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martedì 1 ottobre 2019

Pensatori contemporanei (parte seconda): Karl Popper - di Giuliano Greco





…..ed eccoci qui, al secondo appuntamento della rubrica sui pensatori contemporanei. Dopo le premesse e le avvertenze esplicitate nel pezzo precedente, pubblicato il 12 settembre scorso, oggi si dà concretamente il via a questo viaggio nel pensiero degli studiosi del nostro tempo, esordendo con…..Karl Popper, il pensatore che forse più di tutti ha influenzato il modo di pensare popolare dei tempi attuali.
Karl Raimund Popper nasce a Vienna il 28 luglio del 1902 da una famiglia borghese e di origini ebraiche. Dopo aver studiato presso l’università di Vienna, intorno al 1928 si avvia alla carriera universitaria come filosofo, acquisendo il titolo di professore nel 1949 ed insegnando Logica e Metodo Scientifico presso la London School of Economics. Nel 1965, la Regina Elisabetta lo proclama baronetto, e, tra le altre, nel 1982 viene nominato membro dell’Accademia dei Lincei. Termina la sua esperienza terrena, dopo aver pubblicato numerosi saggi, nel 1994.
Ma procediamo per gradi e guardando al panorama italiano. Fino alla Prima Repubblica, la società italiana era permeata da un complesso di dictat sociali e religiosi, che offrivano all’individuo un perimetro esistenziale per lo più definito, nonostante a partire dal 1968 venga progressivamente compromesso. Ma dal 1991-92, con la Seconda Repubblica tale struttura valoriale nazionale viene completamente e rapidamente distrutta, smantellata da un corposo gruppo di intellettuali, di cui si tratterà in seguito, i quali fanno leva soprattutto sul pensiero di Popper, e aprendo così la strada allo sviluppo di quella che Bauman definì, intorno al 2003, società liquida, ovvero una società pressappoco priva di identità, senza sostanziali strutture di valori e sistemi esistenziali. Una società soggetta solo alle leggi di mercato e dei consumi, nonché alle regole dello Stato. Una società, quella italiana, che anche sotto il profilo politico si connota oramai per la progressiva assenza di sistemi identitari forti. Da qui, va da sé che l’individuo, l’italiano del popolo, è stato sì lasciato libero (soprattutto di parlare), ma al tempo stesso, sotto il profilo esistenziale, è stato lasciato senza una guida morale, e dunque, abbandonato al più completo sbando, risultando funzionale tutto questo, solo ai poteri forti che di lui, dunque, possono farne quello che vogliono. Tra le altre, ecco, a partire dagli anni ’90, anche il proliferare in Italia degli assistenti dell’anima più o meno titolati, che fungono tuttavia solo da palliativi. Per onestà intellettuale va ovviamente sottolineato che qualsiasi società presenta dei costi e degli svantaggi. E se la nostra società, quella attuale, reputa oscurantista quella della Prima Repubblica, deve ammettere, tuttavia, che i nostri tempi presentano anche loro tutta una serie di svantaggi che si sintetizzano in una società che non è azzardato definire babelica.
Ma ripartiamo da Popper e dal suo pensiero, che ha contribuito in maniera importante a determinare quanto esposto. Il primo corpo di pensieri popperiani ha natura socialista, con una forte propensione al marxismo. E tutto ciò fino al 1919, quando Popper incontra Albert Einstein, dal quale assume la convinzione che la scienza ha solo verità provvisorie. E su tale concetto Popper costruisce gran parte del suo pensiero negli anni a venire, il quale sul fronte politico lo conduce ad essere un convinto sostenitore della democrazia, perché non avendo la Ragione la possibilità di dare delle certezze, la costruzione sociale deve avvenire all’interno di un dialogo cui tutti devono partecipare ed hanno diritto. Bandisce dunque, qualsiasi forma di totalitarismo e, ovviamente, abbandona il marxismo che si pone come realtà ideologica non confutabile, dunque assoluta. I risvolti sul piano più popolare del pensiero di Popper si sostanziano nel fatto che non esistono verità assolute e dunque ognuno ha il diritto di strutturare la propria esistenza come meglio crede e di “sbagliare come meglio crede”. Un pensiero questo che, in assenza di supporti all’esistenza dell’individuo, anziché renderlo libero e forte, ne ha decretato tutta la sua fragilità ed impotenza su più piani e a più livelli, portando peraltro ad un individualismo spinto oltre ogni misura.


Giuliano Greco

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