In prima battuta va messo in luce
che, per analizzare un fenomeno sociale e poter realizzare proficue
speculazioni occorre fare riferimento ad un modello di lettura del fenomeno
stesso. Modello che è un’esemplificazione della realtà, ma che dà la
possibilità di formulare riflessioni di ampio respiro, le uniche in grado di
permettere di tarare l’agire politico. Se si entrasse nel caso concreto saremmo, invece,
nel campo della cronaca, che di per sé non può dare o far accedere a visioni d’insieme. E qui va
ancora specificato che cosa si intenda per politica. Se nella Prima Repubblica
si attribuiva il significato di arte dell’amministrazione dello Stato, con la Seconda
Repubblica, avendo questo dismesso molti settori prima di sua pertinenza in
favore delle grandi e potenti famiglie italiane, che oggi determinano le sorti di
molti comparti della vita nazionale, per politica si deve intendere la
visione che si ha della società nel suo insieme.
Ciò premesso, utile per la nostra
breve disquisizione si presenta la schematizzazione della famiglia nelle sue
attuali varianti, almeno in Italia, prodotti delle recenti modificazioni
culturali, avviatesi negli anni ’70 del secolo scorso. E così, un primo tipo di
famiglia che si può trovare nella nostra società è quella tradizionale,
tendenzialmente deputata alla procreazione. Questa è composta da una donna, che
ha la funzione “dell’accoglienza” che mette al mondo dei figli e li accompagna
alla vita sociale, e un uomo che rappresenta la parte spirituale di questo
piccolo aggregato umano, il quale ha la funzione di rimanere elemento fisso
attorno al quale ruota tutta la famiglia, che viceversa si disperderebbe. A
questa si associa la famiglia mista, senza precisi ruoli specifici tra maschio
e femmina e senza un preciso perimetro. Si parla spesso in tali casi anche di
famiglia allargata. Anche questa famiglia, comunque, tendenzialmente è vocata
alla procreazione. A queste due si associa la famiglia senza identità di
genere, sovente sterile, ma che può educare dei bambini. Si pensi alle coppie
gay e tutto ciò che a queste si assimila.
Tale schematizzazione, sebbene
esemplifichi molto la realtà, dà la possibilità tuttavia di formulare le direttrici
della politica. A questo punto però accorre definire se la politica debba
adottare orientamenti propositivi, e cioè debba rifarsi a valori ed obiettivi
formulati a tavolino ed ideali, o procedere in un’ottica che strumentalizza la
realtà, ovvero verifica la morfologia sociale del fenomeno famiglia e formula una
politica sulla base dell’incedere popolare, che dunque segue e promuove.
Nell’una e nell’altra ipotesi, la
politica, e quindi l’orientamento delle grandi famiglie italiane e dei grandi
aggregati religiosi e spirituali, deve definire se essa deve passare dallo
Stato, che si fa carico del processo evolutivo della famiglia, o essere oggetto
di azione fondamentalmente privata. In tale direzione la politica, con i suoi
principii e i suoi alfieri, dovrà decidere come intervenire sugli aggregati
familiari individuati poco sopra.
In tutto questo non si può tener
conto della diminuzione della popolazione italiana, che, dal 1993 ad oggi, vede
perdere, per effetto della diminuzione delle nascite, sei milioni di unità,
circa il 10% della popolazione. Tutto ciò compensato solo dalla grande
immigrazione, tale che negli ultimi trent’anni ha fatto mantenere invariato il
numero di abitanti in Italia, e cioè a livello di 63 milioni di unità. Naturalmente,
la diminuzione delle nascite di italiani è dovuta solo in parte a cause
strettamente economiche. A queste vanno aggiunte altre cause, tra le quali
vanno segnalate la modificazione della cultura in senso individualistico ed
edonistico, ma anche la mancata emancipazione, in senso esistenziale, dei
giovani, che rimangono a livelli adolescenziali anche a tarda età, lo sviluppo
di forme alternative della vita sessuale.
E così, per concludere, non è facile
intercettare una politica, soprattutto oggi, che soddisfi la complessa
articolazione del fenomeno famiglia nel suo insieme, ma non è neanche
impossibile dare più significative direttive, capaci, se si tiene alla
sopravvivenza del popolo italiano, di dare impulso a certi orientamenti.
Certamente, se la sussistenza del popolo italiano non è una priorità, allora,
si provvederà diversamente e così nel giro di vent’anni al massimo, di italiani
ne rimarranno meno della metà di oggi e si avrà un gran meticciato, tanto
agognato da certe componenti politiche.
Mauro
Ragosta
Nessun commento:
Posta un commento