarranno meno della metà di oggi e si avrà un gran meticciato, tanto agognato da certe componenti politiche.

Mauro Ragosta

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