Le
attuali questioni legate alla critica letteraria e della poetica con
riferimento allo scenario leccese, inteso in termini ampi, richiedono
preliminarmente delle premesse per meglio inquadrare le asserzioni che qui
verranno formulate. In tale direzione va in primo luogo messo in evidenza che
la cultura, nelle varianti della letteratura, della poesia e anche dell’arte in
senso lato, fino alla Prima Repubblica era strumento eminentemente politico. In
linea generale, e rimanendo fermi alle dinamiche novecentesce, l’impulso
all’utilizzo della cultura in tale accezione va fatta risalire ad
Antonio Gramsci, prima, e a Cesare Luporini, a partire dagli anni ’50. Con la
Seconda Repubblica tuttavia la cultura, anche nella prospettiva qui analizzata,
ha perso sempre più quella valenza politica ed oggi, nella Terza Repubblica,
questa è stata quasi interamente sostituita dal mondo del web. Oggi, infatti,
la più grossa novità in Italia in ambito politico si fonda appunto sul web, che
sta vieppiù caratterizzando la sinistra tutta del nostro Bel Paese. E così, la
cultura, che nella prospettiva politica, è stata inizialmente utilizzata dalla
sinistra, proprio dalla sinistra parte la sua messa in disarmo.
La cultura però, nelle declinazioni
letterarie, poetiche e anche artistiche, con la Seconda Repubblica ha assistito
ad una sua profonda metamorfosi. Sicché, progressivamente da strumento politico
si è convertita in strumento sempre più commerciale, da un lato, e, dall’altro,
sempre più mondano o esistenziale, per lenire le pene dell’esistenza, insomma.
Di pari passo il dictat dell’operatore
culturale è passato prevalentemente dallo sviluppo di valori e contenuti allo
sviluppo delle capacità di emozionare. Va da sé che da qui, la produzione
culturale, di tipo letterario, poetico e artistico, è diventata un’attività
aperta a tutti, alla massa, e tutto è diventato arte, narrativa e poesia,
purché insomma emozioni.
Ora, la critica si è mossa
coerentemente con queste dinamiche, senza opporre alcuna resistenza.
Certamente, non mancano a ciò eccezioni, ma lo scenario nei tratti dominanti è
questo. Ma c’è di più. Gran parte dei professionisti, che rappresentavano dei
perni decisivi della critica nazionale, nei processi culturali della Prima
Repubblica, progressivamente hanno abbandonato il campo.
Per altro verso v’è da considerare
che le produzioni letterarie, della poetica e dell’arte, essendo prerogativa
delle masse, sono cresciute a ritmo esponenziale. Negli ultimi tempi in Italia, ad esempio,
si pubblicano circa 70.000 titoli all’anno. Da qui, è
chiaro che è quasi impossibile una produzione critica quantomeno accettabile.
Un ambito nel quale hanno fatto ingresso moltissimi avventurieri, non
producendo ovviamente qualcosa di significativo. E anche sotto il profilo della
promozione culturale, il settore del libro pare ancora sguarnito di veri
professionisti in grado di compiere operazioni significative.
Di tutto ciò il distretto leccese
non ha potuto non risentirne, soprattutto a partire dal 2010 in cui vi è stata
una vera e propria esplosione nelle produzioni editoriali e sono comparsi sullo
scenario salentino diecine di scrittori, poeti e artisti in genere. Tuttavia,
tale fenomeno se sotto il profilo mondano ed esistenziale ha registrato
notevoli risultati, negli aspetti commerciali il carico economico rimane sugli
autori, sui poeti, e dunque sotto questo profilo è assolutamente deficitario.
Certamente non mancano case editrici leccesi che stanno cercando di sviluppare
la prospettiva commerciale del mondo culturale salentino, ma sono prive di
mentalità imprenditoriale e di risorse manageriali. Insomma si va per
tentativi, o come si dice “a vento”. D’altro canto, sono gli stessi autori o
attori culturali a fare impresa, ed ovviamente non va bene, non possedendo questi
una quadratura e una mentalità economica.
In tale prospettiva, però, la
critica più attiva a Lecce e dintorni pare che mostri tendenze di un qualche
rilievo. E al fianco di un esercito di critici e presentatori improvvisati, à la coque, cominciano a distinguersi
delle figure nuove ed innovative, anche rispetto ad una prospettiva nazionale.
Infatti, se la critica letteraria e poetica è sempre stata una prerogativa dei
letterati puri, a Lecce pare che questa stia sviluppando un processo, in un
certo qual modo al passo con i tempi, se non proprio anticipatorio. Nel senso
che la critica, oltre alla prospettiva letteraria pura, viene sviluppata, da
alcuni attori, anche nelle proiezioni più squisitamente psicologiche, altri,
invece, procedono con un taglio eminentemente filosofico, altri ancora si
inarcano negli aspetti tipicamente storico-sociologici. Ed ecco che, a Lecce,
la critica letteraria pura si è arricchita di componenti nuove come quelle appunto
psicologica, filosofica, storico-sociologica, ponendo così le basi per una
promozione del libro che, se in una prospettiva di ulteriormente
approfondimento, se coltivata insomma, potrebbe sortire pratiche culturali, sul
fronte ovviamente della critica, di non poco conto, con più soddisfacenti
risultati sia sul piano della promozione commerciale sia su quello più
squisitamente mondano ed esistenziale.
Mauro
Ragosta
" In tale prospettiva, però, la critica più attiva a Lecce e dintorni pare che mostri tendenze di un qualche rilievo. E al fianco di un esercito di critici e presentatori improvvisati, à la coque, cominciano a distinguersi delle figure nuove ed innovative, anche rispetto ad una prospettiva nazionale. Infatti, se la critica letteraria e poetica è sempre stata una prerogativa dei letterati puri, a Lecce pare che questa stia sviluppando un processo, in un certo qual modo al passo con i tempi, se non proprio anticipatorio." mi piacerebbe sapere quali sono...grazie
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