…..ed eccoci qui, al secondo appuntamento della rubrica sui
pensatori contemporanei. Dopo le premesse e le avvertenze esplicitate nel pezzo
precedente, pubblicato il 12 settembre scorso, oggi si dà concretamente il via
a questo viaggio nel pensiero degli studiosi del nostro tempo, esordendo
con…..Karl Popper, il pensatore che forse più di tutti ha influenzato il modo
di pensare popolare dei tempi attuali.
Karl Raimund Popper nasce a Vienna il 28 luglio del 1902 da una
famiglia borghese e di origini ebraiche. Dopo aver studiato presso l’università
di Vienna, intorno al 1928 si avvia alla carriera universitaria come filosofo,
acquisendo il titolo di professore nel 1949 ed insegnando Logica e Metodo
Scientifico presso la London School of
Economics. Nel 1965, la Regina Elisabetta lo proclama baronetto, e, tra le
altre, nel 1982 viene nominato membro dell’Accademia dei Lincei. Termina la sua
esperienza terrena, dopo aver pubblicato numerosi saggi, nel 1994.
Ma procediamo per gradi e guardando al panorama italiano. Fino
alla Prima Repubblica, la società italiana era permeata da un complesso di dictat sociali e religiosi, che
offrivano all’individuo un perimetro esistenziale per lo più definito,
nonostante a partire dal 1968 venga progressivamente compromesso. Ma dal 1991-92, con la Seconda Repubblica tale struttura valoriale nazionale viene
completamente e rapidamente distrutta, smantellata da un corposo gruppo di
intellettuali, di cui si tratterà in seguito, i quali fanno leva soprattutto
sul pensiero di Popper, e aprendo così la strada allo sviluppo di quella che
Bauman definì, intorno al 2003, società liquida, ovvero una società pressappoco
priva di identità, senza sostanziali strutture di valori e sistemi
esistenziali. Una società soggetta solo alle leggi di mercato e dei consumi,
nonché alle regole dello Stato. Una società, quella italiana, che anche sotto
il profilo politico si connota oramai per la progressiva assenza di sistemi identitari
forti. Da qui, va da sé che l’individuo, l’italiano del popolo, è stato sì
lasciato libero (soprattutto di parlare), ma al tempo stesso, sotto il profilo
esistenziale, è stato lasciato senza una guida morale, e dunque, abbandonato al
più completo sbando, risultando funzionale tutto questo, solo ai poteri forti
che di lui, dunque, possono farne quello che vogliono. Tra le altre, ecco, a
partire dagli anni ’90, anche il proliferare in Italia degli assistenti
dell’anima più o meno titolati, che fungono tuttavia solo da palliativi. Per
onestà intellettuale va ovviamente sottolineato che qualsiasi società presenta
dei costi e degli svantaggi. E se la nostra società, quella attuale, reputa
oscurantista quella della Prima Repubblica, deve ammettere, tuttavia, che i
nostri tempi presentano anche loro tutta una serie di svantaggi che si
sintetizzano in una società che non è azzardato definire babelica.
Ma ripartiamo da Popper e dal suo pensiero, che ha contribuito in
maniera importante a determinare quanto esposto. Il primo corpo di pensieri
popperiani ha natura socialista, con una forte propensione al marxismo. E tutto
ciò fino al 1919, quando Popper incontra Albert Einstein, dal quale assume la
convinzione che la scienza ha solo verità provvisorie. E su tale concetto
Popper costruisce gran parte del suo pensiero negli anni a venire, il quale sul
fronte politico lo conduce ad essere un convinto sostenitore della democrazia,
perché non avendo la Ragione la possibilità di dare delle certezze, la costruzione
sociale deve avvenire all’interno di un dialogo cui tutti devono partecipare ed
hanno diritto. Bandisce dunque, qualsiasi forma di totalitarismo e, ovviamente,
abbandona il marxismo che si pone come realtà ideologica non confutabile,
dunque assoluta. I risvolti sul piano più popolare del pensiero di Popper si
sostanziano nel fatto che non esistono verità assolute e dunque ognuno ha il
diritto di strutturare la propria esistenza come meglio crede e di “sbagliare
come meglio crede”. Un pensiero questo che, in assenza di supporti
all’esistenza dell’individuo, anziché renderlo libero e forte, ne ha decretato
tutta la sua fragilità ed impotenza su più piani e a più livelli, portando
peraltro ad un individualismo spinto oltre ogni misura.
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