HOME PAGE

venerdì 18 ottobre 2019

Avvio all’esoterismo (parte nona): …sui livelli dell’esoterismo – di Italo Zanchi


         Nel precedente articolo di questa rubrica abbiamo approfondito un concetto particolare di esoterismo: quello connesso alla disposizione mentale che consente la “pratica” dell’esoterismo. Abbiamo anche accennato –ma niente di più di un accenno- a quelle che possono essere le svariate vie che portano al superamento della soglia di accesso allo stato esoterico: dalla cultura in genere agli studi particolari –quali matematica o Qabbalah, o I-Ching (in più recenti sperimentazioni psicoanalitiche)-, dalla presa di coscienza delle proprie energie fisiche, all’attenzione nel loro uso, dall’analisi sempre più approfondita del proprio intimo alla scoperta di personalità conviventi, dalla vita proba a quelle votate, fino alla monastica, e fino alle pratiche orientali.
            Questo aspetto del tema può essere intuitivo e sperimentabile avendo passione per la ricerca della Conoscenza –taluni direbbero, Gnosi-. Ma un altro aspetto interessante del tema consiste nella constatazione di vari livelli di sviluppo della “mente esoterica”. Si tratta di un percorso di lunghezza indefinita: ogni tappa appare come traguardo, salvo poi, con la pratica di quegli stessi conseguimenti, scoprire che occorre procedere oltre verso un successivo traguardo, e così via.
            Difficile classificare i livelli esoterici. Ciascuno può avere i propri; ciascuno ha una propria struttura e storia: qualcuno consegue facilmente e subito livelli più elevati, mentre altri necessitano di più tappe e si progredisce chi più, chi meno. Tuttavia, pur se l’uomo è infinitamente e meravigliosamente vario, è anche vero, d’altro canto, che i suoi stati sono via via identificabili e raffrontabili, così che possono trarsene parametri, anche se approssimativi, con sfumature diverse, e mai esaustivi. Da qui è facile capire che, la serie e la storia delle correnti esoteriche possono inquadrarsi anche in una classificazione di livelli: dalla superstizione e all’irrazionalità, alla ricerca analogica (ad es., tra fenomeni naturali e vicende umane con l’astrologia); dalla ricerca del sostrato di verità nei dogmi religiosi (vita monastica, esoterismo delle religioni) ai conseguimenti tramite pratiche di vita estreme dirette al superamento di limiti umani (come fachiri o yoghi, monaci buddisti), fino alle vette più elevate della meditazione o del sufismo. Tutto ciò, soltanto a titolo di limitatissimo esempio.
            Ma, prima di addentrarci in questa disamina, occorre dar conto di un primo atteggiamento mentale-culturale quasi al confine tra l’essoterico e l’esoterico, di un essoterismo esoterico: si tratta della scoperta della storia “dietro le quinte”. Certo, non stiamo parlando di narrazioni alla Dan Brown o complottiste o di altre fantasticherie, bensì dell’intravedere come i percorsi storici non sono sempre o soltanto frutto dei movimenti palesi delle civiltà o di grandi personaggi o di “masse”, ma il risultato organizzato su parametri diversi da quelli palesi e conosciuti (ad es., ideologie, nazionalismi), o per scontri apparenti (tra religioni o interessi economici, ecc.) anche questi apparenti. Questi diversi parametri, che permettono di superare la visione ordinaria, corrente dipendono da visioni del mondo largamente sconosciute, ma che pure determinano indirizzi e scelte. Lo studio della “cultura delle classi dirigenti” è illuminante per comprendere quanto diversi siano i fini, gli interessi e i metodi che agiscono nella storia, rispetto a quelli narrati dai libri di storia correnti (M. Zambrano, “Persona e democrazia”, B.Mondadori, 2000; G.E. Valori, “Spiritualità e illuminismo”, Futura ed., 2018).
            Ciò detto, torniamo all’esoterismo “personale”, quello possibile in ciascuno; ricordando, però, che anche l”essoterismo esoterico” di cui poc’anzi abbiamo detto, origina negli esoterismi delle persone “dirigenti”. Così, chiunque, nell’esercizio del pensiero e nel perseguimento di studi come storia, filosofia, matematica, musica, medicina, chiunque può ottenere un’illuminazione improvvisa, come una “folgorazione sulla via di Damasco”. Intuire, così, che oltre la cosiddetta “mente discorsiva” o analitica, esiste la mente come organo di senso, la quale sperimenta direttamente gli oggetti di conoscenza, siano essi natura o storia. Non la conoscenza tramite l’analisi, ovvero l’individuazione e lo studio delle varie componenti della realtà osservata, che può essere incompleta o errata per alcuni elementi, bensì la visione dell’insieme, dell’organismo come tale e delle sue ragioni.
            D’altra parte, alpinisti, navigatori solitari, esploratori di nature vergini, quanti riescono a sostare in silenzio dinanzi ad uno spettacolo di natura, d’improvviso percepiscono la vita del tutto, l’energia che sottende; e vita ed energia soggiacenti dimostrano l’esistenza di un senso, che è comune alla natura riflettuta e al meditante: conoscendo l’oggetto si conosce se stessi. Questa percezione ha valore incommensurabile in quanto, al di là della via culturale occidentale, offre una soluzione diretta, benché a-razionale, all’angoscia che attanaglia l’umanità, specie quella europea. La crisi di questa civiltà consiste nell’avere constatato che la filosofia raziocinante post-illuministica perviene ad un punto morto riguardo gli interrogativi sui grandi temi esistenziali umani (“l’uomo di fronte al suo essere gettato nel mondo”: Heidegger); siamo annegati nel nichilismo e nel relativismo, forse questioni destinate al popolo tout court. L’intuizione della vita della natura, e dell’uomo con essa e in essa, di ciascun singolo uomo, in quel momento meditante, il cogliere il passaggio dell’Essere (G.E. Valori, cit.), d’un colpo svela la falsità delle costruzioni nichiliste, e restituisce dunque senso e valore alle esistenze di ciascuno.
            Tutto ciò è esoterico nel senso che non è teorizzabile o sperimentabile secondo le tecniche scientifiche moderne. Ma è verificabile da ciascuno in se stesso; e ciascuno ha un senso della percezione, un sapore -donde, Sapienza- incomunicabili. A tal riguardo gli psichiatri parlano di “qualia” (G.M. Edelman, “Sulla materia della mente”, Adelphi, 1995). E infine, il risultato consiste nella valorizzazione dell’esistenza, nel constatare che non è vano vivere e operare. Ed ecco che l’angoscia si dissolve e spunta un’intima e profonda gioia del vivere.
            Il primo passo è compiuto, è stato superato il dogma della superiorità del metodo raziocinante e si è svelata la mente percettiva. Certo, come già accennato nel precedente articolo (parte ottava), non si tratta di argomenti che possano formare oggetto di teorizzazioni. Il loro valore può essere ancora superiore: la civiltà europea è stanca (C. Bonvecchio: “l’occidente esausto e secolarizzato”, in Introduzione a “Il paradosso del monoteismo” di H. Corbin, Mimesis, 2011), resa esausta dalle conclusioni nichiliste e senza speranza dei suoi filosofi. La diffusione tra gli uomini di un sostrato di nuovo collegamento integrale con la natura e la storia restituisce senso alle esistenze e slancio operativo, nuova luce alla nostra civiltà.
Italo Zanchi
             

Nessun commento:

Posta un commento